
Il ribilanciamento di un portafoglio è una pratica fondamentale per mantenere l’asset allocation desiderata e controllare il rischio nel tempo. Tra i metodi più noti, la regola 5/25 si distingue per la sua semplicità e flessibilità. In questo articolo esploreremo cos’è questa regola, come applicarla a un portafoglio di ETF, i suoi vantaggi e svantaggi, e come gestirla in modo efficiente.
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Cos’è la regola 5/25 e perché è utile per tenere il rischio sotto controllo

La regola 5/25 è un metodo di ribilanciamento basato su soglie, ideato da Larry Swedroe, che si concentra su deviazioni significative dall’asset allocation originale. Si applica verificando due condizioni:
- Soglia del 5%: se una singola asset class (ad esempio, azioni o obbligazioni) devia di oltre il 5% dalla sua allocazione target, si attiva il ribilanciamento;
- Soglia del 25%: se la deviazione relativa rispetto alla allocazione iniziale di una classe è superiore al 25% (ad esempio, un’asset class che doveva essere il 20% del portafoglio diventa il 25% o più), si procede al ribilanciamento.
Questa regola è utile perché consente di mantenere il profilo di rischio del portafoglio in linea con gli obiettivi dell’investitore. Ad esempio, un rialzo delle azioni potrebbe rendere il portafoglio troppo rischioso rispetto all’allocazione iniziale. Ribilanciando, si vendono gli asset che hanno sovraperformato e si acquistano quelli sottoperformanti, mantenendo il controllo del rischio senza interventi troppo frequenti.
Come si applica in pratica: un esempio numerico passo passo
Vediamo qualche esempio pratico per avere un’idea più precisa di questo argomento complesso e molto tecnico.
Il caso di un portafoglio bilanciato 60/40
Immaginiamo un portafoglio da 100.000 € con un’allocazione iniziale di 60% in ETF azionari (60.000 €) e 40% in ETF obbligazionari (40.000 €). Dopo un anno, a causa di un mercato rialzista, gli ETF azionari crescono a 70.000 €, mentre gli ETF obbligazionari scendono a 38.000 €. Il portafoglio totale è ora 108.000 €, con un’allocazione reale del 64,8% in azioni e 35,2% in obbligazioni.
Controllo della regola 5/25:
- Soglia del 5%: le azioni sono passate dal 60% al 64,8%, una deviazione assoluta di 4,8% (<5%). Le obbligazioni sono scese dal 40% al 35,2%, una deviazione di 4,8% (<5%). Non si attiva il ribilanciamento.
- Soglia del 25%: per le azioni, la deviazione relativa è (64,8% – 60%) / 60% = 8%. Per le obbligazioni, (40% – 35,2%) / 40% = 12%. Entrambe le deviazioni sono inferiori al 25%, quindi non si attiva il ribilanciamento.
In questo caso, il portafoglio non richiede interventi.
Il caso di un portafoglio più aggressivo 80/20
Consideriamo un portafoglio da 100.000 € con 80% in ETF azionari (80.000 €) e 20% in ETF obbligazionari (20.000 €). Dopo un anno, le azioni salgono a 95.000 € e le obbligazioni scendono a 19.000 €, per un totale di 114.000 €. L’allocazione reale diventa 83,3% azioni e 16,7% obbligazioni.
Controllo della regola 5/25:
- Soglia del 5%: le azioni sono passate dall’80% all’83,3%, una deviazione di 3,3% (<5%). Le obbligazioni sono scese dal 20% al 16,7%, una deviazione di 3,3% (<5%). Nessun ribilanciamento;
- Soglia del 25%: per le azioni, (83,3% – 80%) / 80% = 4,1%. Per le obbligazioni, (20% – 16,7%) / 20% = 16,5%. Nessuna soglia superata.
Tuttavia, se le obbligazioni scendessero al 14% (deviazione relativa del 30%), si attiverebbe la regola 5/25, richiedendo la vendita di azioni e l’acquisto di obbligazioni per riportare l’allocazione all’80/20.
Pro e contro rispetto al ribilanciamento a calendario
Il ribilanciamento a calendario (ad esempio, annuale) avviene a intervalli fissi, indipendentemente dalle deviazioni. La regola 5/25, invece, è basata sulle condizioni di mercato.
Pro:
- Flessibilità: si attiva solo quando necessario;
- Controllo del rischio: corregge deviazioni significative;
- Ottimizzazione fiscale: riduce le plusvalenze tassabili.
Contro:
- Monitoraggio costante: serve un controllo regolare;
- Complessità: calcolare le deviazioni può essere più laborioso;
- Rischio di inerzia: il portafoglio può restare sbilanciato a lungo.
Attenzione ai costi: l’impatto fiscale e le commissioni di transazione
Il ribilanciamento comporta costi che possono erodere i rendimenti:
- Impatto fiscale: in Italia, le plusvalenze sono tassate al 26%;
- Commissioni di transazione: ogni operazione ha un costo, variabile per broker.
Per ridurre i costi:
- scegliere ETF con TER basso;
- usare piattaforme di trading economiche;
- ridurre la frequenza dei ribilanciamenti.

Come automatizzare il controllo con un foglio di calcolo o un alert
- Foglio di calcolo (Excel, Google Sheets) con formule per deviazioni assolute e relative, più formattazione condizionale;
- Alert automatici tramite piattaforme di investimento (Interactive Brokers, Vanguard) o app come Portfolio Visualizer e Morningstar.
Esempio di formula Excel per la deviazione relativa:
Un esempio di formula in Excel per la deviazione relativa:
=ABS((Valore_Attuale/Valore_Totale – Allocazione_Target)/Allocazione_Target). Se il risultato supera 0,25, il ribilanciamento è necessario.
FAQ sulla regola 5/25
Funziona sempre?
No, la regola 5/25 non è infallibile. Funziona bene in mercati con movimenti significativi, ma in mercati molto stabili o estremamente volatili potrebbe non attivarsi o richiedere interventi frequenti. È uno strumento, non una soluzione universale.
È meglio del ribilanciamento a calendario fisso?
Dipende. La regola 5/25 è più dinamica e adatta a chi vuole un controllo preciso del rischio, ma richiede più impegno. Il ribilanciamento a calendario è più semplice e prevedibile, ma meno reattivo.
Quanto incidono le commissioni?
Dipende dal broker e dalla frequenza del ribilanciamento. Con commissioni basse (es. 0,1% per operazione) e ETF a basso costo, l’impatto è minimo. Tuttavia, ribilanciamenti frequenti in portafogli piccoli possono ridurre i rendimenti.