
Nel caso in cui un individuo non riuscisse a effettuare o ricevere un bonifico SEPA o a pagare tramite addebito diretto SEPA dal proprio conto bancario situato in un altro Stato membro si può parlare a tutti gli effetti di discriminazione IBAN. Se questo scenario si dovesse presentare, è fortunatamente possibile trovare delle soluzioni, e segnalarlo. Vediamo qui di seguito in che modo.
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Cos’è la discriminazione IBAN e perché è illegale nell’area SEPA

Questo scenario si presenta quando non si riesca a effettuare o ricevere un bonifico SEPA o a pagare tramite addebito diretto SEPA dal proprio conto bancario situato in un altro Stato membro.
La discriminazione IBAN si verifica più nello specifico quando un’azienda, un datore di lavoro o un ente pubblico rifiuta di elaborare un bonifico SEPA, un addebito diretto (come una domiciliazione) o un accredito solo perché l’IBAN inizia con un prefisso diverso da quello italiano (IT). Ad esempio, un IBAN tedesco (DE) o lituano (LT) viene bloccato, nonostante sia pienamente valido nell’area SEPA.
Bisogna evidenziare un aspetto molto importante: non pensiate che si tratti di un banale disguido tecnico. Questa pratica è illegale nell’area SEPA, perché limita a tutti gli effetti la libera circolazione dei capitali e dei servizi finanziari, principi cardine dell’UE.
Generalmente, se questi rifiuti si presentano è necessario incolpare una certa inerzia burocratica o la scarsa conoscenza delle norme. Può capitare con una certa frequenza che alcune aziende continuino imperterrite a fare affidamento a software obsoleti/non aggiornati per gestire IBAN esteri, o temono (erroneamente) di dover sostenere costi extra. In realtà, i bonifici e addebiti SEPA hanno tariffe uniformi in tutta l’area, rendendo irrilevante l’origine del conto.
Dato che mina le basi del mercato unico europeo (che non tollera alcuna discriminazione basata sulla nazionalità dei conti) si tratta di una pratica a tutti gli effetti illegale.
Il riferimento normativo: l’articolo 9 del regolamento SEPA
Si veda a questo punto la cornice normativa che regola la materia: il pilastro legale della discriminazione IBAN è l’articolo 9 del Regolamento (UE) n. 260/2012, anche come “Regolamento SEPA sull’accessibilità dei pagamenti”. Questo articolo definisce in modo chiaro quanto segue:
“Nessun fornitore di servizi di pagamento può discriminare, direttamente o indirettamente, i pagamenti avviati tramite bonifici o addebiti diretti SEPA sulla base della posizione geografica del conto di pagamento del pagatore o del beneficiario, purché il conto sia situato nell’area SEPA”.
Detto in altri termini: tutti gli IBAN SEPA devono essere trattati in modo paritario, senza distinzioni basate sul Paese di emissione. Il regolamento, in vigore dal 2014 e pienamente operativo dal 2016, armonizza i pagamenti in euro per 36 paesi (UE + Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Monaco, San Marino, Andorra e Vaticano). L’articolo 9 vieta sia rifiuti espliciti (es. “solo IT”) che ostacoli indiretti, come form online che non accettano prefissi esteri.
L’AGCOM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) ha applicato questa norma in numerosi casi, sanzionando aziende per pratiche scorrette: ad aver ricevuto pesanti ammende (fino a 2 milioni di euro) sono stati in tempi non sospetti anche giganti della telefonia come Vodafone, Wind Tre e Fastweb.
I casi più comuni: quando un’azienda rifiuta il tuo IBAN
La discriminazione IBAN si manifesta in contesti quotidiani, dove i pagamenti automatici sono essenziali. Ecco i tre esempi più frequenti, basati su segnalazioni reali:
- Accredito stipendio: il datore di lavoro rifiuta di versare lo stipendio su un IBAN estero, imponendo un conto italiano. Questo viola l’articolo 9, poiché i bonifici SEPA per accrediti salariali devono necessariamente essere neutri.
- Domiciliazione utenze (luce, gas, telefono): operatori come Enel o TIM bloccano l’addebito diretto su IBAN non IT, citando “problemi tecnici”. Eppure, il SEPA Direct Debit è standardizzato.
- Rimborsi spese o pagamenti online: E-commerce o assicurazioni negano rimborsi su IBAN esteri, o form di pagamento che crashano su prefissi non IT.
Come segnalare il problema e far valere i tuoi diritti
Per nostra fortuna, in caso si dovessero riscontrare problemi simili, la procedura da seguire è molto semplice e soprattutto non richiede avvocati. Tutto può essere fatto in completa autonomia: vediamo insieme gli step da seguire.
Passo 1: Contattare l’azienda o l’ente
Iniziamo sempre con un approccio cortese ma fermo. Inviamo un’email o PEC citando la norma. Ecco un modello precompilato (ovviamente andrà personalizzato con i propri dati personali)
Oggetto: Reclamo per discriminazione IBAN – Richiesta immediata di adeguamento (Art. 9 Reg. UE 260/2012)
Gentile [Nome Azienda/Responsabile],
Sono [vostro Nome], con codice fiscale [CF], cliente [numero contratto o riferimento]. Il [data], ho tentato di [descrivere azione: es. domiciliare utenza / accreditare stipendio] sul mio IBAN SEPA [inserite IBAN completo], emesso da [nome banca, es. N26 Bank GmbH, Germania].Il rifiuto motivato con [citare motivo dato, es. “solo IBAN italiani”] viola l’articolo 9 del Regolamento (UE) n. 260/2012, che vieta la discriminazione basata sulla posizione geografica del conto SEPA. Tale pratica è illegale e può comportare sanzioni da parte dell’AGCM.Vi chiedo di:
- Procedere immediatamente con l’operazione richiesta entro [5 giorni].
- Confermarmi per iscritto l’adeguamento dei vostri sistemi.
In caso di mancata risposta, segnalerò il caso all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) e alla Commissione Europea.
Allego screenshot della comunicazione.
Cordiali saluti,
[Tuo Nome]
[Indirizzo email/telefono]
[IBAN e dati bancari]
Di norma, con il semplice invio di una PEC, il problema dovrebbe essere risolto in tempi brevi.
Passo 2: Inviare una segnalazione formale all’autorità competente
Se non ricevete risposta entro 7-10 giorni, potete sollecitare la risoluzione della questione. Usate il portale online dell’autorità (dettagli sotto) fornendo prove: email, screenshot, contratto. Nulla vi vieta di inviare una segnalazione anonima, che sarà tra l’altro gratuita in ogni caso.
A chi inviare la segnalazione in Italia (Banca d’Italia, AGCM)

Come già anticipato, nel nostro Paese l’autorità principale è l’AGCM, l’ente competente per pratiche commerciali scorrette: effettuate se necessario la vostra segnalazione online su www.agcm.it, nella sezione “Segnalazioni consumatori”, allegando tutti i documenti necessari.
Anche la Banca d’Italia può aiutarci a vigilare sul sistema pagamenti e può intervenire per aspetti tecnici: in questo caso vi invitiamo a usare il portale www.bancaditalia.it, “Reclami” o “Supervisione SEPA”.
Per casi transfrontalieri, contattate invece ECC-Net Italia (www.eccnetitalia.it) o, in alternativa, la Commissione UE via finance.ec.europa.eu. In media, dovreste riuscire a risolvere il problema in un arco temporale compreso tra l’1 e i 2 mesi.
FAQ
Possono davvero rifiutare il mio IBAN tedesco/lituano/etc.?
No, la legge non lo consente. Qualsiasi IBAN emesso in un paese SEPA (es. DE per Germania, LT per Lituania eccetera) deve essere accettato per bonifici, addebiti o accrediti in euro. Il rifiuto è discriminazione illegale ai sensi dell’articolo 9 Reg. UE 260/2012, indipendentemente dal motivo (tecnico o economico). Eventuali eccezioni valgono solo per pagamenti non-SEPA (es. valute extra-euro).
In quanto tempo devono risolvere il problema?
Dipende dai casi: nello scenario migliore potrebbero bastare anche 5 giorni. In caso di segnalazione all’AGCOM l’indagine preliminare può durare anche 30 giorni, mentre le sanzioni solitamente arrivano nell’arco di 6 mesi.
Ho diritto a un indennizzo?
Sì, ma solo se si riesce a dimostrare i danni subiti (ad esempio, il pagamento di costi extra per bonifici alternativi o interessi su ritardi).