
Chiunque sia alla ricerca di un lavoretto extra e in parallelo sia un appassionato di animali potrebbe pensare, perché no, di abbracciare la libera professione e trasformarsi in un dog sitter. Si tratta di un’occupazione non troppo faticosa, ma certamente di grande responsabilità, che però può anche regalare grandi soddisfazioni (anche dal punto di vista economico) se svolta con tutti i crismi e a norma di legge. Ma vi siete mai chiesti quanto guadagna oggi nel nostro Paese un dog sitter? Rispondiamo a questa domanda con l’articolo di oggi.
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Quanto guadagna un dog sitter nel 2025?

Il guadagno di un dog sitter dipende da diversi fattori: esperienza, tipo di servizio, numero di animali gestiti, posizione geografica e modalità di lavoro (part-time o full-time). In media, un dog sitter in Italia guadagna tra 7 e 18 euro lordi all’ora, con un reddito mensile netto che può variare da 300 a 1.250 euro per un’attività part-time o full-time, secondo dati aggiornati al 2025 forniti dal portale PartitaIva.it. Per i professionisti più esperti o in città ad alta domanda, come Milano, si possono raggiungere anche 2.000 euro al mese lordi in caso di lavoro intenso e gestione di più cani contemporaneamente.
Tariffe orarie medie per zona
Le tariffe variano significativamente in base alla regione e al contesto urbano. Nel Nord Italia, in città come Milano, Torino o Bologna, i dog sitter possono richiedere tra 9 e 20 euro all’ora per il dog walking o il dog sitting a domicilio, con punte di 25 euro per servizi specializzati (ne è un esempio l’ addestramento base). In grandi città come Milano, ad esempio, un dog sitter esperto può puntare a guadagni fino a 40.000 euro lordi all’anno (ovviamente in casi eccezionali, e molto fortunati!).
Nel Centro Italia, come a Roma o Firenze, le tariffe si attestano tra 8 e 18 euro all’ora, mentre nel Sud Italia e nelle aree rurali i prezzi potrebbero scendere a 7-15 euro all’ora, influenzati dalla minore capacità di spesa e dalla concorrenza. Ad esempio, a Napoli, un “dog walker” può guadagnare 10 euro all’ora, ma al Nord lo stesso servizio potrebbe valere il doppio. Per il servizio di pensione casalinga, le tariffe giornaliere variano da 20 a 50 euro per cane, con costi più alti durante le vacanze estive o natalizie.
Differenze tra dog sitting, dog walking e pensione
I servizi offerti dai dog sitter si suddividono principalmente in tre categorie, ognuna con tariffe e impegni differenti:
- Dog walking: consiste nel portare il cane a passeggio con tariffe medie di 7-12 euro a passeggiata. I prezzi potrebbero ovviamente variare per cani che richiedono maggiore attenzione.
- Dog sitting: include la cura del cane per alcune ore, spesso a casa del proprietario, con attività come alimentazione, gioco e gestione di tutte le necessità del caso. Le tariffe orarie variano da 8 a 20 euro, a seconda della durata e delle competenze richieste (es. somministrazione di farmaci).
- Pensione casalinga: qui l’animale viene ospitato a casa del dog sitter per uno o più giorni, con tariffe giornaliere di 20-45 euro, che possono salire se il cane richiede cure particolari o durante periodi festivi. Per quanto più remunerativo, non c’è dubbio che comporti anche maggiori responsabilità: da qui il costo più elevato rispetto agli altri servizi.
Dove trovare clienti
Trovare clienti è fondamentale per trasformare il dog sitting in un’attività redditizia. Le opzioni principali includono piattaforme online dedicate e metodi tradizionali come il passaparola. Vediamo gli strumenti digitali (e non) più diffusi e sui quali vale la pena di puntare.
Rover, Petme, DogBuddy
Le piattaforme online sono il canale principale per i dog sitter nel 2025. Tra le più utilizzate in Italia:
- Rover: si tratta di una vera e propria rete globale che collega dog sitter e proprietari. L’iscrizione richiede una verifica del profilo e una commissione del 20% su ogni prenotazione. Le tariffe medie su Rover variano da 10 a 20 euro all’ora, con possibilità di guadagni più alti per i sitter con ottime recensioni;
- Petme: piattaforma italiana simile a Rover, con commissioni del 19% per prenotazione. È apprezzata per la semplicità d’uso e la possibilità di offrire servizi personalizzati, come passeggiate e/o pensione;
- DogBuddy (ora parte di Rover): offre visibilità a dog sitter in tutta Italia, con tariffe competitive e un sistema di recensioni che aiuta a costruire una reputazione. Le commissioni sono simili a quelle di Rover, ma la piattaforma è particolarmente diffusa nelle grandi città.
Per quanto interessanti, queste piattaforme impongono ai loro utilizzatori delle commissioni che potrebbero spingere questi ultimi a cercare anche clienti in altra maniera. Vediamo come.
Gruppi Facebook e passaparola
I gruppi Facebook locali (del tipo “Dog sitter a [città]” o “Amici degli animali [regione]”), sono un’ottima risorsa gratuita per trovare clienti. Questi gruppi permettono di pubblicare annunci con tariffe, disponibilità e foto, attirando proprietari nella propria zona. Il passaparola rimane altrettanto efficace, soprattutto per chi inizia: un cliente soddisfatto può raccomandare il dog sitter ad amici e vicini, creando una rete di contatti.
Creare un volantino o un biglietto da visita da distribuire in cliniche veterinarie o negozi di animali può ulteriormente aumentare la visibilità. Nulla ci vieta, ovviamente, di farci un po’ di sana auto promozione creando un profilo TikTok o Instagram dedicato alla nostra attività: sarà in questi casi importante averne cura, pubblicando con costanza aggiornamenti sul proprio lavoro al fianco degli animali che ci vengono affidati dai padroni.
Aspetti fiscali da conoscere
Lavorare come dog sitter comporta obblighi fiscali che variano in base al volume dei guadagni e alla continuità dell’attività. È essenziale conoscere le regole per evitare problemi con il fisco. Vediamole insieme più nel dettaglio.
Serve la partita IVA?
Se un’attività freelance è organizzata e continuativa nel nostro Paese è sempre necessario aprire partita Iva.
Se l’attività non è organizzata e continuativa ci si può limitare a rilasciare una ricevuta con ritenuta d’acconto del 20%. Al contrario per mettersi in regola è fondamentale aprire partita IVA e fatturare regolarmente. Per qualunque ulteriore informazione consigliamo di rivolgersi al proprio commercialista di fiducia.
Come dichiarare i compensi
I guadagni da dog sitting, sia come prestatore occasionale sia con partita IVA, devono essere dichiarati. Per chi opera con ritenuta d’acconto, i compensi vanno inseriti nella sezione “redditi diversi” del modello 730, specificando l’importo lordo e la ritenuta già versata. Con la partita IVA, invece, è necessario presentare la dichiarazione dei redditi annuale, supportata da un commercialista per gestire correttamente fatture e contributi. È consigliabile conservare tutte le ricevute e i contratti con i clienti per eventuali controlli fiscali.

FAQ
Si può essere pagati in contanti?
Sì, è possibile. In ogni caso, per garantire la tracciabilità e rispettare le normative fiscali, è preferibile utilizzare pagamenti elettronici (bonifico, PayPal) o emettere ricevute fiscali. I pagamenti in contanti devono essere dichiarati come redditi diversi nel 730.
Le piattaforme come Rover o Petme gestiscono i pagamenti digitalmente, trattenendo una commissione ma semplificando la gestione fiscale.
È un lavoro assicurato?
Il dog sitting non prevede automaticamente un’assicurazione, ma piattaforme come Rover offrono una copertura per danni causati o subiti dal cane, se la prenotazione avviene tramite loro. I dog sitter freelance potrebbero comunque stipulare una polizza di responsabilità civile (100-200 euro/anno) per proteggersi da incidenti o danni a terzi.