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Legna e Pellet in rialzo

Il caro dell’energia fa volare alle stelle anche il costo della legna o del pellet: difatti, chi sperava di resistere all’impennata della bolletta sfruttando i combustibili come fonte di riscaldamento ha certamente perso la scommessa.

L’Aiel (Associazione Italiana Energie Agroforestali) ha dichiarato che solo nel 2022 sono state abbattuti 11 milioni di tonnellate di legna da ardere, mentre di pellet circa 3,2 milioni di tonnellate. Questi, vengono bruciati da ben 8,3 milioni di impianti: per la maggior parte dei casi si tratta di stufe, caldaie o caminetti, distribuiti su tutto il territorio italiano. Secondo sempre l’Aiel, la politica non è stata d’aiuto circa la tematica in essere, poiché per convenienza e comodità si è preferito consegnare ben l’85% del mercato italiano dei combustibili ai Paesi dell’Est, riducendo così l’opportunità di soddisfare tutte le richieste.

Viste le ultime oscillazioni, già nell’ultimo semestre del 2022 si è registrato un aumento dell’8% delle ordinazioni di stufe a pellet o a legna per cercare di correre al riparo in atteso dell’inverno del 2023; ma i produttori hanno affermato di non essere riusciti a soddisfare tutte le domande pervenute, a causa soprattutto del calo export riscontrato dai Paesi come Slovenia e Croazia.

Va ricordato, però, che il carico di questi combustibili va effettuato nel periodo estivo quando il prezzo è certamente inferiore rispetto a quello proposto nel periodo invernale, come suggerito da Imerio Pellizzari, membro del cda dell’Aiel.

Nonostante si tratti di fonti rinnovabili, la loro emissione nell’aria di polveri altamente sottili non è per niente trascurabile e per questo motivo alcune regioni del Nord Italia, come Veneto e Lombardia, hanno vietato il consumo di tali fonti di riscaldamento per evitare un super inquinamento urbano; in alcuni comuni, tuttavia, si è deciso in seguito di abolire tali divieti per fronteggiare momentaneamente il rialzo dell’energia.

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