Ricevere la notifica di un decreto ingiuntivo per debiti non saldati è un momento che può generare ansia e confusione. Si tratta di un atto giudiziario che, se ignorato, può avere conseguenze molto serie sul patrimonio del debitore. La legge italiana prevede un termine perentorio e cruciale per agire: 40 giorni. Chi si trova in questa situazione deve sapere bene in caso di decreto ingiuntivo cosa fare, per evitare l’aggravarsi della situazione debitoria.
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Cos’è un decreto ingiuntivo e quando viene emesso
Un decreto ingiuntivo è un provvedimento emesso dal giudice su richiesta di un creditore che vanta un credito certo, liquido ed esigibile, basato su prova scritta. È una procedura monitoria, semplificata e veloce, che consente al creditore di ottenere rapidamente un titolo esecutivo senza la necessità di una lunga causa ordinaria.
Viene tipicamente emesso in casi di mancato pagamento di somme dovute, come ad esempio fatture professionali o commerciali non onorate, spese condominiali arretrate, o canoni di locazione scaduti. Il giudice, dopo aver esaminato la documentazione fornita dal creditore, emette il decreto. Con la successiva notifica decreto ingiuntivo al debitore, parte il conto alla rovescia. Il documento intima al debitore di pagare la somma dovuta entro il termine di 40 giorni dalla notifica stessa. La procedura è concepita per tutelare il creditore in presenza di prove inoppugnabili del debito, ma offre al debitore la possibilità di difendersi. È essenziale capire che, di fronte a un esempio decreto ingiuntivo, il tempo è una risorsa preziosa.

Cosa controllare subito nel documento
Una volta ricevuto l’atto, il primo passo cruciale è analizzare con attenzione ogni dettaglio del documento notificato. Questo è il momento in cui si inizia a delineare la strategia di risposta e a capire davanti a un decreto ingiuntivo cosa fare nella pratica. Non tutti i decreti ingiuntivi sono validi o inattaccabili, e un’analisi meticolosa può rivelare vizi di forma o di sostanza.
Il decreto ingiuntivo non è solo una richiesta di pagamento, ma un atto che contiene informazioni vitali per la difesa. Occorre verificare attentamente chi è il creditore, l’ammontare esatto del debito, la descrizione del titolo in base al quale è stato emesso, e soprattutto, i termini 40 giorni decreto ingiuntivo per l’opposizione.
Importi, creditore, termini
Il primo dato da verificare è l’importo richiesto: è fondamentale che la cifra sia corretta e corrisponda effettivamente al debito contratto, inclusi gli interessi e le spese legali calcolate fino a quel momento. Anche un errore nel calcolo potrebbe essere motivo di contestazione.
In secondo luogo, si deve identificare con certezza il creditore che ha richiesto il decreto, e la sua legittimazione a farlo. Infine, il dato più critico è la menzione chiara del termine per l’opposizione, ovvero i 40 giorni dalla ricezione. Il rispetto di questo termine è vitale, perché la sua scadenza senza azioni da parte del debitore comporta che il decreto diventi definitivo ed esecutivo. Sapere che i termini 40 giorni decreto ingiuntivo sono perentori, è il punto di partenza per decidere in caso di decreto ingiuntivo cosa fare.

Strade possibili entro 40 giorni
I 40 giorni che decorrono dalla notifica sono il periodo di tempo concesso al debitore per decidere e mettere in atto una strategia. Le opzioni a disposizione sono sostanzialmente due, e la scelta dipende dalla fondatezza del debito e dalla volontà o possibilità economica del debitore di adempiere. In questa fase, l’assistenza di un avvocato è altamente consigliata per valutare correttamente la situazione e i costi avvocato opposizione contro i benefici attesi.
Opposizione formale (quando ha senso)
L’opposizione decreto ingiuntivo è l’azione legale con cui il debitore contesta la richiesta del creditore, dando il via a un vero e proprio giudizio ordinario. Ha senso intraprendere questa strada quando si ritiene che il credito non sia dovuto, sia parzialmente errato, o che vi siano vizi procedurali nel decreto stesso. Ad esempio, se il debito è già stato pagato, se la prova scritta non è valida, o se sono state violate le norme sulla notifica di un decreto ingiuntivo.
Presentare l’opposizione al decreto ingiuntivo sospende l’efficacia esecutiva dell’atto, e spetta al creditore dimostrare in sede processuale la validità del suo credito. È una scelta che comporta l’anticipo dei costi avvocato opposizione e l’avvio di una causa, ma è l’unico modo per bloccare l’azione esecutiva in presenza di contestazioni fondate.
Ricerca di un accordo e piano di rientro
Se il debito è riconosciuto, l’opzione migliore è cercare un accordo con creditore. È possibile contattare direttamente il creditore o il suo legale per negoziare. Questa strada può portare a una soluzione extragiudiziale vantaggiosa per entrambe le parti, evitando i tempi e le spese di un contenzioso.
Una soluzione comune è la possibilità di rateizzare il debito dopo decreto ingiuntivo. Si può proporre un piano di rientro, ovvero un accordo transattivo che prevede il pagamento della somma dovuta in un certo numero di rate, magari con una riduzione sugli interessi o sulle spese legali. Se l’accordo viene raggiunto e rispettato, il creditore ritira la richiesta di esecuzione forzata. Questo approccio è spesso preferito quando non si intende contestare il debito e si vuole evitare il rischio di un pignoramento dopo decreto ingiuntivo. È importante formalizzare qualsiasi accordo con creditore per iscritto, anche se i termini 40 giorni decreto ingiuntivo non vengono formalmente interrotti.

Cosa succede se non si fa nulla
L’inerzia, in questo contesto, è la scelta peggiore e ha conseguenze legali molto precise. Il termine di 40 giorni non è un consiglio, ma una scadenza perentoria.
Se non viene presentata opposizione decreto ingiuntivo e il debito non viene saldato, si verifica la mancata opposizione e gli effetti correlati: il giudice dichiara esecutivo il decreto ingiuntivo, apponendovi la cosiddetta “formula esecutiva”. A questo punto, il decreto acquisisce la stessa forza di una sentenza definitiva.
Il creditore ha quindi il diritto di avviare immediatamente l’esecuzione forzata. Il primo atto sarà il precetto, con cui si intima nuovamente il pagamento entro un termine di 10 giorni, seguito dal pignoramento dopo decreto ingiuntivo di beni mobili, immobili, o somme di denaro, come lo stipendio o il conto corrente. Nonostante non sia più possibile l’opposizione, persino in questa fase, cercare di rateizzare debito dopo decreto ingiuntivo attraverso un accordo con creditore può essere un tentativo per limitare i danni e bloccare il pignoramento imminente.
In sintesi, la mancata opposizione effetti trasforma un semplice invito a pagare in un’autorizzazione giudiziaria all’aggressione del patrimonio del debitore. Capire come muoversi in caso decreto ingiuntivo e cosa fare è dunque una questione di tempestività e strategia.

Timeline grafica dei 40 giorni con le possibili azioni
| Giorno | Azione cruciale | Descrizione sintetica dell’obiettivo |
| Giorno 1 | Ricezione notifica | Inizio del conto alla rovescia dei termini 40 giorni decreto ingiuntivo. |
| Giorni 1 – 7 | Analisi e consulenza legale | Verifica di tutti i dati (importi, creditore, validità dell’atto) e consultazione con un avvocato per stabilire se presentare opposizione decreto ingiuntivo o tentare l’accordo con creditore. |
| Giorni 8 – 35 | Azione legale o negoziale | Opzione A: Deposito dell’atto di opposizione formale. Opzione B: Avvio delle trattative per rateizzare debito dopo decreto ingiuntivo e raggiungimento di un accordo scritto. |
| Giorno 40 | Scadenza termine | Ultimo giorno per presentare opposizione. Oltre, il rischio di mancata opposizione effetti e pignoramento dopo decreto ingiuntivo è massimo. |