
Il cash drag è un fenomeno capace di ridurre i rendimenti di un portafoglio d’investimento, soprattutto in contesti di mercati in crescita o tassi d’interesse bassi. In questo articolo, esploreremo il concetto di cash drag, il suo impatto sui rendimenti, e analizzeremo strategie pratiche per ottimizzare la gestione della liquidità, mantenendo un equilibrio tra sicurezza e redditività. In questa sede andremo anche più a fondo riguardo a strumenti come fondi monetari e conti deposito, fornendo esempi concreti e rispondendo alle domande più comuni.
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Cos’è il cash drag?

Il performance drag rappresenta la differenza tra il rendimento teorico atteso di un portafoglio e il rendimento effettivo, influenzato da commissioni e altri fattori che ne riducono le prestazioni. Un esempio classico è la discrepanza tra un indice di mercato e un fondo che lo replica. Quest’ultimo non riesce mai a replicare perfettamente l’indice a causa del performance drag, noto anche come tracking error. Qui ci concentreremo sul cash drag, ovvero il performance drag derivante da un portafoglio non completamente investito.
Esempi numerici: l’effetto su un capitale di 10.000€, 50.000€ e 100.000€
Per comprendere meglio l’impatto del cash drag, analizziamo tre scenari con capitali diversi: 10.000€, 50.000€ e 100.000€. Ipotizziamo un rendimento atteso del 6% annuo e una liquidità del 5%.
- Portafoglio da 10.000€:
Cash drag = 0,05 × 0,06 = 0,003 (0,3%).
Impatto monetario: 10.000€ × 0,003 = 30€ persi in un anno;
Su 10 anni, con interessi composti, la perdita potrebbe superare i 350€; - Portafoglio da 50.000€:
Cash drag = 0,05 × 0,06 = 0,003 (0,3%).
Impatto monetario: 50.000€ × 0,003 = 150€ persi in un anno
Su 10 anni, la perdita potrebbe avvicinarsi a 1.800€; - Portafoglio da 100.000€:
Cash drag = 0,05 × 0,06 = 0,003 (0,3%).
Impatto monetario: 100.000€ × 0,003 = 300€ persi in un anno.
Su 10 anni, la perdita potrebbe superare i 3.600€.
Questi esempi dimostrano che anche una piccola percentuale di liquidità può avere un impatto significativo nel tempo, soprattutto per portafogli più grandi e su orizzonti temporali lunghi.
Gli strumenti per mettere a reddito la liquidità in eccesso
Per ridurre il cash drag, è fondamentale allocare la liquidità in eccesso in strumenti che offrano un rendimento, senza compromettere eccessivamente la sicurezza o la disponibilità dei fondi. Tra le opzioni più comuni troviamo i fondi monetari (MMF) e i conti deposito.
I fondi monetari (mmf): cosa sono e come funzionano
I fondi monetari (Money Market Funds, MMF) sono fondi comuni di investimento che investono in strumenti a breve termine e a basso rischio, come titoli di Stato, certificati di deposito e obbligazioni societarie a breve scadenza. In Europa, molti MMF sono conformi alla normativa UCITS, garantendo standard elevati di trasparenza e sicurezza.
I vantaggi
- Liquidità elevata: i fondi monetari consentono di accedere ai capitali in tempi brevi, spesso entro 1-2 giorni;
- Rendimenti stabili: offrono rendimenti modesti ma costanti, generalmente superiori a quelli di un conto corrente;
- Diversificazione: investono in un paniere di strumenti, riducendo il rischio rispetto a un singolo titolo.
Gli svantaggi
- Rischio di mercato: sebbene basso, esiste il rischio di fluttuazioni nel valore delle quote. D’altra parte, è anche necessario ricordare che qualunque tipo di investimento comporta una quota, anche minima, di rischio;
- Costi: le commissioni di gestione possono ridurre i rendimenti netti;
- Fiscalità: In Italia, i rendimenti dei fondi monetari sono soggetti a una ritenuta fiscale del 26% sui guadagni in conto capitale.
Nel 2025, i fondi monetari UCITS offrono rendimenti annui medi tra l’1,5% e il 3%, a seconda delle condizioni di mercato e delle politiche monetarie.

I conti deposito (svincolabili e non): pro e contro a confronto
I conti deposito offrono ai soggetti investitori un rendimento fisso in cambio del vincolo del capitale per un periodo prestabilito. Esistono due tipi principali: conti deposito svincolabili e non svincolabili.
Conti deposito svincolabili:
- Pro: offrono flessibilità, permettendo di ritirare il capitale prima della scadenza, spesso con una penalità minima o senza perdita di interessi;
- Contro: i rendimenti sono generalmente inferiori rispetto ai conti non svincolabili, spesso tra l’1% e il 2% annuo nel 2025;
- Esempio: un conto deposito svincolabile con rendimento dell’1,5% su 50.000€ genera 750€ di interessi annui, ma consente di accedere ai fondi in caso di necessità.
Conti deposito non svincolabili:
- Pro: offrono rendimenti più alti, spesso tra il 2% e il 4% annuo, a seconda della durata del vincolo (ad esempio, 12-36 mesi);
- Contro: il capitale è bloccato fino alla scadenza, e ciò fa sì che questi conti meno adatti per chi necessita di liquidità immediata;
- Esempio: un conto deposito non svincolabile al 3% su 50.000€ genera 1.500€ di interessi annui, ma i fondi non sono accessibili senza penalità.
Fiscalità: in Italia, gli interessi dei conti deposito sono soggetti a una ritenuta fiscale del 26%, simile ai fondi monetari.
Fondo di emergenza vs. liquidità tattica: come trovare il giusto equilibrio
Un errore comune è confondere il fondo di emergenza con la liquidità tattica. Il fondo di emergenza è una riserva di denaro destinata a coprire spese impreviste, come emergenze mediche (pensiamo ad un costoso e improvviso intervento dal dentista) o perdita di reddito, e dovrebbe essere facilmente accessibile (ad esempio, in un conto corrente o in un conto deposito svincolabile). La liquidità tattica, invece, è la porzione di portafoglio tenuta in contanti per cogliere opportunità di investimento a breve termine.Per trovare il giusto equilibrio:
- Fondo di emergenza: gli esperti consigliano di mantenere 3-6 mesi di spese in un conto facilmente accessibile. Per una famiglia con spese mensili di 3.000€, ciò significa 9.000-18.000€;
- Liquidità tattica: dipende dalla strategia di investimento. Gli investitori aggressivi possono mantenere solo l’1-2% del portafoglio in liquidità, mentre quelli più prudenti potrebbero optare per il 5-10%;
- Strumenti: usa conti deposito svincolabili o fondi monetari per il fondo di emergenza, mentre la liquidità tattica può essere allocata in fondi monetari o ETF a breve termine per ottimizzare i rendimenti.
Faq
Quanta liquidità è considerata “troppo”?
Per questa domanda non esiste una risposta precisa, che dipende infatti dagli obiettivi e dal profilo di rischio. Per un investitore individuale, una liquidità superiore al 10% del portafoglio è spesso considerata eccessiva, a meno che non sia giustificata da esigenze specifiche (es. fondo di emergenza o opportunità imminenti). Per i gestori patrimoniali, anche il 2-5% può generare un cash drag significativo su grandi capitali.
Un conto deposito svincolabile conviene davvero?
Sì, per chi cerca flessibilità e rendimenti modesti senza rischi elevati. Tuttavia, i rendimenti inferiori rispetto ai conti non svincolabili o ai fondi monetari potrebbero non essere ottimali per chi non ha bisogno di accesso immediato ai fondi.
I fondi monetari sono sicuri come i conti correnti?
No, non proprio. I conti correnti in Italia sono protetti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi fino a 100.000€ per cliente, offrendo una sicurezza quasi assoluta. I fondi monetari, pur essendo a basso rischio, sono soggetti a fluttuazioni di mercato e non offrono la stessa garanzia. Tuttavia, i fondi monetari UCITS sono altamente regolamentati e considerati sicuri per gli standard di investimento.