I dati a nostra disposizione non potrebbero parlare più chiaro di così: nel primo semestre del 2023 si è registrato nel nostro Paese un netto calo della richiesta di mutui. Secondo quanto riportato da Barometro MUTUI di CRIF la contrazione è stata del 22,4% rispetto al medesimo periodo del 2022. Si tratta di dati influenzati profondamente dalle surroghe, un fenomeno che nel frattempo ha vissuto una diminuzione del 30,8%, tutto questo mentre i nuovi mutui erogati dagli istituti di credito sono scesi del 21,6%. Per quanto riguarda poi il solo mese di giugno le richieste di mutuo hanno subito una frenata dell’11,6%. Ecco dunque una panoramica di quello che è accaduto di recente al settore.
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Crollo della richiesta di mutui nel 2023: i dati
Sempre prendendo come riferimento il mese di giugno 2023 Barometro MUTUI ha inoltre fornito ulteriori dati rispetto alle richieste di mutui nel nostro Paese. Qui il dettaglio con le percentuali delle fasce dell’importo richiesto (in ordine di grandezza):
- Mutui sopra i 300.000 euro: 5,2%
- Mutui tra i 75.000 e i 100.000 euro: 19,4%
- Mutui tra gli 0 e i 75.000 euro: 19,9%
- Mutui tra i 100.001 e i 150.000 euro: 29,6%
- Mutui tra i 150.001 e i 300.000 euro: 25,9%
Qui invece l’indicazione relativa alla durata dei finanziamenti richiesti (espressa in anni e aggiornata a giugno 2023):
- Mutui da 0 a 5 anni: 0,4%
- Mutui da 5 a 10 anni: 4,1%
- Mutui sopra i 30 anni: 8,4%
- Mutui tra i 10 e 15 anni: 9,8%
- Mutui tra i 15 e i 20 anni: 18%
- Mutui tra i 20 e i 25 anni: 22,7%
- Mutui tra i 25 e i 30 anni: 36,7%
Per quanto riguarda l’età dei richiedenti il mutuo questi sono stati i dati forniti dal report di CRIF:
- Mutuatari tra i 64 e i 74 anni: 1,9%
- Mutuatari tra i 18 e i 24 anni: 3,7%
- Mutuatari tra i 55 e i 64 anni: 9,7%
- Mutuatari tra i 45 e i 54 anni: 23,4%
- Mutuatari tra i 25 e i 34 anni: 30,2%
- Mutuatari tra i 35 e i 44 anni: 31,1%
Risulta infine essere in calo, a sua volta, l’importo medio richiesto: nel primo semestre del 2023 la cifra si è attesato intorno a 144.279 euro, con una riduzione dello 0,6% rispetto ai primi sei mesi del 2022. È in ogni caso importante sottolineare anche come i risultati statistici emersi rispetto all’età dei mutuatari e alla durata del mutuo siano in realtà in linea con quelli dei primi mesi dello scorso anno.
Meno mutui, rate più alte
In parallelo al crollo delle richieste di mutui sono aumentate in modo piuttosto considerevole le rate pagate per i finanziamenti. A causa dell’incremento costante dei tassi di interesse a cui abbiamo assistito nel corso degli ultimi mesi la rata media mensile è aumentata del 28% rispetto allo stesso periodo (mese di marzo) del 2022. Si segnalano a proposito picchi fino al + 40% per i mutui stipulati di recente, con una rata media aumentata dai 616 euro precedenti agli attuali 865 euro.
A proposito degli scenari attuali (piuttosto negativi, va detto) l’Executive Director di CRIF Simone Capecchi ha dichiarato:
L’innalzamento dei tassi di interesse ha frenato la richiesta di mutui e, di conseguenza, le famiglie italiane hanno dovuto fare i conti con una perdita del potere d’acquisto che pesa inevitabilmente sulle decisioni di spesa. Gli effetti di un’inflazione persistente, in presenza di tassi d’interesse più elevati, porteranno a un peggioramento dei tassi di default. Tuttavia, le logiche di offerta degli ultimi anni e la domanda più prudente, manterranno i tassi di default su valori inferiori alle passate crisi economiche, limitati anche da un livello di indebitamento delle famiglie che rimane basso, soprattutto se paragonato al resto d’Europa.
Richieste di mutuo: gli scenari futuri
Risulta dunque evidente come in questa fase storica caratterizzata da una generale instabilità economica e da un caro prezzi sempre più difficile da affrontare sono sempre meno i cittadini (soprattutto i più giovani) a sentirsi pronti per richiedere un finanziamento. I timori emergono soprattutto per chi vorrebbe accedere ad un mutuo a tasso variabile ma ha il terrore che la rata possa aumentare a livelli insostenibili. La situazione, tuttavia, potrebbe essere destinata a cambiare a breve. Secondo gli e sperti di finanza infatti il picco dei tassi di interesse potrebbe essere vicino, anche se per vedere una reale discesa bisognerà attendere il 2024.
Rispetto ai futures dell’Euribor (l’indice di riferimento per mutui a tasso variabile) ci si attende in effetti una lentissima discesa dai primi mesi del 2024 in poi. Questa inversione di tendenza dovrebbe dunque far riemergere un interesse verso il variabile, quasi del tutto sparito in tempi non sospetti: basti pensare che negli ultimi mesi il 95% di richieste di mutuo è stato per il fisso. Va detto, comunque sia, che chi ha scelto un mutuo a tasso fisso non è stato molto più agevolato rispetto a chi ha preferito il variabile. Le proposte delle banche a riguardo sono sensibilmente peggiorate con il passare dei mesi: si è infatti passati da un tasso dell’1% di inizio 2022 al 3,7% (per i più fortunati) di questi ultimi giorni.