Da quando è in circolo la notizia della proposta presentata dalla Lega in Senato sul Bonus Matrimonio è aumentata la disputa sull’effettiva differenza che risiede tra il matrimonio civile e quello religioso. È certamente noto che la proposta del presidente del partito, Matteo Salvini, abbia uno scopo ben preciso: incentivare i matrimoni di stampo religioso visto che i dati riportati dall’Istat evidenziano un sorpasso notevole da parte di quelli svolti solo civilmente.
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Chi può usufruire del bonus matrimonio?
Successivamente, è stata resa pubblica la possibilità di estendere il Bonus a tutto il settore del wedding, differenziandolo in base al tipo di richiesta pervenuta: sarà possibile richiedere un rimborso fino a 2.000 euro per le spese sostenute e comprovate da un massimo di 5 fatture per la realizzazione dell’evento, seguite dalla testimonianza effettiva della celebrazione, civile e/o religiosa. Dei 20.000 euro, tuttavia, ad oggi non vi è alcuna traccia; piuttosto si pensa di riuscire a ridurre il tetto della spesa totale del 20% per i futuri sposi, elargendo contributi quinquennali e riferiti ad ambedue i coniugi. I limiti entro cui rientrare per ottenere alcune di queste agevolazioni sono stati posti a un reddito complessivo della coppia di 23.000 euro, in riferimento all’anno 2022, non eccedente il reddito di 11.500 euro cadauno. Inoltre, è necessario non aver superato il 35° anno di età per entrambi gli sposi, e possedere cittadinanza e residenza italiana da almeno 10 anni. Attualmente, solo nella Regione del Lazio il bonus è realtà: è stato predisposto uno sportello specifico per la richiesta dell’incentivo, senza distinzione di rito e con i requisiti sopra indicati, fino a esaurimento del fondo stanziato di circa dieci milioni di euro.
Valido per i matrimoni civili e religiosi?
Importante sottolineare che inizialmente il bonus matrimoni 2023 era stato pensato solo per i matrimoni religiosi perché a quanto pare sono questi ad essere stati penalizzati maggiormente nel corso degli ultimi anni. Stando infatti ai dati ISTAT, il calo dei matrimoni religiosi è pari al doppio rispetto al calo dei matrimoni civili. Senza contare che i matrimoni religiosi in linea di massima risultano più onerosi rispetto al rito civile. Dati alla mano è davvero così che stanno le cose, ma il governo ha, come abbiamo in precedenza affermato, deciso di allargare il bonus anche al rito civile per non fare distinzioni di alcun genere e per garantire a tutte le giovani coppie, qualunque sia il loro credo, di poter convolare a nozze con leggerezza e spensieratezza.