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Vendere online senza partita Iva: normative e limiti

Vendere online senza partita Iva: normative e limiti

Come vendere online senza partita Iva e senza violare la Legge? Investire in un’attività online comporta lo stesso impegno di un corso di formazione per il lavoro e può essere un piccolo investimento su prodotti fatti a mano, ma quali sono i rischi? Se per aprire un’attività di rivendita o lavorare con una licenza per taxi la partita Iva è assolutamente indispensabile, ci sono delle piccole entrate che non hanno bisogno di una partita Iva, a patto che il commercialista le dichiari come Altre entrate in sede di dichiarazione dei redditi. Come funziona il tutto? Per evitare controlli a tappeto, ecco una guida pratica per non sbagliare!

Quanto si può vendere senza partita IVA, i limiti

Quanto si può vendere senza partita IVA, i limiti
Guadagni online

Senza addentrarci in soluzioni facili che prospettano milioni di euro senza pagare tasse, è importante sapere che puoi vendere senza partita Iva se è un’attività occasionale. Cosa vuol dire? Se ogni tanto realizzi un ricamo e lo vendi su Internet, allora la partita Iva non ti serve. Se, però, cominci ad avere successo e le richieste ti portano a trasformare l’hobby in un’attività continuativa, allora scatta l’obbligo della partita Iva. Le due caratteristiche principali che deve avere la tua attività sono:

  • Non professionale. Vuol dire che non sei un ricamatore o un sarto esperto e qualificato, ma che svolgi un’attività per passione senza strumenti professionali. Possiamo fare l’esmepio pratico di una persona che realizza ogni tanto dei cuscini con la macchina da cucire che ha a casa.
  • Non organizzata. Non hai orari di lavoro, l’obbligo di realizzazione (cioè una commissione da parte di qualcuno) e un’organizzazione tipica di un’azienda alle spalle.

A livello normativo ci sono due categorie che hanno queste caratteristiche, cioè chi ha un hobby e gli artisti (o creativi). La differenza tra chi ha un hobby e chi è un artista è semplice: l’hobbista crea qualcosa ogni tanto assemblando degli elementi, mentre l’artista crea da zero qualcosa che non esisteva prima (come un disegno a titolo di esempio). Dato che è qualcosa di occasionale, il tuo prodotto – per così dire – non deve avere un valore di mercato superiore ai 250 euro. In più, c’è un limite di ricavo complessivo, cioè con questa attività non puoi superare i 5.000 euro all’anno. Quando ti rendi conto che le attività si accumulano, che devi organizzare gli ordini e continui a riceverne, allora l’attività diventa abituale e la partita Iva ti serve. Se non ce l’hai in un contesto di questo tipo ti prendi dei rischi.

Come faccio a vendere online senza partita IVA

Come faccio a vendere online senza partita IVA
Acquisti online

Per vendere online senza partita Iva non serve ricorrere a una truffa, ma seguire poche e semplici regole:

  • Crea un account su siti di annunci o su canali di vendita di prodotti handmade, come può essere Etsy (a titolo di esempio). Così potrai iniziare a vendere ciò che hai già realizzato come hobby senza creare un sito tuo.
  • Organizza le spedizioni. Puoi usare diversi servizi di spedizione che ti permettono la totale tracciabilità di quello che invii per poter dare un riferimento a chi sceglie le tue creazioni.
  • Procurati un blocco di bolle. Infatti, anche se non emetti fattura, hai l’obbligo di mettere da parte tutti i pagamenti che ricevi. Una copia va nel pacco che andrà spedito e un’altra devi tenerla per presentarla dal commercialista per dichiarare le entrate.
  • Crea una pagina social per mostrare le tue creazioni.
  • Ottieni la marca da bollo se l’ordine supera i 77,47 euro.

Si pagano le tasse su quanto guadagni con il tuo hobby? Sì, ma non paghi l’Iva. Cosa vuol dire? Quanto ricavi dalla vendita delle tue creazioni è sempre reddito, seppur extra. Così rientra nei tuoi redditi e lo Stato deve sapere di quali importi si parla per poter procedere con il pagamento di eventuali imposte. Gli altri redditi concorrono nel conteggio di ISEE e di altra documentazione utile per capire se hai diritto a bonus. Forse non lo sai, ma senza partita Iva puoi anche vendere in un mercatino. Infatti hai bisogno di chiedere la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà e il tesserino degli hobbisti. Il primo si richiede al Comune, mentre il secondo alla Regione, con costi variabili. Ricorda di chiedere a chi organizza il mercato se servono altri documenti.

Cosa rischio se vendo online senza partita IVA

Cosa rischio se vendo online senza partita IVA
Commercio online

Se rientri nei limiti che abbiamo appena visto, non rischi nulla. La situazione si complica se superi i limiti previsti e c’è una tornata contro gli evasori da parte della Guardia di Finanza. Infatti non puoi vendere in nero, cioè mettere in vendita qualcosa e non dichiarare quanto hai guadagnato. La procedura meno grave che ti può capitare è che le autorità ti sequestrano tutto e ti danno una multa perché non hai tutte le iscrizioni del caso. Le Forze dell’Ordine possono intimarti di registrare per forza la partita Iva e di pagare le tasse non pagate e dovute in base agli importi che sono emersi durante i controlli. Questo può avvenire anche se metti molti annunci sui marketplace, perché tanti annunci provano un’attività continuativa, così soggetta a partita Iva.

Quanto si può guadagnare online senza partita IVA e normative di riferimento

Quanto si può guadagnare online senza partita IVA e normative di riferimento
Acquisto con carta di credito online

Come abbiamo visto, non puoi superare i 5.000 euro all’anno e i 250 euro su singolo prodotto. Quali sono le normative di riferimento? La prima è la norma n. 114/98, che dà una definizione di chi crea qualcosa per hobby e non opera con la partita Iva per questo. Il legislatore era già intervenuto sulla questione con l’art.5 del DPR 633/72, dando così la definizione di cos’è un’attività abituale e cosa no. Infine, è importante dare un’occhiata alla circolare n.7 del 30 aprile 1977, che indica le imposte relative a chi opera senza partita Iva. Puoi scegliere di offrire dei servizi dietro compenso – senza arrivare ai 5.000 euro all’anno – utilizzando lo strumento della collaborazione occasionale.

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