Con l’arrivo dell’estate (e quella del 2023 è stata una delle più calde di sempre, non solo in Italia) migliaia di persone in giro per le città sono tornate a utilizzare condizionatori d’aria e ventilatori, comportando in questo modo un dispendio energetico davvero considerevole che in alcuni casi può persino portare a blackout elettrico. I disservizi legati alle forniture energetiche sono uno scenario diffuso e particolarmente fastidioso per i consumatori, che tra l’altro negli ultimi anni si sono ritrovati costretti a pagare multe sempre più salate e con prezzi spesso sproporzionati, per non dire inaccessibili ai più. Proprio di recente, tra l’altro, una grande città come Catania è stata interessata da blackout diffusi (oltre che da gravi problemi legati alle forniture d’acqua) che hanno causato importanti disagi alla popolazione locale. Grossi problemi sono inoltre stati registrati a Roma, dove diversi passeggeri sono rimasti bloccati in metropolitana per mezz’ora senza aria condizionata né connessione telefonica, mentre a Milano soltanto nel mese di giugno 2023 sono state registrate oltre 462 interruzioni dell’energia elettrica. Come difendersi, dunque, da situazioni simili? Quali sono i diritti dei cittadini da questo punto di vista? Ecco tutto quello che è necessario sapere per richiedere un risarcimento danni per blackout elettrico.
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Come richiedere un risarcimento danni per blackout elettrico
Da questo punto di vista è certamente importante ricordare quanto dichiarato di recente da Luigi Gabriele, il presidente di Consumerismo, che parlando dell’attuale situazione ha sottolineato:
In un momento in cui gli utenti hanno maggiore bisogno di elettricità, disservizi di questo tipo arrecano un danno enorme alla popolazione. Oltre all’impossibilità di usare ventilatori e condizionatori, e quindi di difendersi dal caldo, i continui blackout energetici rischiano di danneggiare elettrodomestici e, nel caso di frigoriferi e freezer di case private, ristoranti ed esercizi commerciali, di deteriorare tonnellate di cibo con danni economici enormi”. […] “Per questo ricordiamo agli utenti che la normativa attuale prevede indennizzi per le vittime delle interruzioni di fornitura, in base a parametri precisi che variano a seconda della dimensione del comune di residenza.
Gli indennizzi a cui ha fatto riferimento Gabriele vengono concessi a seconda delle dimensioni delle città dove il blackout è avvenuto. I risarcimenti sono infatti previsti se l’interruzione dell’elettricità supera le 16 ore consecutive nei comuni con meno di 5000 abitanti; sono inoltre validi se l’interruzione supera le 12 ore consecutive nei comuni dai 5.000 ai di 50.000 abitanti e se l’interruzione supera le 8 ore consecutive nei comuni con più di 50.000 abitanti.
Non è necessario effettuare la richiesta di risarcimento
Si potrebbe a questo punto pensare che se ci si ritrovasse in uno degli scenari sopra indicati sarebbe necessario fare un reclamo alle autorità, ma la realtà dei fatti è diversa. Se si dovessero presentare le condizioni di cui sopra, il fornitore di energia erogherà in automatico l’indennizzo nella prima bolletta disponibile entro dunque il primo ciclo di fatturazione, una volta decorsi i 60 giorni dall’interruzione del servizio (se l’interruzione aveva riguardato più di 2 milioni di clienti il termine da prendere in considerazione sono 180 giorni).
Il rimborso sarà visualizzabile direttamente nella bolletta successiva alla voce “Rimborso automatico per mancato rispetto dei livelli specifici di qualità definiti dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, corrisposto in misura forfettizzata”. L’unica eccezione in questo senso è rappresentata dagli utenti il cui stato dei pagamenti non risulta regolare: in questo caso non verrà evidentemente emesso alcun indennizzo.
Può accadere, in ogni caso, che una volta scaduto il termine indicato sopra il cliente che ha vissuto l’inconveniente non abbia ancora ricevuto il relativo rimborso: ecco dunque che in questo caso chi ha sottoscritto un servizio di erogazione di energia potrà fare esplicita richiesta di indennizzo al proprio venditore o, in alternativa, al proprio distributore locale. La domanda dovrà in ogni caso arrivare entro 6 mesi dall’interruzione momentanea del servizio. Una volta valutata la situazione, l’azienda che eroga il servizio dovrà provvedere a rimborsare il cliente o, in alternativa, a fornire una risposta negativa: il termine ultimo per effettuare una o l’altra operazione è fissato a tre mesi.
Nel caso in cui il blackout avesse cagionato dei veri e propri danni al soggetto (per esempio di natura fisica) si potrà inoltre prendere in considerazione la possibilità di fare un reclamo al venditore o al distributore di energia, passando eventualmente anche per vie legali o cercando una conciliazione attraverso servizi dedicati.
Rischio blackout: prevenire è meglio che curare
Per quanto sia impossibile riuscire a controllare singolarmente la possibilità che si manifesti un blackout, è pur sempre vero che esistono una serie di buone pratiche che, se applicate da tutti, possono fare la differenza.
In generale, dunque, sarebbe meglio evitare gli sprechi: per quanto riguarda il condizionatore, per esempio, è senza dubbio fondamentale impostarlo su temperature non troppo rigide, utilizzandolo evidentemente con le finestre chiuse. Molto utile in questo senso è inoltre l’utilizzo solo nelle aree che vengono effettivamente utilizzate durante il giorno, riducendolo se possibile durante la notte. L’uso della funzione deumidificatore, inoltre, può rivelarsi in questo contesto molto utile, visto che consuma meno energia e aiuta a diminuire la percezione di afa asfissiante percepita. Per quanto riguarda gli elettrodomestici come la lavatrice e la lavastoviglie, infine, sarebbe inoltre buona norma usarli durante la notte, quando la richiesta energetica è minore.