Dicembre 2023 sarà l’ultimo mese in cui milioni di italiani avranno accesso al mercato tutelato dell’energia: all’interno del nuovo Decreto Energia approvato dal Governo lo scorso 25 settembre è infatti previsto l’obbligo di passare al cosiddetto mercato libero a partire dal 2024. La data da segnarsi a calendario, a proposito, è il 10 gennaio 2024. Ma che cosa succederà nel frattempo in questi ultimi tre mesi del 2023? Come cambieranno le bollette di luce e gas? È sicuramente possibile che si verifichino degli aumenti: vediamo le motivazioni e come affrontare questo scenario.
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Mercato libero e mercato tutelato: le differenze
Prima di spiegare cosa ci attende è necessario fare un passo indietro e approfondire la differenza di funzionamento i due mercati di fornitura di energia e gas. Quando si parla di mercato libero si sta facendo riferimento ad un mercato di fornitura di energia dov’è il cliente stesso ad avere la libertà di scegliere il servizo più interessante e conveniente per sé, mentre nel mercato di maggior tutela è l’Arera (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) a stabilire i prezzi dell’energia con cadenza trimestrale, così come le modalità di fornitura. Dal gennaio del 2024, dunque, non sarà più in vigore il monopolio statale, ma saranno le singole aziende elettriche private a stabilire i prezzi e i servizi da erogare al cliente.
C’è una grossa fetta di utenza che è già passata da tempo al mercato libero, i cui prezzi (proprio come nel caso del mercato di maggiot tutela) potrebbero essere destinati ad aumentare a stretto giro.
Come si compone una bolletta nel mercato libero
Parlando nello specifico degli aumenti legato al costo della luce nel mercato libero dobbiamo innanzitutto fare chiarezza rispetto al peso in percentuale dei vari elementi che la compongono, ovvero la materia prima energetica, la spesa per il trasporto, gli oneri di sistema e le imposte e l’Iva. Questa la ripartizione in percentuale di ognuna di queste componenti secondo luce-gas.it:
- Materia prima energia: 58,7%
- Spesa per il trasporto: 16,7%
- Oneri di sistema: 12,1%
- Imposte e Iva: 12,5%
I fornitori del mercato libero, come (A2A, Enel, Eni, Edison, Iren etc) possono scegliere di imporre delle tariffe fisse solo ed esclusivamente per il prezzo della materia prima, o in alternativa possono seguire i prezzi indicizzati che seguono il prezzo del mercato all’ingrosso che cambia ogni mese (proprio come fa l’ARERA a partire dall’ottobre del 2022).
Con le offerte a prezzo fisso il prezzo della componente energia/materia prima gas e del corrispettivo di commercializzazione e vendita (CCV luce o CCV gas) rimarranno i medesimi per tutta la durata dell’offerta, senza mai subire modifiche di sorta. Con le offerte a prezzo variabile invece il prezzo della componente energia o della materia prima gas dipendenderà dall’andamento del prezzo all’ingrosso dell’energia/materia prima gas al quale si andrà in ogni caso ad aggiungere anche il corrispettivo di commercializzazione e vendita (CCV luce o CCV gas).
L’indice di riferimento per le offerte dell’energia elettrica è il PUN (Prezzo Unico Nazionale), mentre per le offerte di gas è il PSV (Prezzo di Scambio Virtuale), ovvero il punto di incontro tra la domanda e l’offerta di gas in Italia. Tutte le altri voci di spesa sopra indicate vengono applicate secondo le indicazioni periodiche dall’ARERA, mentre IVA e imposte vengono applicate in base alla normativa vigente.
Perché la bolletta della luce può aumentare nel mercato libero
Fatte tutte queste doverose premesse, va da sé che un eventuale aumento della bolletta per i clienti del mercato libero potrà essere collegato ai seguenti fattori:
1. Fluttuazioni nei prezzi delle materie prime: una delle principali ragioni per cui le bollette energetiche possono aumentare nel mercato libero dell’energia è la fluttuazione dei prezzi delle materie prime. Nel mercato libero, i fornitori di energia possono adattare i loro prezzi in base alle variazioni del costo delle materie prime, come il petrolio, il gas naturale e il carbone. Queste materie prime sono notoriamente “volatili”, e le variazioni nei loro prezzi possono avere un impatto significativo sul costo dell’energia. Ad esempio, se i prezzi del petrolio salgono improvvisamente a causa di tensioni geopolitiche o di eventi climatici estremi, i fornitori di energia potrebbero dover pagare di più per acquistare il carburante necessario per generare elettricità.
2. Costi di produzione e distribuzione: nel mercato libero dell’energia, i fornitori di energia sono responsabili della produzione e della distribuzione dell’energia ai consumatori. Questo comporta costi operativi significativi, come la manutenzione delle infrastrutture, la gestione delle centrali elettriche e la rete di trasmissione. Se questi costi aumentano, ad esempio a causa di investimenti necessari per migliorare la rete elettrica o per garantire una maggiore sicurezza delle centrali, i fornitori di energia possono essere costretti a aumentare le tariffe per coprire tali spese.
Inoltre, la transizione verso fonti di energia più sostenibili, come l’energia solare e eolica, può richiedere investimenti considerevoli in nuove infrastrutture e tecnologie. Anche questi costi possono contribuire all’aumento delle bollette energetiche, sebbene a lungo termine siano in grado di generare benefici ambientali degni di nota.
Ad ogni modo, questo è soltanto un possibile scenario riferito al mercato libero. A dire il vero, infatti, ad essere interessato dagli aumenti sarà nell’ultimo trimestre del 2023 soprattutto il mercato tutelato: secondo quanto comunicato dall’Arera, infatti, nei prossimi mesi la bolletta dell’elettricità sarà destinata ad aumentare del 18,6%.