Un blackout Italia non è del tutto fuori dalla realtà. Infatti, i recenti fenomeni climatici degli ultimi tempi hanno messo in ginocchio per prima la rete elettrica, e di conseguenza anche quella idrica in alcune zone (mancando il funzionamento delle autoclavi). Anche se è possibile chiedere un rimborso dopo un blackout, è importante sapere cosa fare se succede un evento del genere e come organizzarsi.
Approfondimenti
Cos’è un blackout Italia: i casi 2003 e 2006
I blackout Italia più complessi nella Storia recente furono i casi del 2003 e del 2006, che non ebbero a che fare con una catastrofe climatica. Il primo fu il 28 settembre 2003 alle ore 3:25. Per ripristnare la trasmissione di corrente elettrica furono necessarie dalle 3 alle 20 ore, in base alla Regione. La prima che ebbe l’accesso alla fornitura fu il Friuli Venezia Giulia, mentre l’ultima fu la Sicilia.
La causa fu un guasto dovuto alla caduta accidentale di un albero sulla linea svizzera ad altissima tensione Mettlen-Lavorgo. A questo punto, la corrente si spostò verso le altre linee di trasmissione ad alta tensione, causandone il malfunzionamento per sovraccarico. In quell’occasione si bloccarono circa 110 treni, con circa 30 mila passseggeri a bordo. I voli furono cancellati in parte e ci fu anche il blocco delle metropolitane.
Il traffico non ebbe particolari problemi, anche se poteva essere pericoloso per via del mancato funzionamento dei semafori. Le strutture pubbliche e strategiche non ebbero problemi, perché questi sistemi sono solitamente dotati di generatori di emergenza. In alcune zone si riscontrò anche l’assenza di fornitura di acqua per via delle autoclavi non funzionanti senza corrente elettrica.
Il 4 novembre 2006, invece, un incidente avvenuto sulla rete elettrica tedesca coinvolse circa 10 Paesi europei, tra cui anche l’Italia. Fu l’incidente più grave degli ultimi 50 anni. Le procedure di sicurezza ressero bene, quindi la questione si risolse nel giro di 2 ore dal primo intervento sulla linea.
Blackout Italia, cosa fare
Cosa fare in caso di blackout nel nostro Paese? Prima di tutto, è bene prevenire acquistando dei generatori di corrente per la famiglia e delle lampadine che funzionano a batteria o con una precedente ricarica. A livello nazionale, gli esperti possono ipotizzare dei problemi che potrebbero provocare un blackout come risposta: le vie diplomatiche consentono di evitare uno scenario simile, ovvero quello di un blackout dovuto a un attacco.
Nella Pubblica Amministrazione e nel Ministero della Difesa gli esperti hanno la formazione giusta per gestire qualsiasi tipo di scenario, mentre le strutture pubbliche hanno nel proprio arsenale dei generatori autonomi per affrontare la primissima emergenza. Durante il blackout, è importante mantenere la calma e non tentare di accedere dei dispositivi collegati alla rete elettrica. In più, è necessario staccare tutto ciò che, una volta tornata la corrente, potrebbe scoppiare per via della tensione. Oggi gli impianti a basso impatto energetico sono anche quelli che resistono meglio in caso di emergenza, ma se sai che il tuo impianto è un po’ datato, dovresti prendere delle precauzioni in più per proteggere la tua famiglia. Sempre a livello nazionale, ci sono delle soluzioni per offrire delle vie di fuga o degli impianti di emergenza per affrontare i primi bisogni.
Proprio per gestire eventuali guasti e per garantire una trasmissione efficace e sicura, prima di realizzare una centrale per la produzione di energia elettrica si effettuano una serie di controlli. Il primo è inserire una centrale elettrica in base a:
- vincoli di natura ambientale o sismica. Si cercano di evitare le zone che hanno un rischio sismico e idrogeologico, oltre a mantenere gli impianti produttivi lontani dai centri abitati. I vincoli riguardano anche la rete di trasmissione, perché l’impianto deve poter trasmettere l’energia agli utenti finali.
- vicinanza ad acqua e combustibile. L’acqua non è fondamentale solo per le centrali idroelettiche, che ne usano il movimento per trasformare l’energia cinetica e produrre corrente elettrica. Infatti, anche gli altri tipi di attività che producono energia elettrica hanno bisogno di acqua di raffreddamento per i condensatori, oltre a un combustibile adatto.
Da dove arriva l’enegia in Italia? Prima di tutto, l’energia viene prodotta da centrali:
- idroelettriche. Usano l’energia elettrica per produrre energia;
- geotermiche. Usanoil calore degli strati profondi della Terra per ottenere energia dal calore;
- eoliche e fotovoltaiche. Sfruttano i raggi del sole e il movimento delle pale eoliche dovuto al vento per produrre energia elettrica.
In più, l’Italia importa energia per coprire parte del proprio fabbisogno energetico. Questa energia arriva dall’estero. Infatti, non è possibile tenere l’energia raccolta conservata in un punto, anche perché non basta una semplice batteria per voltaggi di produzione, quindi molto alti. Per questo, l’energia prodotta va usata subito, altrimenti rischia di causare danni su larga scala, come abbiamo visto negli esempi precedenti. Così acquistiamo l’energia dai Paesi vicini, che sono collegati alla nostra rete elettrica con linee di trasmissione definite. In passato si era parlato di un progetto in UE per unire le varie linee e unificarle, riducendo così le perdite di energia tra un Paese e l’altro.