Il pignoramento di un quinto dello stipendio è una procedura prevista dalla legge italiana che consente ai creditori di ottenere il recupero di somme dovute tramite il prelievo di una quota del reddito mensile del debitore. In presenza di particolari debiti da parte del dipendente, dunque, il datore di lavoro sarà obbligato a trattenere una parte del suo stipendio in busta paga, trasferendo poi l’importo corrispondente al creditore tramite bonifico bancario. Vediamo insieme come funziona questo processo e quali sono gli eventuali limiti secondo il nostro ordinamento.
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Pignoramento stipendio: cosa dice la normativa
Si è fatto chiarezza nel merito della questione nello specifico con l’articolo 545 del Codice di procedura civile, che spiega più nel dettaglio quali sono i crediti pignorabili e quali no.
In base alla Legge italiana, innanzitutto, i crediti alimentari non possono essere soggetti a pignoramento, tranne in casi specifici approvati dal presidente del tribunale o da un giudice da lui incaricato, e solo per la parte del credito da loro determinata attraverso un decreto. Allo stesso modo, non possono essere pignorati i crediti che riguardano sussidi di assistenza destinati a persone bisognose, come per esempio il sostegno per la maternità, cure mediche o spese funerarie, erogati da istituzioni di beneficenza o assicurative.
Per il resto, i crediti derivanti da rapporti di lavoro, come stipendi, salari e altre indennità, possono essere pignorati solo per il recupero di crediti alimentari, e solo fino a una certa percentuale stabilita dal presidente del tribunale o da un giudice da lui designato. Inoltre, tali crediti possono essere pignorati fino a un quinto per pagare imposte dovute a enti pubblici, come lo Stato, le province e i comuni, e nella stessa misura per altri tipi di debiti. Tuttavia, in questo caso specifico, il pignoramento complessivo non può superare la metà dell’ammontare complessivo dei crediti sopra menzionati. Queste disposizioni sono soggette a eventuali ulteriori restrizioni stabilite da leggi speciali.
Infine, per quanto riguarda i pagamenti pensionistici e simili, esistono limiti precisi al pignoramento. Una parte degli importi è esentata dal pignoramento, mentre la parte eccedente è soggetta a limitazioni specificate dalle disposizioni di legge e dagli accordi precedentemente menzionati.
I limiti da rispettare per lo stipendio
Come anticipato, dunque, il pignoramento dello stipendio è uno dei tipi di pignoramento verso terzi attuabili, ma essendo normato deve necessariamente rispettare determinati limiti. Per fortuna, infatti, un datore di lavoro, la banca o un ufficio postale non può superare una certa soglia di pignoramento, dovendo per forza di cose rispettare quello che viene considerato il “limite vitale” per il lavoratore. In sintesi si potrà aggredire solo la parte rimanente rispetto a quella impignorabile.
Essendo pignorabile solo un quinto dello stipendio del lavoratore, la parte impignorabile sarà di conseguenza di quattro quinti. Facciamo un esempio pratico e poniamo che un dipendente percepisca uno stipendio di 1000 euro mensili: in questo caso la quota di stipendio pignorabile ammonterà al massimo a 200 euro.
Questo principio, ad ogni modo, vale solo nella maggior parte dei casi, ma non in tutte le occasioni. Ci sono infatti degli scenari “eccezional” in cui questa soglia può effettivamente essere superata. La normativa vigente stabilisce in effetti che se una persona dovesse vantare dei debiti derivanti da diverse fonti, come ad esempio il mancato pagamento dell’onorario di un avvocato e l‘omessa liquidazione di imposte allo Stato, il pignoramento potrà superare il limite del quinto dello stipendio. Tuttavia, questo aumento non potrà eccedere la metà dell’importo totale dovuto. Inoltre se lo stipendio è già stato accreditato sul conto bancario o postale del debitore prima del pignoramento, si applicherà una regola diversa: in questo caso, il pignoramento potrà avvenire solo per la parte dell’importo che supera il triplo dell’assegno sociale.
Le novità 2024
Rispetto alle modalità di pignoramento dello stipendio a partire da quest’anno sono state introdotte alcune importanti novità, vale a dire nuovi limiti oltre ai quali è possibile aggredire un conto corrente. Essendo aumentato nel 2024 l’importo dell’assegno unico del 5,4% (che è passato così da 502,27 euro a 534,41 euro) il limite per il pignoramento è stato elevato a 1.603,23 euro.
Come funziona il pignoramento verso terzi
È importante ricordare che il processo di pignoramento deve seguire necessariamente una serie di step per essere completato. Prima di tutto, come per qualunque altra espropriazione, il debitore dovrà essere notificato con una sentenza, un decreto ingiuntivo esecutivo, una cambiale, o altro, insieme all’atto di precetto. Nonostante a volte possano presentarsi le condizioni per un adempimento immediato (come previsto dall’articolo 482 del codice di Procedura Civile) per procedere al pignoramento sarà sempre necessario aspettare che siano trascorsi almeno 10 giorni (ma non più di 90) dalla notifica dell’atto di precetto al debitore.
Una volta che le condizioni necessarie saranno state soddisfatte, l’avvocato del creditore preparerà l’atto di pignoramento presso terzi, assicurandosi di specificare correttamente il tribunale territorialmente competente. Per quanto riguarda l’espropriazione forzata dei crediti, la competenza giurisdizionale di solito ricade sul giudice del luogo in cui il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede.
Dopo aver ricevuto la notifica dell’atto di pignoramento il debitore sarà soggetto agli obblighi che la legge impone al custode. Il dovere di esecuzione si applicherà in merito alle somme o ai beni che il debitore è tenuto a versare, entro i limiti dell’importo del credito indicato, aumentato della metà di tale importo.