
Negli ultimi anni, sempre più coppie scelgono di convivere senza sposarsi o unirsi civilmente. Per tutelarsi legalmente, una delle soluzioni più efficaci è il contratto di convivenza, uno strumento che consente di disciplinare i rapporti patrimoniali tra i conviventi. Questa guida ti spiega come compilare un contratto di convivenza con clausole economiche ben definite, in modo semplice e conforme alla normativa italiana.
Approfondimenti
Redigere un contratto di convivenza non significa solo mettere nero su bianco la convivenza in sé, ma definire anche aspetti fondamentali come la gestione dei beni, le spese comuni e le regole in caso di rottura del rapporto. Vedremo cosa serve per compilare questo accordo in maniera corretta, come depositarlo, quando è necessario il notaio, quali sono i costi e quali clausole non dovrebbero mai mancare.
Indice del contenuto
Cos’è un contratto di convivenza e chi può farlo
Il contratto di convivenza è un accordo scritto che regola i rapporti patrimoniali tra due persone che formano una coppia di fatto, ovvero conviventi non sposati e non uniti civilmente. È stato introdotto dalla legge Cirinnà (L. 76/2016) per dare dignità giuridica alle unioni non matrimoniali.
Requisiti legali minimi
Per poter stipulare un contratto di convivenza è necessario:
- Essere maggiorenni.
- Non essere legati da vincoli matrimoniali o unioni civili.
- Risiedere nella stessa abitazione e avere una convivenza stabile e continuativa.
- Registrare la convivenza anagrafica presso il Comune di residenza.
Il contratto deve essere redatto in forma scritta e può essere stipulato privatamente, con o senza l’intervento di un notaio, a seconda dei casi.
Quando conviene rispetto ad altre forme (unioni civili, matrimonio)
Il contratto di convivenza rappresenta una scelta più flessibile rispetto al matrimonio o all’unione civile. Consente di disciplinare solo gli aspetti patrimoniali, lasciando fuori obblighi personali o morali. È ideale per chi:
- Vuole mantenere una separazione patrimoniale.
- Non desidera sposarsi per motivi personali o religiosi.
- Ha figli da precedenti relazioni e vuole evitare confusioni ereditarie.

Clausole patrimoniali fondamentali da includere
Nel compilare un contratto di convivenza, è fondamentale inserire clausole precise che regolino gli aspetti economici del rapporto.
Gestione delle spese comuni e proprietà indivisa
Una delle clausole economiche di convivenza più rilevanti riguarda la ripartizione delle spese. I conviventi possono stabilire:
- Se le spese per casa, bollette e alimentazione saranno divise in parti uguali o proporzionali al reddito.
- Se eventuali acquisti (es. elettrodomestici o mobili) verranno considerati di proprietà comune o individuale.
In caso di immobili acquistati insieme, è bene specificare le percentuali di proprietà e il regime (proprietà indivisa o quota fissa).
In caso di separazione: chi resta in casa, chi rimborsa chi
Quando termina la convivenza, le questioni economiche possono creare forti attriti. Nel contratto, i conviventi possono decidere:
- Chi ha diritto di restare nella casa comune (soprattutto se uno solo è proprietario).
- Se e come l’altro dovrà rimborsare le spese sostenute durante la convivenza (es. mutuo, ristrutturazioni).
- Le modalità di divisione dei beni acquistati insieme.
Clausole su beni mobili, conti e auto
La gestione dei beni mobili, dei conti correnti e dell’auto va chiarita fin da subito. È utile specificare:
- Se un conto cointestato è destinato solo alle spese domestiche.
- Chi può disporre del veicolo in caso di separazione.
- A chi appartengono i beni acquistati durante la convivenza, in mancanza di fatture intestate.

Come redigere e registrare il contratto
Una volta deciso cosa inserire nel contratto di convivenza, è il momento di formalizzarlo e registrarlo secondo le regole vigenti.
Quando serve il notaio
Il contratto può essere redatto privatamente, ma se contiene disposizioni patrimoniali complesse, è consigliabile l’intervento di un notaio o di un avvocato.
Serve obbligatoriamente il notaio se:
- Il contratto prevede il trasferimento di immobili.
- Si richiede l’applicazione del regime di comunione legale dei beni.
- È previsto l’inserimento nel registro anagrafe comunale attraverso atto pubblico o scrittura autenticata.
Quanto costa e dove si registra
Il costo di un contratto di convivenza può variare:
- Privatamente, con scrittura semplice: dai 100 ai 300 euro se ci si rivolge a un avvocato.
- Con notaio: da 600 a 1.200 euro a seconda della complessità dell’atto.
Una volta firmato, il contratto deve essere registrato presso l’Ufficio Anagrafe del Comune, dove risiede la coppia, per essere opponibile ai terzi.

Esempio pratico di clausola patrimoniale
“I conviventi si impegnano a sostenere le spese relative alla vita quotidiana (utenze, alimentazione, affitto) in parti uguali. In caso di acquisto di beni mobili di valore superiore a 1.000 euro, questi saranno considerati di proprietà indivisa al 50%, salvo diversa indicazione scritta e firmata da entrambe le parti.”
FAQ
È valido se fatto senza notaio?

Sì, un contratto di convivenza è valido anche se redatto privatamente, purché sia in forma scritta e firmato da entrambe le parti. Tuttavia, per alcune clausole patrimoniali è consigliabile l’intervento di un professionista.
È modificabile in seguito?

Assolutamente sì. Il contratto può essere modificato o revocato in qualsiasi momento, purché la modifica sia fatta per iscritto e firmata da entrambi. In caso di registrazione iniziale, anche la modifica va comunicata all’Ufficio Anagrafe.