Gli acconti sono parte dell’imposta che viene versata annualmente in anticipo all’erario e che viene calcolata sulla base delle imposte pagate l’anno precedente. In particolare, i contribuenti versano l’Imposta sul reddito delle persone fisiche (anche chiamata Irpef) attraverso un acconto (diviso in una o due rate) e un saldo. Nello specifico, ogni anno viene versato il saldo relativo all’anno precedente e un acconto relativo all’anno in corso. Conoscere le scadenze e le modalità di pagamento dei prossimi acconti per il 2023 è importante, perché ci permetterà di pianificare in modo più oculato le nostre finanze per i mesi avvenire, e questo vale sia nel caso dei dipendenti sia dei free-lance.
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Come si paga l’Irpef: le scadenze per il saldo e per l’acconto
L’acconto Irpef è dovuto all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale se l’imposta dichiarata nell’anno in corso (riferita, quindi, all’anno precedente) è superiore a 51,65 euro dopo che sono stati sottratti i crediti d’imposta, le ritenute, le detrazioni e infine le eccedenze. L’acconto corrisponderà al 100% dell’imposta dichiarata nell’anno, o in alternativa dell’imposta inferiore che il contribuente si attende di dover versare per l’anno successivo.
Qui di seguito riportiamo le scadenze in cui dovrà essere saldato l’acconto, in una o due rate, a seconda dell’importo:
- Nel caso in cui acconto fosse inferiore a 257,52 euro andrà pagato con un unico versamento entro il 30 novembre dell’anno di imposta
- Nel caso in cui l’acconto fosse pari o superiore a 257,52 euro andrà pagato in due distinte rate: la prima corrisponderà al 40% e andrà versata entro il 30 giugno dell’anno di imposta (insieme al saldo dell’anno precedente); la seconda invece sarà pari al restante 60% e andrà versata entro il 30 novembre dello stesso anno.
I soggetti che devono applicare gli Indici sintetici di affidabilità (Isa) e i soggetti che rientrano nel regime forfettario effettuano:
- un unico versamento entro il 30 novembre se l’importo totale dovuto non supera 206 euro
- l’acconto in due rate di pari importo entro le stesse scadenze previste per gli altri contribuenti (30 giugno e 30 novembre).
I contribuenti residenti in Italia pagheranno le loro relative somme allo Stato attraverso il modello F24 , definito “unificato” perché permette di pagare in un’unica soluzione tutte le somme dovute, compensando il versamento con eventuali crediti. Oltre alle imposte sui redditi (come lo stesso Irpef o l’IRES, l’Imposta sui Redditi delle Società), il modello F24 permetterà di pagare tra le altre cose anche le imposte sostitutive delle imposte sui redditi, dell’Irap e dell’Iva, l’addizionale regionale e comunale all’Irpef, le accise, le imposte di consumo e di fabbricazione e molto altro ancora.
Per chi invece non è residente sono a disposizione altre modalità di pagamento, come il bonifico bancario o i servizi online disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Per maggiori informazioni a riguardo rimandiamo alle istruzioni del Modello Redditi Persone fisiche.
Gli acconti delle imposte 2023 per le partite Iva
Il tema degli acconti è particolarmente delicato per quanto riguarda i lavoratori free-lance che hanno aperto una partita Iva: questo perché, contrariamente ai dipendenti, i lavoratori in p.Iva. dovranno occuparsi del pagamento di tasse e contributi autonomamente (con il supporto di un commercialista), mentre tali quote vengono versate allo Stato direttamente dal datore di lavoro nel caso dei dipendenti. Tramite il meccanismo degli acconti relativi all’anno in corso, un possessore di partita Iva andrà ad anticipare una parte di tasse che dovrebbe pagare con la dichiarazione dei redditi dell’anno dopo. Quello che avviene concretamente è che gli acconti vengono sempre pagati entro il 30 giugno (eccezion fatta per i casi in cui siano state concesse proroghe o rateizzazioni) per un valore pari al 50% a quanto versato l’anno precedente, ed entro il 30 novembre (salvo rateizzazioni o proroghe) per il restante 50%. Ciò significa, in estrema sintesi, che per quanto riguarda la dichiarazione dei redditi 2023 un possessore di p.iva sarà costretto a pagare sia le tasse sul 2022 sia gli acconti per il 2023.
Pianificare le proprie finanze da freelance: lo spettro dell’acconto
Alla luce di quanto precisato, risulta evidente come il tema degli acconti possa risultare particolarmente scivoloso per tutti quei liberi professionisti a cui la legge impone l’apertura della p.iva per poter regolamentare la loro attività da un punto di vista fiscale. Chi ha aperto la partita iva per la prima volta e si accinge a presentare la dichiarazione dei redditi deve essere consapevole del fatto che dovrà pagare in sostanza due anni in uno, visto che nel precedente non ha versato alcun acconto. Si tratta, evidentemente, di informazioni che vengono di norma spiegate dal commercialista, che consiglierà così al suo assistito la migliore strategia possibile.
In linea generale, soprattutto per il primo anno di attività, sarà dunque di importanza vitale pianificare la propria gestione finanziaria, se possibile mettendo da parte ogni mese circa il 30% del proprio fatturato, che potrà così poi essere versato come acconto al momento opportuno.