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Coefficienti di trasformazione 2025: tabella aggiornata e impatto sull’assegno

Coefficienti di trasformazione 2025: Ritratti di pensionati: il volto dei beneficiari e l'impatto della tabella aggiornata sull'assegno di pensione

Immaginate una chiave di volta che ogni due anni ricalcola il valore di tutti i vostri sacrifici lavorativi. Nel cuore del sistema pensionistico contributivo italiano, non sono i soli anni di versamenti a contare, ma un freddo e potente moltiplicatore: i Coefficienti di Trasformazione. Sono loro la formula magica (o amara) che converte il vostro montante accumulato in quella che sarà la vostra rendita mensile. Purtroppo, per il biennio 2025-2026, il Decreto Ministeriale 436/2024 ha suonato l’ennesimo campanello d’allarme: i coefficienti stanno diminuendo ancora. Ecco perché ogni futuro pensionato deve conoscere l’impatto di questa nuova tabella sull’assegno finale.

Cosa sono i coefficienti di trasformazione

Mani giunte
Le mani di un anziano e la conversione del capitale in rendita annua secondo i nuovi coefficienti in vigore dal 2025

I coefficienti di trasformazione rappresentano il meccanismo cruciale che, all’interno del sistema pensionistico contributivo, trasforma il capitale accumulato dal lavoratore – il cosiddetto “montante contributivo” – in una rendita annua lorda. Introdotto dalla Legge Dini (L. 335/1995), questo sistema è progettato per essere equo e sostenibile.

Il montante contributivo non è altro che la somma di tutti i contributi versati, rivalutati annualmente in base all’andamento del Prodotto Interno Lordo (PIL) nominale. Al momento del pensionamento, questo “tesoretto” viene moltiplicato per il coefficiente di trasformazione relativo all’età anagrafica del lavoratore in quel preciso momento.

Il principio è semplice e al contempo anche molto potente: più tardi si ritira il capitale, maggiore sarà il coefficiente applicato. Questo perché si presume che la pensione dovrà essere erogata per un numero inferiore di anni.

La revisione di questi valori avviene ogni due anni e dipende essenzialmente dall’adeguamento alla speranza di vita media della popolazione italiana, rilevata dall’ISTAT. Se la speranza di vita aumenta, i coefficienti diminuiscono, poiché la rendita dovrà essere pagata per un periodo più lungo.

Tabella ufficiale 2025–2026: coefficienti per età di pensionamento

Il Decreto Ministeriale 436/2024 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha reso nota di recente la nuova tabella dei coefficienti di trasformazione che si applicherà a tutte le pensioni liquidate con decorrenza compresa tra l’1° gennaio 2025 e il 31 dicembre 2026.

Questa revisione, in linea con il trend di miglioramento della longevità, ha prodotto un taglio generalizzato che varia tra l’1,55% e il 2,18% rispetto ai valori in vigore nel biennio precedente (2023-2024). Ecco il dettaglio dei coefficienti aggiornati.

Età di pensionamentoCoefficiente 2023-2024Coefficiente 2025-2026Variazione approssimativa
574,270%4,204%-1,55%
604,615%4,536%-1,71%
635,028%4,936%-1,83%
655,352%5,250%-1,91%
675,723%5,608-2,01%
716,655%6,510%-2,18%

Come incidono sull’importo della pensione

Passiamo a questo punto alla risposta alla domanda che in tanti si staranno facendo in questo momento: ma quindi, qual è il reale impatto di questi coefficienti sull’importo finale della mia pensione?

L’incidenza di un coefficiente più basso è diretta e inevitabile: a parità di montante contributivo accumulato e di età anagrafica, l’assegno di pensione lordo sarà inferiore rispetto a quanto calcolato con i parametri del biennio precedente.

La formula di calcolo da applicare è la seguente:

Pensione Annua Lorda=Montante Contributivo×Coefficiente di Trasformazione

Quando il coefficiente diminuisce, l’unico modo per compensare la perdita è aumentare il montante contributivo, ovvero lavorare e versare contributi per un periodo più lungo, oppure ritardare la decorrenza della pensione, beneficiando così di un coefficiente anagrafico più elevato.

L’aggiornamento 2025-2026 determina una riduzione media dell’importo lordo della pensione tra l’1,55% e il 2,18%. Sebbene la percentuale possa sembrare modesta, su grandi montanti contributivi la differenza può tradursi in centinaia di euro in meno all’anno per il pensionato.

Pensionamento a 63 anni vs 67 anni

La differenza tra un pensionamento anticipato (come ad esempio con la Quota 103 o altre forme che applicano interamente il calcolo contributivo) e quello di vecchiaia (attualmente a 67 anni) diventa ancora più marcata con i nuovi coefficienti.

Prendiamo a questo punto l’esempio concreto di un lavoratore che ha accumulato un montante contributivo di €200.000:

  • Pensionamento a 63 anni (2025-2026):
    • Coefficiente: 4,936%
    • Pensione Annua Lorda: €200.000 * 4,936% = €9.872
  • Pensionamento a 67 anni (2025-2026):
    • Coefficiente: 5,608%
    • Pensione Annua Lorda: €200.000 * 5,608% = €11.216

Il divario annuale lordo tra le due opzioni è di €1.344. Questi numeri confermano che nel sistema contributivo, posticipare il ritiro rimane la strategia più efficace per massimizzare la rendita, poiché si combina un maggiore montante contributivo (per i contributi aggiuntivi versati) con un coefficiente di trasformazione intrinsecamente più alto.

Ci sono differenze uomo/donna?

In realtà non si segnalano sostanziali distinzioni: i coefficienti di trasformazione sono neutri dal punto di vista del genere.

La legge italiana stabilisce che i coefficienti siano applicati in base all’età anagrafica al momento della liquidazione della pensione e alla speranza di vita della popolazione generale, senza distinzione tra uomini e donne.

Tuttavia, nella pratica, l’assegno finale delle donne risulta spesso inferiore. Questa disparità non dipende dal coefficiente, ma dalla minore entità del montante contributivo accumulato. Le carriere femminili (purtroppo) sono più frequentemente interrotte da pause per la maternità e la cura familiare, e storicamente sono caratterizzate da salari mediamente più bassi, il che riduce la base contributiva su cui il coefficiente viene applicato.

Quanto detto fin’ora rappresenta un problema di natura sociale che andrebbe affrontato anche a livello istituzionale e che da anni è oggetto di feroci dibattiti.

Esempi pratici di calcolo

Nel seguente video potete recuperare una spiegazione semplice riguardo ai coefficienti di trasformazione aggiornati, con una tabella che fa riferimento al biennio 2025/2025 dove sono indicati tutti gli aumenti del caso.

Domande frequenti

Cosa sono i coefficienti e a cosa servono?

Si tratta di valori percentuali (o moltiplicatori) previsti dalla legge italiana (L. 335/1995, Riforma Dini) che convertono il montante contributivo (il capitale accumulato con i contributi) in una rendita annua lorda di pensione.

2. Perché i coefficienti per il 2025-2026 sono diminuiti?

I coefficienti sono soggetti a revisione biennale sulla base dei dati demografici ufficiali (ISTAT) e della speranza di vita media. Di recente, si è registrato un ulteriore aumento della speranza di vita medio nel nostro Paese. Visto che si prevede che i pensionati vivranno più a lungo, l’importo accumulato dovrà essere distribuito su un periodo più esteso, portando di conseguenza a un coefficiente inferiore.

3. Chi è interessato dalla nuova tabella 2025-2026?

La riduzione dei coefficienti 2025-2026 interessa i pensionamenti con decorrenza 1 gennaio 2025 – 31 dicembre 2026 e si applica a contributivi puri (senza contributi al 31 dicembre 1995), misti (per la quota contributiva) e a chi sceglie il calcolo contributivo (come Opzione Donna o Quota 103/104).


Fonti e riferimenti ufficiali

Euro
Importo della pensione in Euro: dettaglio delle banconote che simboleggiano l’assegno. Calcolo e riduzione pratica per i coefficienti 2025-2026.

Per maggiori informazioni sul tema vi invitiamo ad affidarvi alle seguenti fonti e risorse ufficiali:

  • Inps (cliccate qui per i dettagli sui coefficienti);
  • Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali;
  • Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana;
  • Patronati e Centri di Assistenza Fiscale (CAF);
  • Istituti di Ricerca Specializzati (es. Itinerari Previdenziali)

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