
Nel mondo delle criptovalute, e in particolare nell’universo di Ethereum, il termine MEV – acronimo di Miner Extractable Value – sta assumendo un’importanza crescente. Non è un concetto nuovo, ma solo negli ultimi anni ha cominciato a far parlare di sé in modo intenso, soprattutto per le sue implicazioni sul funzionamento e la sicurezza della blockchain di Ethereum.
Il MEV rappresenta il valore massimo che un miner (o più recentemente un validatore, nel caso di Ethereum post-merge) può ottenere manipolando l’ordine, l’inclusione o l’esclusione delle transazioni all’interno di un blocco. È una forma sofisticata di arbitraggio che sfrutta il controllo dei blocchi per ottenere un vantaggio economico. In altre parole, chi produce i blocchi può “riprogrammare” l’ordine delle transazioni per massimizzare il proprio profitto, spesso a scapito degli utenti.
Ma perché tutto questo è considerato un rischio per Ethereum? La risposta non è semplice, ma è legata al principio stesso di trasparenza e decentralizzazione su cui si fonda l’intero ecosistema.
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Come funziona il MEV e perché rappresenta un’opportunità (ma anche un rischio)?
Il meccanismo alla base del MEV è tanto affascinante quanto potenzialmente pericoloso. Quando un utente invia una transazione sulla rete Ethereum, questa viene messa in una mempool – una sorta di sala d’attesa digitale in cui le transazioni restano in attesa di essere confermate. I miner, o i validatori, scelgono poi quali transazioni includere nei blocchi, e in quale ordine.
Qui entra in gioco il MEV: chi controlla il blocco può analizzare le transazioni in sospeso e decidere di inserirle in un ordine diverso rispetto a quello cronologico. Può, ad esempio, anticipare una transazione di un altro utente, eseguendo una propria transazione che beneficia della stessa logica di mercato – una pratica chiamata front-running. Oppure può inserirne una subito dopo – pratica nota come back-running – per sfruttare le conseguenze di un’altra operazione.
In certi casi si parla anche di sandwich attack, in cui un operatore inserisce due transazioni, prima e dopo quella di un utente, per manipolare i prezzi di mercato a proprio vantaggio.
Queste operazioni, seppur tecnicamente legali e basate sul codice trasparente di Ethereum, riducono l’equità del sistema e aumentano la latenza delle transazioni, penalizzando gli utenti comuni e premiando chi ha strumenti avanzati per analizzare la mempool.

Rischi del MEV
Il MEV mette a rischio la sicurezza e la decentralizzazione di Ethereum? Sì, ed è questa la ragione per cui il MEV sta diventando uno dei temi più dibattuti all’interno della comunità Ethereum. I problemi che solleva sono sia tecnici che etici.
Dal punto di vista della sicurezza, il MEV può incentivare comportamenti dannosi, come la cosiddetta reorg attack: se un miner vede che un altro ha ottenuto un MEV molto elevato, può essere incentivato a riorganizzare la catena per rubare quel valore, minando così la stabilità della blockchain.
Dal punto di vista della decentralizzazione, il MEV crea una nuova forma di asimmetria informativa. Solo chi ha accesso a infrastrutture sofisticate (come i bot di arbitraggio e i sistemi di analisi della mempool) può trarre vantaggio da questo meccanismo. In pratica, la rete favorisce pochi operatori altamente specializzati a discapito degli utenti comuni e dei piccoli validatori.
Inoltre, il fenomeno ha dato vita a una nuova categoria di operatori: i cosiddetti searcher, sviluppatori di bot che cercano continuamente opportunità di MEV e che lavorano spesso in accordo con i validatori. Questo ha portato alla nascita di un ecosistema parallelo all’interno di Ethereum, non sempre trasparente e spesso guidato da logiche di profitto estremo.

Che impatto ha il MEV sulle commissioni e sulle prestazioni della rete Ethereum?
Uno degli effetti più visibili del MEV riguarda il costo delle transazioni. Quando più attori competono per includere transazioni redditizie in un blocco, si genera una vera e propria guerra delle offerte – detta gas auction – in cui ciascuno cerca di offrire più gas per ottenere priorità. Questo fa aumentare le commissioni medie, penalizzando soprattutto gli utenti che vogliono semplicemente inviare fondi o interagire con un contratto senza finalità speculative.
Inoltre, il MEV introduce congestione artificiale: i bot di arbitraggio e i searcher inviano decine di transazioni simili per garantirsi l’esecuzione nel punto giusto della sequenza. Questo satura la rete, rallenta le conferme e crea colli di bottiglia, riducendo l’efficienza dell’intero sistema.
In sintesi, il MEV aggrava i problemi già noti di Ethereum legati alla scalabilità e ai costi di utilizzo, ostacolando l’adozione di massa.

Cosa sta facendo la comunità Ethereum per limitare i danni del MEV?
Il tema del MEV non è passato inosservato agli sviluppatori e ai ricercatori del mondo Ethereum. Tra le soluzioni più discusse c’è l’adozione di PBS (Proposer-Builder Separation), un modello che separa il ruolo di chi propone un blocco da chi lo costruisce, per ridurre l’impatto negativo del MEV.
Con questo approccio, il validatore non decide più in autonomia quali transazioni includere e in che ordine, ma riceve pacchetti già costruiti da builder indipendenti. Questo limita la possibilità di manipolazione, pur non eliminandola del tutto. Il modello PBS è attualmente sperimentale ma rappresenta una delle strategie più promettenti.
Altri progetti stanno lavorando su sistemi di privacy per la mempool, come le private mempool o i encrypted transactions, che nasconderebbero i dettagli delle transazioni fino alla loro inclusione in un blocco, rendendo impossibili gli attacchi di front-running.
Un’altra strada è quella delle soluzioni layer 2, che spostano parte delle transazioni fuori dalla mainnet Ethereum, riducendo l’esposizione diretta al MEV. Tuttavia, anche queste soluzioni non sono immuni da manipolazioni, e devono affrontare sfide tecniche complesse.

Quale futuro attende il MEV e la rete Ethereum?
Il futuro del MEV è incerto ma carico di sfide. Se non regolato, rischia di minare la fiducia nell’intera rete Ethereum. Tuttavia, se gestito in modo trasparente e con strumenti adeguati, il MEV potrebbe anche diventare un’opportunità per creare nuovi modelli di incentivazione e meccanismi di redistribuzione dei profitti.
La comunità di Ethereum è consapevole che il problema va affrontato prima che cresca ulteriormente, soprattutto in vista dell’espansione della rete verso Ethereum 2.0 e il futuro delle rollup-centric architectures.
Quel che è certo è che il MEV non è un fenomeno destinato a sparire. Al contrario, è una conseguenza inevitabile della programmabilità avanzata che ha reso Ethereum una piattaforma unica. Riconoscerne i rischi e costruire meccanismi per mitigarli sarà fondamentale per garantire un futuro più equo, scalabile e sicuro alla principale blockchain per smart contract del mondo.