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Autonomia differenziata: vantaggi e criticità del modello

bandiera italia

A inizio febbraio il Senato ha approvato il ddl sull’autonomia differenziata. Il disegno di legge messa a punto dal leghista Calderoli è stato oggetto di varie contestazioni da parte di molti sindaci e governatori di Regioni del Sud. Nel dibattito tra le parti capiamo per l’autonomia differenziata pro e contro.

L’autonomia differenziata è un modello di governance che attribuisce alle Regioni una maggiore autonomia in alcune materie come istruzione, sanità, polizia locale, istruzione, tutela del patrimonio culturale e ambiente.

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altare della patria Roma

Autonomia differenziata: cosa prevede la Costituzione

Il tema dell’autonomia differenziata è stato fortemente voluto dalla Lega che da anni si batte per dare maggiore autonomia alle regioni più forti, ovvero quelle del Nord Italia. In realtà, l’autonomia differenziata pro e contro da valutare anche se è previsto dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione che prevede che alcune materie non siano affidate esclusivamente all’amministrazione centrale ma possano essere delegate alla competenza di ogni singola regione.

Queste materie sono definite sempre dalla Costituzione (comma 2 e 3 art. 117) e sono organizzazione della giustizia di pace; istruzione; tutela di ambiente e beni culturali; rapporti internazionali e con l’Ue; commercio estero; tutela e sicurezza del lavoro; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; salute; alimentazione; Protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; reti di trasporto e di navigazione.

La legge sull’autonomia differenziata prevede, inoltre, che le Regioni possano affidare tali funzioni agli enti locali e amministrativi come Province, città metropolitane e anche Comuni.

Autonomia differenziata pro e contro

Vediamo per l’autonomia differenziata pro e contro quali sono, ecco i vantaggi:

  • Maggiore efficienza: le Regioni possono meglio rispondere alle esigenze specifiche del proprio territorio.
  • Stimolo alla competizione: le Regioni possono sperimentare nuove politiche e soluzioni innovative.
  • Riduzione del divario Nord-Sud: secondo i sostenitori della legge, non è vero che questa modifica aumenterà il divario ma piuttosto agirà in senso contrario e sostiene che le Regioni del Sud potrebbero avere maggiori risorse per lo sviluppo.

La legge è stata molto criticata per vari motivi, tra le criticità maggiori ci sono:

  • Rischio di frammentazione: l’eccessiva differenziazione potrebbe creare disparità tra le Regioni.
  • Maggiori costi: la gestione di un sistema autonomo potrebbe essere più costosa.
  • Mancanza di competenze: alcune Regioni potrebbero non avere le competenze necessarie per gestire determinate materie.

Il dibattito sull’autonomia differenziata è molto acceso. I sostenitori del modello affermano che esso può portare a una maggiore efficienza e a un migliore sviluppo del territorio. Chi invece si oppone teme che questa legge creare ulteriori disparità tra le Regioni e soprattutto tra Nord e Sud e indebolire l’unità nazionale.

Il punto su cui si scagliano maggiormente gli amministratori delle regioni del Sud e l’opposizione è relativo ai LEP. I lep sono i livelli essenziali delle prestazioni, ovvero i livelli standard minimi che devono essere garantiti per ogni regione. Questi minimi standard garantiscono la tutela dei diritti civili e sociali dei cittadini e che devono essere definiti in modo chiaro. Se non vengono definiti i finanziamenti per i Lep si rischia che si procede con la spesa storica, ovvero chi ha speso di più per determinati ambiti negli anni riceverà di più. Questo darebbe un enorme vantaggio alle regioni più ricche.

Autonomia differenziata: prossimi passi

Questa legge deve essere approvata da entrambe le Camere e poi bisogna trovare un’intesa tra Stato e le Regioni che chiedono l’autonomia differenziata che hanno la possibilità di richiedere l’attribuzione di competenze in un massimo di 23 differenti materie. Tra queste, il Veneto e la Lombardia hanno chiesto di essere competenti in tutte e 23 le materie.

Il disegno di legge è stato approvato dal Senato il 14 febbraio 2023, ma deve ancora essere esaminato e approvato dalla Camera dei deputati. Le certezze al momento sono poche, secondo gli studiosi non ci sono evidenze sul fatto che una redistribuzione delle competenze porterebbe ad una maggiore efficienza dei servizi.

Quando la legge sarà approvata, il governo ha un periodo di 24 mesi per emanare decreti per stabilire i Lep. In seguito, le Regioni potranno richiedere allo Stato un accordo sulle competenze entro 5 mesi. L’accordo potrà durare massimo 10 anni con rinnovo.

L’autonomia differenziata pro e contro e bisogna ancora definire molti punti prima che venga attuata e il dibattito è ancora molto acceso. Non solo le opposizioni contrastano fortemente questa legge, ma vi sono divisioni anche interne alla maggioranza.

Effetti negativi dell’autonomia differenziata

Ad essere a favore sono parlamentari e ministri provenienti dalle regioni del nord che sostengono che trattenere la gran parte del gettito fiscale si traduca automaticamente in una maggiore efficienza per i servizi. Chi si oppone, invece sostiene che questa legge comporti meno risorse alla disponibilità nazionale soprattutto per quanto riguarda servizi e infrastrutture che dovrebbero avere un carattere unitario sul territorio nazionale.

Se ciò dovesse rivelarsi concreto, ovvero se la redistribuzione del gettito fiscale fosse disomogenea su tutto il territorio, questo violerebbe il principio di solidarietà economica e sociale sancito dalla Costituzione. Di conseguenza, il divario tra nord e sud si incentiverà portando ad un crollo sociale ed economico dei territori più svantaggiati. Il danno non sarebbe solo per una parte del paese ma per l’intera nazione che pagherebbe le conseguenze di questa spaccatura.

Per chi si oppone all’autonomia differenziata pro e contro tendono a pendere per i contro anche sul fronte delle tasse per cui non sarebbe giusto dare alle regioni le tasse di chi produce in una regione diversa da dove risiede. Un altro punto fondamentale che porterebbe effetti negativi sarebbe la sanità. Senza alle spalle il sistema sanitario nazionale molte regioni andrebbero incontro a disastrose conseguenze.

Uno sbilanciamento tra le varie regioni italiane e soprattutto andare ad incentivare il divario tra Nord e Sud invece che eliminarlo è molto pericoloso. Le Regioni potranno avere maggiore autonomia in due ambiti cardine della società civile quali sanità e istruzione e i Lep potrebbero non bastare e non essere efficaci a contrastare una divisione.

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