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Meglio un prelievo o un bonifico? I 3 modi per “risvegliare” un conto dormiente

Una mano che utilizza un POS per un pagamento in negozio. Scopri come un semplice acquisto può "risvegliare" un conto dormiente e salvare i tuoi fondi nel nostro articolo

Avete mai sentito parlare di conto dormiente? In estrema sintesi, è un conto bancario sul quale non sono apparse operazioni per un periodo di tempo prolungato. Attenzione perché in questi casi c’è il rischio che vengano trasferiti al Ministero dell’Economia e delle Finanze (che ne ha parlato qui) se non si interviene in tempo. Qui di seguito proveremo dunque a spiegarvi in che modo “risvegliarli” per così dire, e quali sono gli strumenti più efficaci a nostra disposizione. Sarà meglio un prelievo o un bonifico?

Approfondimenti

Cos’è un conto dormiente?

Prelievo
Un ATM illuminato, pronto per un prelievo. Vuoi evitare che il tuo conto diventi dormiente? Leggi i 3 modi per mantenerlo attivo, tra cui un semplice prelievo, nel nostro approfondimento

Secondo la normativa italiana attualmente vigente (il riferimento è l’art. 1, comma 345, Legge 266/2005) in presenza di un conto corrente che non registra alcuna operazione in entrata o in uscita da oltre 10 anni si può parlare di conto bancario dormiente.

Quando si attiva la procedura di “dormienza”

Andando più nello specifico, c’è anche un altro criterio da rispettare affinché possa essere definito tale: il conto deve infatti avere almeno 100 euro conservati al suo interno. Nel caso in cui la cifra fosse inferiore a questa soglia minima, la banca a cui è associato potrà chiuderlo senza la necessità di ulteriori adempimenti.

Tempistiche e comunicazioni

Stando alla nostra normativa, la banca è obbligata a inviare al suo cliente una comunicazione nel caso in cui il suo conto risultasse dormiente da 10 anni (generalmente via raccomandata, o tramite gli altri recapiti che ha a disposizione) per avvertirlo del rischio di trasferimento dei fondi al Fondo Depositi Dormienti.

A partire dalla ricezione della comunicazione, il titolare del conto avrà un totale di 180 giorni per portare a termine una qualunque operazione che dimostri la sua volontà di continuare a utilizzare il conto rimasto a lungo inutilizzato.

Come evitare che il conto venga chiuso

Vediamo a questo punto quali sono le varie opzioni a nostra disposizione che ci permettono di evitare che il nostro conto venga di fatto bloccato e che i fondi vadano persi.

Prelievo, bonifico, accesso all’home-banking

Si tratta di un’operazione semplice e immediata, che si può portare a termine in un qualunque sportello bancario o in totale autonomia presso un punto ATM.

Questa opzione presenta svariati vantaggi:

  • La semplicità: un prelievo è un’operazione rapida che non richiede particolari formalità. Basta recarsi in banca o utilizzare una carta di debito associata al conto;
  • Efficacia immediata: un prelievo dimostra un’attività attiva sul conto, sufficiente a interrompere lo stato di dormienza;
  • Costi contenuti: solitamente, prelevare contanti non comporta commissioni elevate, soprattutto se effettuato presso la propria banca o un ATM dello stesso istituto.

Gli svantaggi sono i seguenti:

  • Accesso fisico necessario: se il conto non è abilitato per l’home banking o la carta di debito è scaduta, è necessario recarsi in filiale, il che può essere scomodo, soprattutto per i clienti a mobilità ridotta;
  • Documentazione richiesta: in banca potrebbero richiedere documenti di identità aggiornati per verificare la titolarità del conto, soprattutto se è passato molto tempo dall’ultima operazione;
  • Limiti di prelievo: alcuni conti dormienti potrebbero avere restrizioni o saldi bassi, rendendo il prelievo meno pratico.

Un altro metodo molto valido è l’invio di un bonifico, non necessariamente intestato ad un’altra persona. Basterà inviare anche solo un euro ad un amico o parente per togliersi il pensiero.

In alcuni casi può semplicemente bastare un accesso al proprio conto tramite home banking, comodamente da casa: attenzione però che alcuni istituti bancari potrebbero avere bisogno di un’operazione effettiva per sbloccare la pratica.

Operazioni da 1 euro che salvano il conto

Come abbiamo anticipato, non è strettamente necessario movimentare grandi somme per mantenere attivo un conto. Operazioni di importo minimo, come un bonifico di 1 euro o anche un banale prelievo simbolico, sono sufficienti per interrompere il conteggio dei 10 anni di inattività. Ad esempio, si può:

  • Effettuare un bonifico verso un altro conto;
  • Fare un pagamento tramite POS con la carta associata al conto (anche se è difficile trovare in Italia commercianti che accettano somme così piccole per il pagamento con carta);
  • Versare una piccola somma in contanti sul conto.

Queste operazioni, se effettuate almeno una volta ogni 10 anni, garantiscono che il conto resti attivo. È consigliabile tenere traccia delle operazioni effettuate e verificare periodicamente lo stato del conto, specialmente se lo si utilizza raramente.

Cosa succede ai fondi trasferiti al MEF

Quando un conto diventa dormiente e non viene risvegliato entro il termine previsto, i fondi vengono trasferiti al Fondo Consap, gestito dal MEF. Questo fondo raccoglie le somme dei conti dormienti e le utilizza per finalità di interesse pubblico, come il rimborso delle vittime di frodi finanziarie. Tuttavia, i titolari (o i loro eredi) non perdono il diritto di reclamare tali somme.

Si possono recuperare?

Per nostra fortuna, se questo scenario si dovesse presentare non tutto è perduto: i fondi trasferiti al MEF possono essere recuperati. La normativa vigente prevede che i titolari dei conti dormienti, o i loro eredi, possano richiedere il rimborso delle somme versate al Fondo Consap. Tuttavia, il recupero non è automatico e richiede la presentazione di una domanda specifica.

È importante agire entro il termine di prescrizione, che è di 10 anni dal trasferimento dei fondi al MEF. Trascorso questo periodo, le somme diventano definitivamente di proprietà dello Stato e non si potrà più fare nulla per risolvere il problema.

Modulistica per fare richiesta

Per richiedere il rimborso, è necessario compilare un modulo disponibile sul sito di Consap (collegandosi al link www.consap.it) o presso gli uffici della banca che gestiva il conto. La documentazione da presentare include:

  • Copia di un documento di identità del richiedente;
  • Copia del codice fiscale;
  • Documentazione che dimostri il diritto al rimborso (ad esempio, estratto conto, contratto del conto, o, in caso di eredi, certificato di successione);
  • Dettagli del conto dormiente, come il numero di conto e l’istituto bancario.

La domanda può essere presentata online tramite il portale di Consap o inviata tramite raccomandata. Una volta ricevuta la richiesta, Consap andrà a verificare l’effettiva legittimità della domanda e, in caso di esito positivo, provedderà al rimborso tramite bonifico.

Migliaia di dollari
Una valigetta piena di contanti, simbolo dei fondi a rischio nei conti dormienti. Scopri come recuperarli o prevenirne il trasferimento al MEF con un bonifico o un prelievo nel nostro articolo!

FAQ

C’è differenza tra conto dormiente e non movimentato?

Sì, c’è una differenza. Un conto non movimentato è un conto che non registra operazioni per un certo periodo, ma non ha ancora raggiunto i 10 anni di inattività necessari per essere classificato come dormiente. Un conto non movimentato può essere facilmente riattivato con un’operazione, mentre un conto dormiente è di fatto già stato trasferito al Fondo Consap, il che richiede una procedura di recupero più complessa.

Posso “risvegliare” un conto cointestato?

Sì, un conto cointestato può essere risvegliato con le stesse modalità di un conto individuale, come un prelievo, un bonifico o un accesso all’home banking. Tuttavia, è sufficiente che uno solo dei cointestatari effettui un’operazione per evitare la dormienza. In caso di conto cointestato trasferito al MEF, tutti i cointestatari (ma anche i loro eredi) dovranno essere coinvolti nella richiesta di rimborso, salvo accordi diversi.

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