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Buoni Pasto: come funzionano e come risparmiare sui pasti!

Scopri subito com'è possibile risparmiare su pranzo e cena in azienda con i buoni pasto.

Quando si parla dei buoni pasto si fa riferimento a quello che è probabilmente il benefit più ricercato in assoluto da parte dei dipendenti in un’azienda, insieme alla possibilità di smart working (una necessità emersa soprattutto dopo la pandemia) e in generale ad una maggiore flessibilità. Non si tratta però di uno strumento amato solo dai cosiddetti “sottoposti”, ma anche dagli stessi datori di lavoro. Perché? Proviamo a vedere insieme di cosa stiamo parlando e tutti i vantaggi correlati a questo mezzo.

Cosa sono i buoni pasto e qual è la loro storia

La storia dei buoni pasto inizia nel 1954, quando in Inghilterra per la prima volta vennero introdotti da alcune aziende del Regno Unito. Ad avere l’idea per la prima volta fu l’uomo d’affari inglese John R. Rack, resosi conto che alcuni clienti stavano pagando in un ristorante non con le classiche banconote ma bensì con biglietti di carta. Affascinato da questa originale soluzione, Rack decise di fondare nel 1955 la Lancheon Vouchers Ltd, che nel 1999 si sarebbe trasformata nella Accor Services. La società avrebbe così emesso dei buoni pasto accettati su tutto il territorio inglese, che avrebbero poi restituito il buono alla Luncheon Vouchers Ltd ottenendo in cambio la somma indicata. Con la defiscalizzazione dei buoni pasto da parte del governo inglese, lo strumento conobbe un enorme successo, divenendo così sempre più diffuso sul territorio nazionale: basti pensare che nel giro di tre anni il numero di aziende che utilizzavano i buoni pasto della Luncheon era più che raddoppiato.

Oggi lo strumento è molto utilizzato dalle aziende che non hanno a disposizione una mensa aziendale e che, in parallelo, sono consapevoli di quanto sia importante il livello di soddisfazione generale della loro forza lavoro. I formati disponibili di buoni pasto sono essenzialmente due: troviamo quelli cartacei (di norma disponibili in pacchetti), e quelli elettronici, che probabilmente verranno sempre più utilizzati in un’ottica futura di risparmio e smaterializzazione. Lo strumento, che solitamente vanta un importo massimo intorno ai 10 euro, viene utilizzato dai dipendenti per pagare generi alimentari proprio come se fosse del contante, con la sostanziale differenza che il commerciante andrà a riscuotere la cifra senza dover corrispondere alcun resto.

I buoni pasto sono uno strumento molto utile e davvero apprezzato non solo dai dipendenti ma anche dalle stesse aziende. Scopri subito qui il perché.
Una donna in ufficio si gode un cappuccino e una bruschetta.

I vantaggi dei buoni pasto

Come anticipato in precedenza, emergono molti risvolti positivi per le aziende che decidono di affidarsi ad un fornitore di buoni pasto, nonostante valga comuque la pena sottolineare che non esiste, ad oggi, alcun obbligo legale per le aziende di utilizzarli, a meno che non sia direttamente esplicitato nel CCNL che regola i rapporti di lavoro del relativo settore. Un altro aspetto da non dimenticare, inoltre, è il fatto che i buoni pasti possono essere usati da tutti i dipendenti full time, mentre per i dipendenti part time lo strumento si utilizza quando nel turno di lavoro sono inclusi una pausa pranzo o una pausa cena e se la distanza della residenza del dipendente dal posto di lavoro è tale da non permettergli di tornare per consumare un pasto nella sua abitazione.

Per il resto, i buoni pasti svolgono un ruolo essenziale per quanto riguarda il risparmio fiscale delle aziende che li utilizzano: rispetto ai buoni pasto cartacei dal valore di 4 euro e di 8 euro e per i buoni pasto elettronici è infatti prevista l’esenzione dagli oneri fiscali e previdenziali. Diverso invece è il discorso per i buoni pasto di importo maggiore, per i quali la differenza viene tassata a norma di legge. In sintesi, non contribuendo a determinare i contributi, il buono pasto non farà aumentare le trattenute nella busta paga a fine mese.

Abbiamo dunque visto i vantaggi per le finanze dei dipendenti, e per quanto riguarda gli imprenditori, invece? Il buono pasto contribuisce a ridurre in maniera sostanziale i costi della pausa pranzo. Poiché gran parte delle imprese non possono vantare una mensa aziendale devono per forza di cose fornire una sorta di indennità sostitutiva ai loro lavoratori, che però non gode del medesimo trattamento fiscale favorevole dei buoni pasto: poiché essa viene calcolata come reddito da attività lavorativa è fortemente tassata. I vantaggi non finiscono certo qui: tra gli aspetti positivi vale inoltre la pena ricordare la maggiore flessibilità concessa per quanto riguarda gli orari della pausa pranzo, una maggior liquidità aziendale con la possibilità di detrarre il 100% del costo dei buoni e dell’IVA e, in generale, un clima aziendale molto più disteso, visto e considerato che i lavoratori apprezzano sempre molto questo strumento (e un dipendente felice, si sa, è molto più produttivo).

I tipi di buoni pasto esistenti e dove si possono spendere

Un altro fattore da non sottovalutare è il fatto che i lavoratori saranno naturalmente più portati ad essere clienti fedeli di tutti quei punti di ristorazione che accetteranno i loro buoni pasto. Ecco perché dunque, molto spesso, a stringere accordi con le principali aziende impegnate nel welfare aziendale sono anche le catene di supermercati, oltre ai classici bar, ristoranti, agriturismi, spacci aziendali e pizzerie.

Ad oggi, per il resto, i maggiori fornitori di buoni pasto sul mercato sono Edenred (azienda francese creatrice dei Ticket Restaurant), UpDay, Sodexo, Pellegrini e Yet Ticket Srl (parte del gruppo 360 Payment Solutions).

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