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Perché sono aumentate le materie prime: un’analisi del mercato delle commodities

La domanda di materie prime è in crescita esponenziale: entro il 2030 è destinata a quadruplicare

Mentre i grandi player globali e diversi stati sono impegnati in sforzi costanti per ridurre le emissioni di carbonio, la domanda di materie prime sta crescendo a dismisura. In molti si chiedono perchè sono aumentate le materie prime e perché è cresciuta in maniera esponenziale la domanda globale.  Le materie prime sono presenti nel sottosuolo in tutto il mondo ma in maniera sbilanciata.La presenza di alcune materie prime è più copiosa in certe aree del globo terrestre piuttosto che in altre. Questi minerali e metalli hanno un largo impiego nel settore tecnologico, dagli smartphone alle turbine eoliche e alle batterie delle auto elettriche. Vediamo dunque le ragioni alla base di questo collo di bottiglia così ingombrante. 

L’allarme lanciato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia

Alcuni consulenti legali ed esperti di minerali critici presso l’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), un’organizzazione intergovernativa che analizza i dati sul settore energetico in tutto il mondo, hanno evidenziato come le materie prime di cui necessitiamo al fine di decarbonizzare il sistema energetico sono per lo più minerali e metalli fondamentali per la produzione di batterie e di sistemi per fonti di energia rinnovabili. Se non si riuscirà ad ottenere un approvvigionamento che possa tenere il passo della enorme domanda, la transizione ecologica non potrà avere luogo.

Le batterie dei veicoli elettrici (EV), ad esempio, necessitano di enormi quantità di litio, nichel, cobalto, manganese e grafite per vedere la luce. Sappiano che queste terre rare vengono impiegati principalmente nei magneti permanenti per motori EV e turbine eoliche.
L’Unione europea ha elencato ben 30 materie prime critiche, per lo più minerali, che sono strategiche per l’economia dell’UE ma il cui approvvigionamento appare oggi davvero problematico. Ecco perché la transizione ecologica, per quanto decantata e opportuna, non è scevra da criticità permanenti che chiedono una soluzione urgente.

30 materie prime essenziali dell’UE

Questa grande mole di metalli e minerali sono stati identificati come critici a causa della loro elevata importanza economica per l’UE e del rischio di approvvigionamento relativamente elevato.
Avere ampia disponibilità di queste materie prime critiche è la prima sfida che l’Ue si deve porre, come ha avuto modo di spiegare in una intervista anche Dario Liguti, direttore per l’energia sostenibile presso la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite

Ciò che costituisce il primo grande problema è che oltre tre quarti della produzione globale di materie prime essenziali utilizzate per l’energia proviene da soli tre paesi al mondo, con la Cina a recitare la parte del leone. Non è un caso che nel paese del Dragone si sia concentrato addirittura il 66% della quota fornitura globale, mentre al secondo posto si piazza il Sudafrica con il 9% e al terzo posto la Repubblica Democratica del Congo con il 5%. Ci troviamo, dunque, in una situazione in cui un singolo paese recita il ruolo di attore-protagonista per l’approvvigionamento di un intero settore, in quanto responsabile di oltre la metà della produzione globale.

L’Importanza delle miniere di cobalto in Congo

Il racconto dell’Africa come miniera del pianeta non è del tutto sbagliato e fonda le proprie basi su un’industria estrattiva che oggi è ricca e in piena fase espansionistica. Non vengono estratte solo materie prime utili al fabbisogno mondiale, ma soprattutto risorse minerarie essenziali per l’industria tecnologica. Il Cobalto, presente nella Repubblica Democratica del Congo, ne è l’esempio lampante: componente indispensabile per le batterie a litio, è presente in tutti i dispositivi principali come smartphone, tablet, pc, batterie di automobili e biciclette elettriche. 

Per questa ragione, senza ombra di dubbio, le miniere di Cobalto del Congo sono le più ambite del pianeta: non solo per un quadro normativo molto elastico che ne regolava l’estrazione fino a poco tempo fa, ma soprattutto perché contribuiscono per la grande maggioranza alla produzione e fabbisogno mondiale. 

Si stima che oltre il 60% (66 mila tonnellate su 123 mila) del cobalto presente sul mercato viene estratto dalla Repubblica Democratica del Congo. È dunque comprensibile come quest’ultimo Stato Africano sia una destinazione molto ambita dalle multinazionali estrattive e di trasporto, dato le migliaia di tonnellate estratte e trasportate verso le raffinerie asiatiche. 

A dispetto di ciò che si può pensare, i vantaggi, che tale risorsa può portare al Paese, sono relativamente pochi. Secondo la Federazione delle Industrie della Repubblica congolese si stima che solamente 88 milioni di dollari siano entrati nelle casse dello Stato come introito dall’attività estrattiva, a fronte di oltre 2.600 milioni di dollari guadagnati dalle multinazionali. 

Il nuovo regolamento minerario, approvato dal Governo congolese, ha previsto un aumento della tassazione sull’attività estrattiva dal precedente 2% all’attuale 10%, allineando così il Congo alla media mondiale. Queste misure hanno una conseguenza diretta sul mercato del cobalto. A maggior ragione se si pensa che la maggior parte di queste risorse sono concentrate in poche industrie estrattive. L’aumento del prezzo estrattivo del cobalto ha come effetto diretto l’aumento dei prezzi sui prodotti finiti

La domanda di minerali è destinata a crescere in maniera esponenziale entro il 2030

L’Agenzia internazionale dell’energia prevede che, se il piano di raggiungimento degli obiettivi climatici globali dovesse essere rispettato con il raggiungimento dello zero netto entro il 2050, la domanda complessiva di minerali sarà pari a quattro volte quella attuale entro il 2030. Già nei prossimi sette o otto anni si potrebbe toccare il picco. In particolare la domanda di litio potrebbe crescere almeno di 40 volte, come hanno avuto modo di sottolineare gli esperti del settore. 

La crisi di approvvigionamento di rame

Anche per quanto concerne il rame, fondamentale per la realizzazione di dispositivi elettronici,  ormai stiamo entrando in una fase in cui la richiesta sta per superare abbondantemente l’offerta. Già nel prossimo decennio il raggiungimento degli obiettivi climatici appare davvero a rischio, soprattutto se non si troveranno nuove miniere. Nel corso della World Copper Conference, è stata evidenziata la crescente tensione sul versante dell’approvvigionamento dei metalli per la transizione energetica verde, compreso il rame, che è considerato indiscutibilmente uno dei conduttori elettrici nevralgici sia per i motori, che per le batterie e per i cablaggi. 

Secondo gli analisti di Goldman Sachs, negli ultimi 10 anni il tasso di approvazione di nuove miniere ha toccato i picchi minimi. Un pessimo segnale, in quanto una miniera, in media, necessita di un periodo compreso tra 10 e 20 anni per ricevere l’approvazione prima della realizzazione. Se ti stai chiedendo come investire in materie prime, bisogna sapere che la penuria di rame e la crescente domanda potrebbe far salire il costo a 15000 dollari la tonnellata entro il 2025. Una crescita di oltre due terzi rispetto al valore attuale. 

L’alluminio potrebbe rappresentare la valida alternativa al rame

Se le cose non dovessero migliorare, i produttori di auto potrebbero ripiegare sull’alluminio, un metallo duttile ed economico, ma privo di alcune caratteristiche fondamentali soprattutto in tema di conducibilità dell’energia elettrica. Solo un’economia realmente circolare potrebbe alleviare la crisi di approvvigionamento di materie prime, ma di certo non si tratta di una realtà imminente, mentre lo spauracchio di una crisi di materie prime si sta ormai per materializzare in assenza di soluzioni valide e obiettive. 

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