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Ragioniere o Dottor Commercialista?

Ancora oggi prosegue la disputa tra le due professioni: il ragioniere e il commercialista ricoprono la stessa figura? Cosa li distingue e cosa li accomuna?

È noto, dunque, che le due diciture sono entrambe esatte se ci si riferisce alla categoria degli esperti di cui si necessita per osservare la contabilità di una qualsiasi impresa o persona fisica. Ma, sebbene entrambe le professioni ricoprano lo stesso ruolo e si occupino della stessa materia economica, perché vengono catalogati in maniera differente? La dissomiglianza scaturisce del titolo di studio acquisito: se il ragioniere è tale per aver compiuto gli studi presso un Istituto tecnico commerciale (Ragioneria), il commercialista vanta il suo incarico per aver conseguito la Laurea in Economia e Commercio, o equipollente, e per aver superato l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione, previa conclusione del periodo di tirocinio formativo.

Infatti, sebbene ambedue le figure potrebbero essere definite complementari, la terza sezione della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4796/2013 è intervenuta a riguardo per scandire al meglio la differenza tra le professioni al fine di inquadrarle in elenchi separati ma facenti parte di uno stesso albo unificato: pertanto esiste una Sezione A dedicata i commercialisti e una Sezione B rivolta agli esperti contabili.

Ma è altrettanto vero che l‘art. 61, comma 4, ha successivamente regolamentato il passaggio dal vecchio al nuovo sistema professionale, prevedendo l’iscrizione alla Sezione A dei commercialisti di coloro che, alla data del 31 dicembre 2007, fossero inseriti nella Sezione B dei ragionieri e periti commerciali, solo dopo aver ottenuto l’abilitazione professionale con l’esame di Stato. In conclusione, è bene sapere che non esiste una regola da seguire per scegliere a chi affidarsi poiché l’unica e vera distinzione risiede, ad oggi, nella tipologia del titolo di studio conseguito.

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