Il 26 gennaio è esattamente il giorno in cui si compiono 4 anni da quando la famigerata banconota da 500 euro non è stata più stampata.
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Il taglio che riporta l’architettura moderna del periodo post anni ’30 del Novecento e “accompagnato” dalle firme di Willem F. Duisenberg, Jean-Claude Trichet e Mario Draghi, presidenti della Banca Centrale Europea fece la sua prima comparsa il 1° gennaio 2002.
La banconota dalle sfumature violacee fa parte della prima serie di tagli entrati in circolazione nei Paesi aderenti alla moneta unica e in seguito nei sette parte dell’eurozona a partire dal 2007.
337 milioni di persone la usavano e rappresentava il 30% di tutte le monete in circolazione ma a prescindere da ciò la banconota è stata sospesa il 4 maggio 2016 mentre dal 1° gennaio 2019 non è più prodotta. Stando ai numeri della Banca d’Italia, i prelievi di pezzi da 500 sono diminuiti progressivamente nel corso del tempo: 4.844,2 banconote nel 2011, 740,9 nel 2012, 414,3 nel 2013, 167 nel 2014 e 128,9 nel 2015. Discorso diverso per i versamenti in banconote da 500: il numero di pezzi è stato di 13.233,4 nel 2011, è aumentato a 20.866,7 nel 2012 e a 21.811,6 nel 2013, prima di scendere a 19.329 nel 2014 e a 14.922,8 nel 2015. Perché si è smesso di produrre la banconota da 500 euro? Facile da intuire: un taglio dal valore così alto e dalle dimensioni ridotte avrebbe potuto agevolare traffici illeciti tra cui il riciclaggio o il finanziamento del terrorismo internazionale. Una banconota che poteva essere molto utile per passare i confini, facile da trasportare in zaini e valigette senza essere intercettata al momento dei controlli. Theo Akse, il responsabile della Financial Intelligence Unit della polizia olandese, valutò che una sola banconota da 500 è sufficiente ad uno scambio con 70 grammi di cocaina. “Un enorme vantaggio per la logistica, l’occultamento, la sicurezza e i trasferimenti di contanti transfrontalieri segreti”, come dichiarò al Telegraf.