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Il Monopoly a sostegno del capitalismo

“Comprate terreni, non ne fabbricano più” diceva lo scrittore statunitense Mark Twain nel secolo scorso, senza sapere quale significato avrebbe assunto la sua stessa frase se associata alle regole del Monopoly.

Il bestseller dei giochi da tavolo, ideato da Elisabeth Magie ma con un nome differente “Il Gioco del Proprietario”, ha oggi come obiettivo quello di insegnare a ogni giocatore il significato degli investimenti, acquistando lotti di terreno, costruendo case e poi alberghi e riscuotendo affitti sempre più onerosi dai giocatori che malauguratamente si fermano su quelle proprietà.

Ma è bene sapere che l’intento ufficiale di E. Magie fosse un altro: sfidare gli aberranti metodi capitalistici delle proprietà private sfruttando un semplice complemento di gioco. L’idea venne concepita dopo aver letto una citazione nel libro di Henry George “Progresso e Povertà” del 1978 che recitava “L’uguale diritto degli uomini di utilizzare la terra è evidente quanto l’uguale diritto di respirare l’aria – è un diritto sancito dal semplice fatto della loro esistenza”. E infatti, “avrebbe potuto benissimo essere chiamato Il Gioco della Vita,” sosteneva Magie, “perché contiene tutti gli elementi di successo e fallimento presenti nella realtà, e l’obiettivo è lo stesso che la specie umana generalmente sembra avere, l’accumulo di ricchezza”.

Vi sono, per giunta, anche diversi avvicendamenti sulla vendita del brevetto di Magie; è certamente noto, però, che la Parker Brothers lo acquistò da un certo sig. Darrow (il quale si era anticipatamente appropriato del brevetto in maniera del tutto illegittima dichiarando di aver inventato il gioco negli anni 30) al fine di sponsorizzare nuove regole, ben diverse da quelle descritte dalla Magie, decretando così il trionfo del capitalismo.

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