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Qual è la differenza tra pensione lorda e netta

Qual'è la differenza tra pensione lorda e pensione netta e come calcolarla? Ecco tutto quello che occorre sapere per non sbagliare i conti

Quando si parla di pensione si ha davvero la consapevolezza della differenza tra pensione lorda e pensione netta? Vi è ovviamente una differenza, comprenderla è essenziale per una visione d’insieme e avere coscienza di un argomento talvolta delicato. 

H2 La differenza tra pensione lorda e pensione netta

La pensione lorda rappresenta la propria pensione conteggiata basandosi sui contributi dispensati nel corso della propria vita lavorativa. Il riferimento è a un importo teorico, più alto di quello che nel concreto si percepisce mensilmente.

La cifra della pensione che concretamente si incasserà, e di cui pertanto si potrà usufruire per qualunque necessità, è d’altro canto la pensione netta.

La pensione netta altro non è che la performance pensionistica di cui si ha diritto al netto dell’imposizione fiscale. La tassazione viene trattenuta ogni mese sul cedolino della pensione. 

Per conoscere a quanto assommi la propria pensione netta, un’alternativa potrebbe essere quella di richiedere una consulenza previdenziale agli addetti ai lavori.

Ecco come calcolare la pensione netta

Calcolare la pensione netta, partendo dalla cifra lorda segnalata dal cedolino, non è operazione troppo complessa.

Sull’intero iter, d’altronde, influisce la legislazione di volta in volta vigente. Il suddetto calcolo, pertanto, andrebbe effettuato basandosi sulla Legge di Bilancio 2023 che ha variato le aliquote IRPEF da applicare sui redditi delle persone fisiche come pure le decurtazioni.

Le varianti da prendere in considerazione al momento di calcolare la pensione netta sono tre:

  1. IRPEF;
  2. addizionali regionali e comunali;
  3. detrazioni.

Per la quantificazione del proprio assegno pensionistico netto, si dovranno in primis tagliare dalla pensione lorda le imposte da versare. Le tasse sono computate basandosi sulle ordinarie aliquote IRPEF, le quali sono state oggetto di modifica a partire dal 1° gennaio 2023.

Alla stima così ottenuta, si dovranno sottrarre anche le addizionali regionali e comunali che si differenziano a seconda della propria residenza.

In conclusione, si potranno inserire le detrazioni, nella circostanza se ne avesse diritto.

Dalla pensione lorda alla pensione netta: l’incidenza delle aliquote IRPEF

La performance pensionistica predisposta dall’INPS rappresenta una vera e propria entrata per il beneficiato. In quanto tale, su di essa occorre provvedere al pagamento delle imposte a seconda degli scaglioni prefissati. A ognuno di questi sarà da applicare una specifica percentuale che rappresenterà la tassazione lorda.

Maggiore sarà l’importo della propria pensione lorda e più bassa sarò la somma della propria l’importo pensione netta. A elevato reddito, del resto, coincide gradualmente una imposizione fiscale maggiore.

Ipotizzando in maniera del tutto ottimistica che si possa beneficiare di un assegno pensionistico annuale pari a 60.000 euro, con le nuove aliquote IRPEF, la tassazione è la seguente:

  • 15.000€ sono gravati al 23% e si versa un’imposta di 3.450€;
  • 13.000€ vengono gravati al 25% uguale a un’imposta di 3.250€;
  • 22.000€ sono gravati al 35% e l’imposta da versare è di 7.700€;
  • Sulla parte di reddito eccedente 50.000 euro tassazione al 43%; l’imposta è pertanto di 4.000€.

L’imposizione fiscale annuale, in questa prospettiva, è uguale a 18.400€.

L’IRPEF andrà applicata a ciascuna delle performance pensionistiche lorde (pertanto anche alla pensione di reversibilità), discorso che non vale per le pensioni assistenziali.

Alla somma così conteggiata, si detraggono le addizionali regionali e comunali che diminuiscono ancor di più la cifra della pensione netta.

Le deduzioni per i redditi pensionistici

Con l’applicazione graduale delle nuove aliquote IRPEF all’importo della propria pensione lorda, si otterrà l’imposta totale da versare che nondimeno è anch’essa “lorda”. Ci si potrebbe del resto avvantaggiare di diverse detrazioni in grado di abbassare l’IRPEF spettante.

Anche le detrazioni, come la medesima imposta, si differenziano in base alla condizione reddituale generale del pensionato.

Nella fattispecie, incassando una pensione piuttosto bassa e non superando un importo pensionistico di 8.500€ annui, si rientrerà nella “No Tax Area” grazie ad una riduzione di 1.955€. Tale importo, difatti, annulla l’imposizione del 23% che andrebbe applicata alla propria pensione lorda.

Per quanti percepiscono d’altro canto un assegno di pensione tra gli 8.500€ e i 50.000€ si potrà beneficiare di detrazioni mutevoli in base al proprio importo reddituale complessivo.

In ultimo, per coloro che superassero i 50.000€ all’anno, non si potrà godere di alcuna sottrazione. La tassazione “lorda” computata a seconda delle aliquote IRPEF equivarrà quindi davvero alla cifra trattenuta dall’INPS.

Sarà bene rammentare le addizionali regionali e comunali: anch’esse riducono il complessivo della propria pensione.

Pensione netta e pensione lorda: la programmazione previdenziale è essenziale

Il calcolo della propria pensione netta partendo dall’importo lordo, non è operazione complessa. Si tratta di un computo importante sia per chi fosse ancora impegnato con il lavoro, sia per quanti siano già in pensione. 

Per i pensionati, calcolare con precisione la propria pensione netta permette di esaminare l’iter eseguito dall’INPS al fine di monitorare il corretto corso delle operazioni. Per i lavoratori attivi, la conoscenza dell’importo della propria pensione potrà essere funzionale per tracciare l’indice di sostituzione e, di rimando, il proprio gap previdenziale. 

Queste indicazioni potrebbero bastare per un intervento volto ad assicurare una pensione adeguata e coerente alle proprie occorrenze.  Meglio essere “previdenti”. Una disamina che potrebbe richiedere il supporto di un consulente previdenziale.