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Buy the dip: quando funziona davvero e quando non secondo i dati storici

Monitorare i mercati in tempo reale: quando è il momento giusto per acquistare durante un ribasso? I dati storici offrono risposte chiare.

Il Buy the dip è una strategia di investimento che consiste nell’acquistare attività finanziarie, come azioni o ETF, dopo un calo significativo del loro prezzo, con l’aspettativa che il prezzo si riprenderà. Popolare tra gli investitori retail e istituzionali, questa tattica si basa sull’idea che i cali temporanei rappresentino opportunità per entrare a prezzi scontati. Tuttavia, i dati storici mostrano che il Buy the dip non è sempre una strategia vincente. In questo articolo, analizziamo quando funziona davvero e quando, invece, porta a perdite, basandoci su evidenze storiche e fattori chiave. Ecco tutto quello che è necessario sapere a riguardo!

Come funziona il Buy the dip: la teoria

Criptovalute
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La strategia del “Buy the Dip” si fonda sul principio che i cali temporanei dei prezzi rappresentino opportunità per acquistare asset sottovalutati. È particolarmente diffusa nei mercati azionari e delle criptovalute, dove la volatilità crea frequenti fluttuazioni. La sua popolarità deriva dalla semplicità e dal successo in determinati contesti storici, come il recupero post-crisi del 2008 o il rimbalzo del mercato azionario dopo il crollo di marzo 2020 dovuto alla pandemia di COVID-19. Ad esempio, il Vanguard S&P 500 ETF (VOO) ha registrato un calo significativo a marzo 2020, seguito da un forte recupero, premiando gli investitori che hanno acquistato durante il “dip” (la parola inglese significa letteralmente “immergersi, affondare”. Tuttavia, il successo non è garantito, e i dati storici mostrano che il contesto di mercato resta cruciale.

Cosa dicono i dati storici sul successo della strategia

I dati storici suggeriscono che il “Buy the Dip” funziona meglio in mercati con un trend rialzista di lungo termine (bull market). Durante questi periodi, i cali di prezzo, o pullback, sono spesso temporanei e legati a correzioni di mercato o eventi esterni di breve durata. Ad esempio, tra il 2009 e il 2020, le azioni di un gigante del tech come Apple (AAPL) sono passate da circa 3 dollari a oltre 120 dollari (aggiustati per i frazionamenti), con numerosi cali intermedi che si sono rivelati ottime opportunità di acquisto. Chi ha acquistato durante questi dip ha beneficiato di rendimenti significativi, grazie alla solida crescita dei fondamentali dell’azienda.

Un altro caso emblematico è il recupero post-COVID del 2020. Dopo il crollo del mercato azionario a marzo, l’indice S&P 500 è rimbalzato rapidamente, trainato da stimoli fiscali e monetari. Gli investitori che hanno acquistato durante il dip hanno ottenuto guadagni notevoli, con l’indice che ha raggiunto nuovi massimi entro l’anno. Questo successo è stato supportato da due fattori chiave: la presenza di un trend rialzista di lungo termine e interventi esterni che hanno ristabilito la fiducia nei mercati.

Anche nel mercato delle criptovalute, il “Buy the Dip” ha avuto successo in contesti specifici. Ad esempio, Bitcoin (BTC) ha registrato cali significativi durante il periodo 2017-2021, ma chi ha acquistato durante i dip in un mercato complessivamente rialzista ha spesso realizzato profitti, grazie alla natura speculativa e volatile della celebre criptovaluta. Tuttavia, il successo dipende dalla capacità di identificare un trend rialzista sottostante e di evitare cali legati a cambiamenti fondamentali.

Per ricapitolare, i dati storici mostrano che il “Buy the Dip” è più efficace quando:

  • L’asset ha fondamentali solidi (es. aziende con buoni utili o criptovalute con forte adozione);
  • Il mercato è in una fase di uptrend, con cali che rappresentano correzioni temporanee;
  • Ci sono catalizzatori esterni (es. interventi governativi o notizie positive) che favoriscono il recupero.

Analizziamo ora più nel dettaglio alcuni degli scenari più comuni in cui la strategia buy the dip si rivela essere più efficace.

1. Mercati in trend rialzista (Bull Market)

Come già anticipato, i dati storici suggeriscono che il buy the dip funziona meglio durante i bull market, quando il mercato azionario è in una fase di crescita sostenuta. Vediamo proprio da questo punto di vista un altro paio di esempi:

  • S&P 500 (1982-2000): durante il lungo bull market degli anni ’80 e ’90, i ribassi del 5-10% (noti come pullbacks) erano frequenti ma temporanei. Secondo uno studio di Goldman Sachs, acquistare l’S&P 500 dopo un calo del 5% durante questo periodo ha generato un rendimento medio del 15% nei 12 mesi successivi.
  • Post-2009: dopo la crisi finanziaria del 2008, l’S&P 500 è entrato in uno dei più lunghi bull market della storia (2009-2020). I dati di Bloomberg mostrano che acquistare dopo correzioni del 10% ha prodotto rendimenti medi del 12% entro un anno, con un tasso di successo dell’85%.

In questi contesti, i ribassi erano spesso guidati da fattori temporanei, come prese di profitto, eventi geopolitici minori o aggiustamenti tecnici, piuttosto che da problemi strutturali. Gli investitori che hanno acquistato durante questi dips hanno beneficiato della ripresa rapida e del trend rialzista di lungo termine.

2. Settori resilienti o leader di mercato

Una strategia simile tende a funzionare bene per aziende o settori con fondamentali solidi e un ruolo dominante. Ad esempio:

  • Big Tech (2010-2025): oltre alle già citate azioni di Apple, anche quelle di Microsoft e Amazon hanno spesso registrato correzioni del 10-20% durante i bull market, ma si sono riprese rapidamente grazie alla loro crescita costante e alla domanda strutturale. Secondo un’analisi di Morningstar, acquistare azioni FAANG dopo un calo del 15% tra il 2010 e il 2020 ha generato rendimenti medi del 20% entro 6 mesi;
  • Settore finanziario post-2008: le banche, dopo il recupero dalla crisi finanziaria, hanno offerto opportunità di Buy the Dip durante correzioni legate a eventi macroeconomici temporanei, come le crisi del debito europeo (2011-2012).

3. Eventi di breve durata

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I ribassi causati da eventi specifici e di breve durata, come shock geopolitici o crisi sanitarie temporanee, hanno spesso premiato il buy the dip. Un esempio emblematico è il crollo del mercato a marzo 2020 durante l’inizio della pandemia di COVID-19:

  • L’S&P 500 è sceso del 34% in poche settimane, ma si è ripreso completamente entro agosto 2020. Gli investitori che hanno acquistato durante il minimo di marzo hanno visto guadagni superiori al 50% entro la fine dell’anno, secondo i dati di FactSet.

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