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Distacco dal riscaldamento centralizzato: quando si può fare e i 3 costi da sostenere

Distacco riscaldamento centralizzato

Il desiderio di ottenere maggiore autonomia energetica e di gestione spinge sempre più condomini a valutare il distacco riscaldamento centralizzato. Questa scelta, sebbene possa essere allettante per il potenziale risparmio sui consumi, è un percorso che richiede attenzione scrupolosa alla normativa e agli obblighi condominiali. Non si tratta, infatti, di un diritto incondizionato, ma di una facoltà rigidamente disciplinata dalla legge.

Comprendere a fondo la disciplina che regola come staccarsi dal riscaldamento centralizzato legalmente è l’unico modo per evitare contenziosi lunghi e costosi con il condominio. In questa guida analizziamo i requisiti fondamentali, supportati dalla giurisprudenza più recente, e illustriamo in modo chiaro i 3 costi principali che ogni condomino deve mettere in conto quando decide di rinunciare al servizio comune di riscaldamento.

Distacco dal centralizzato: cosa dice la legge

La possibilità per il singolo proprietario di rinunciare all’impianto comune è sancita dall’articolo 1118, comma 4, del Codice Civile, una norma chiave per chiunque intenda procedere con il distacco riscaldamento centralizzato. La legge è chiara: “Il condomino può rinunziare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini.”

Questa disposizione ribalta l’antica idea che l’assemblea condominiale potesse opporsi in modo assoluto. Al contrario, la facoltà di staccarsi è riconosciuta, ma è strettamente subordinata all’assenza di effetti negativi per la collettività. La prova di tale assenza ricade interamente sul condomino, il quale deve produrre un’idonea perizia tecnica distacco riscaldamento asseverata.

Una volta fornita questa prova, l’assemblea non può legittimamente negare l’autorizzazione al distacco riscaldamento senza consenso assemblea, poiché la rinuncia all’uso diventa un diritto potestativo del singolo. Le sentenze della Corte di Cassazione, come la fondamentale n. 10813 del 24 aprile 2025 (e le precedenti come la n. 26185/2023), hanno costantemente confermato questa linea, ribadendo che solo la dimostrata insussistenza dei due requisiti tecnici può impedire la separazione.

Distacco riscaldamento centralizzato
La legge consente il distacco solo se non causa problemi o costi aggiuntivi agli altri condomini

I 2 requisiti tecnici obbligatori per staccarsi

La procedura per il distacco riscaldamento centralizzato si regge interamente su due pilastri tecnici. Per procedere in modo legale, la relazione del tecnico incaricato deve certificare in modo inequivocabile l’assenza di: (1) notevoli squilibri di funzionamento dell’impianto comune; (2) aggravi di spesa per gli altri condomini. Non basta una semplice dichiarazione; la legge richiede che l’onere della prova tecnica sia assolto con rigore. Analizziamo i due requisiti distacco riscaldamento condominiale in dettaglio.

Requisito 1: non creare squilibri termici all’impianto

Il primo vincolo è il cuore della tutela degli altri condomini. Il distacco riscaldamento centralizzato di una o più unità non deve in alcun modo pregiudicare l’efficienza e la corretta erogazione del servizio per tutti gli altri utenti. Se la rimozione dell’appartamento comporta, ad esempio, un’alterazione critica della pressione, della portata o della temperatura dell’acqua nelle colonne montanti, il tecnico non potrà rilasciare una certificazione positiva e il distacco risulterà illegittimo.

La Cassazione ha chiarito che il concetto di “notevoli squilibri” ammette una tolleranza per alterazioni minime, ma esclude qualsiasi danno significativo alla capacità del sistema centralizzato di riscaldare adeguatamente l’intero edificio, mantenendo il comfort termico. È l’efficacia del servizio, in sostanza, che non deve essere compromessa dall’autonomia ricercata dal singolo condomino.

Distacco riscaldamento centralizzato
Il distacco non deve alterare l’equilibrio termico e la corretta funzionalità del sistema comune

Requisito 2: non creare aggravi di spesa per gli altri condomini

Il secondo requisito distacco riscaldamento condominiale è di natura economica. Il passaggio all’autonomo non può generare un aumento dei costi di esercizio (consumi) per chi continua a usufruire dell’impianto centralizzato. In pratica, l’energia termica fornita all’impianto deve essere ripartita in modo che la quota a carico dei restanti condomini non aumenti a causa della rinuncia del separato.

Questo aspetto è particolarmente delicato e si lega al concetto di spese involontarie riscaldamento distaccato. Anche il consumo involontario, dovuto alle dispersioni termiche (perdite di rete) inevitabili del sistema, deve essere ripartito tra tutti i comproprietari, inclusi i distaccati, evitando così che il loro peso gravi interamente sugli altri. La perizia tecnica distacco riscaldamento dovrà quindi contenere i calcoli necessari per dimostrare l’assenza di tale aggravio economico.

Distacco riscaldamento centralizzato
Il condomino distaccato deve continuare a contribuire per le spese involontarie e le dispersioni di calore

Guida pratica ai 3 costi da sostenere per il distacco

Affrontare il distacco riscaldamento centralizzato significa mettere in conto una serie di costi e spese condominiali che vanno ben oltre l’installazione della nuova caldaia autonoma. Essi si suddividono in tre macro-categorie principali, tutte indispensabili per rendere l’operazione legale e tecnicamente corretta. È importante valutarli prima di avviare la procedura.

Tipo di CostoStima CostoDescrizione
Perizia Tecnica Asseverata€ 300 – € 800Costo del professionista (ingegnere o termotecnico) per redigere la relazione che attesta l’assenza di squilibri tecnici e aggravi di spesa, come richiesto dall’Art. 1118 c.c.
Lavori di distacco (Idraulico)€ 1.000 – € 3.500+Spese per l’intervento fisico sull’impianto (separazione delle tubazioni, installazione della caldaia autonoma, rilascio delle dichiarazioni di conformità).
Spese Involontarie Post-Distacco5% – 20% della quota originariaRiguardano la quota fissa per la manutenzione straordinaria, la conservazione e le dispersioni di calore dell’impianto centrale (costi dovuti anche per chi ha il riscaldamento distaccato).

I costi distacco riscaldamento centralizzato variano in base al tecnico scelto, alla complessità dell’intervento idraulico e al tipo di nuovo impianto autonomo installato. In ogni caso, la perizia tecnica è un investimento obbligatorio per proteggersi da future contestazioni legali.

Distacco riscaldamento centralizzato
I tre costi principali: perizia tecnica, lavori idraulici e spese condominiali residue

Cosa succede dopo il distacco: le spese che devi continuare a pagare

Contrariamente a una diffusa credenza, il distacco riscaldamento centralizzato non comporta un esonero totale dalle spese. Questo è forse l’aspetto più importante da comprendere. La giurisprudenza, in particolare la Cassazione con la sentenza n. 10813/2025, ha più volte ribadito un principio fondamentale: il condomino che si è separato, pur non usando più il servizio, resta legalmente comproprietario dell’impianto comune.

Di conseguenza, il condomino distaccato è obbligato a continuare a contribuire:

  1. Alle spese di conservazione e manutenzione straordinaria: rientrano in queste voci gli interventi necessari per mantenere l’efficienza e la sicurezza dell’impianto centrale, come ad esempio la sostituzione della caldaia o l’adeguamento normativo della centrale termica. Questo è il concetto alla base delle spese involontarie riscaldamento distaccato che permangono anche dopo la rinuncia all’uso.
  2. Alla quota involontaria dei consumi: come già accennato, le dispersioni termiche non possono essere interamente scaricate sui condomini rimanenti. La norma UNI 10200 impone che una quota fissa, proporzionata ai millesimi di proprietà, debba essere corrisposta da tutti.

Solo nel rarissimo caso in cui il condomino distaccato riesca a dimostrare l’irreversibilità tecnica del distacco (ossia l’impossibilità fisica di riallacciarsi in futuro) è prevista una possibilità di totale esonero dalle spese straordinarie, ma questo è un onere probatorio estremamente difficile da raggiungere in giudizio. Prima di procedere, è fondamentale che ogni proprietario valuti attentamente i costi distacco riscaldamento centralizzato permanenti.

Distacco riscaldamento centralizzato
Risposte ai dubbi più comuni sulla legittimità del distacco riscaldamento centralizzato e gli obblighi normativi residui

Domande Frequenti (FAQ)

Le questioni sul distacco riscaldamento centralizzato generano spesso dubbi pratici in assemblea. Rispondiamo alle domande più comuni.

L’amministratore può opporsi al distacco se ho la perizia?

No, l’amministratore o l’assemblea non possono legalmente opporsi al distacco riscaldamento centralizzato se il condomino ha adempiuto all’obbligo di fornire la perizia tecnica distacco riscaldamento asseverata, che certifica l’assenza di squilibri o aggravi. Come ribadito dalla Cassazione, il distacco riscaldamento senza consenso assemblea è ammissibile, a condizione che sia provata l’assenza di pregiudizi. L’assemblea può, al massimo, contestare la validità della perizia e richiederne una di parte (a spese del condominio), ma non può semplicemente vietare l’intervento in presenza di una certificazione tecnica valida.

Devo installare le termovalvole se mi sono distaccato?

Una volta completato e certificato il distacco riscaldamento centralizzato, e avendo installato un impianto autonomo, non si ha più l’obbligo di dotarsi di termovalvole e ripartitori di calore, in quanto si è usciti dal sistema di contabilizzazione centralizzato. Tuttavia, è bene ricordare che, in base alla normativa sull’efficienza energetica, l’impianto autonomo deve comunque essere a norma e dotato di dispositivi di regolazione per ottimizzare i consumi, come ad esempio termostati programmabili, perseguendo il medesimo obiettivo di risparmio energetico del sistema centralizzato.