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Donazione indiretta di un immobile: come funziona e quando è davvero vantaggiosa

Un accogliente salotto moderno, simbolo di comfort e stabilità familiare, rappresenta il calore di una casa donata con amore, al centro del processo di donazione indiretta

Sempre più spesso, parallelamente alla donazione diretta – a volte percepita come più complessa o rischiosa – assistiamo alla scelta da parte di soggetti di vario tipo della donazione indiretta. Ma cosa significa esattamente, come si realizza e in quali casi è davvero conveniente? In questo approfondimento esploreremo il funzionamento della donazione indiretta, le sue tipologie, gli aspetti fiscali, le modalità per dimostrarla e i potenziali rischi legali, con un’attenzione particolare alle dinamiche tra eredi.

Differenza tra donazione diretta e indiretta

Zona giorno
Un’elegante zona giorno luminosa e spaziosa, esempio di un immobile di valore che può essere trasferito tramite donazione indiretta, unendo stile e pianificazione patrimoniale

Partiamo innanzitutto dalle differenze base tra questi due concetti: la donazione indiretta è un trasferimento di ricchezza, come un immobile, realizzato attraverso un atto diverso dalla donazione diretta, ma con lo stesso scopo, cioè quello di arricchire il beneficiario senza corrispettivo. A differenza della donazione diretta, che richiede un atto notarile formale con l’esplicita dichiarazione di donare e l’accettazione del donatario, la donazione indiretta si concretizza in modi meno espliciti.

Un caso classico di donazione indiretta è quello di un genitore che acquista un immobile intestandolo direttamente al figlio. La principale differenza risiede, in sostanza, nella forma: la donazione diretta è un contratto formale regolato dal Codice Civile (art. 769 c.c.), mentre quella indiretta non richiede necessariamente un atto notarile specifico, purché emerga l’intenzione di donare (cosiddetto animus donandi). Questo la rende più flessibile, ma anche più complessa da dimostrare in caso di controversie.

Tipologie di donazione indiretta più comuni

Le donazioni indirette possono assumere diverse forme, ciascuna con peculiarità che rispondono a esigenze specifiche. Di seguito, le più comuni, scopriamole insieme.

Acquisto con denaro altrui

Una delle modalità più frequenti di donazione indiretta è l’acquisto di un immobile con denaro fornito da una persona diversa dall’intestatario. Come abbiamo anticipato, può capitare con una certa frequenza che un genitore paghi il prezzo di una casa che viene intestata al figlio: in questo caso, l’atto di compravendita è regolare, ma il denaro proviene dal donante, configurando una donazione indiretta.

È fondamentale che l’intenzione di donare sia documentabile, ad esempio tramite bonifici bancari con causale chiara.

Intestazione a terzi

Un’altra forma comune è l’intestazione diretta di un immobile a una persona diversa dall’acquirente. Ad esempio, un genitore acquista una casa e la intesta al figlio nell’atto notarile di compravendita. Anche qui, l’animus donandi è il cuore della donazione indiretta: il notaio deve essere informato dell’intenzione donativa per garantire la validità dell’operazione e la corretta registrazione.

Spese sostenute per altri

Un terzo caso si verifica quando una persona sostiene spese per migliorare o mantenere un immobile di proprietà altrui, con l’intenzione di donare. Ad esempio, un genitore che paga lavori di ristrutturazione per la casa del figlio può configurare una donazione indiretta, purché si dimostri che tali spese non erano dovute e avevano scopo donativo.

Fiscalità della donazione indiretta

La fiscalità della donazione indiretta segue regole simili a quelle della donazione diretta, ma con alcune peculiarità che vale la pena di approfondire. In Italia, le donazioni sono soggette all’imposta sulle donazioni (DLgs 346/1990), con aliquote e franchigie variabili in base al rapporto tra donante e donatario:

  • 4% per coniugi e parenti in linea retta, con franchigia di 1.000.000 di euro per ciascun beneficiario;
  • 6% per fratelli e sorelle, con franchigia di 100.000 euro;
  • 6% per altri parenti fino al quarto grado, senza franchigia;
  • 8% per estranei, senza franchigia.

Nella donazione indiretta, l’imposta si applica al valore dell’immobile donato, ma solo se l’atto è soggetto a registrazione obbligatoria (ad esempio, un rogito notarile). Se la donazione indiretta avviene senza atto formale (es. bonifico per acquisto), l’imposta potrebbe non essere applicata immediatamente, ma l’Agenzia delle Entrate potrebbe richiederla in caso di accertamenti. È quindi consigliabile dichiarare l’intenzione donativa presso un notaio per evitare futuri contenziosi fiscali.

Ricordiamo in aggiunta che l’acquisto di un immobile come “prima casa” da parte del donatario può beneficiare di agevolazioni fiscali, come l’imposta di registro ridotta, purché sussistano i requisiti previsti dalla legge.

Come dimostrarla e quando conviene farla

L‘animus donandi nella donazione indiretta deve necessariamente essere esplicito, chiaro e documentabile. Ma come? Ecco qualche soluzione in questo senso:

  • Dichiarazioni nell’atto notarile: specificando che l’immobile è acquistato con denaro di un terzo o intestato per donazione indiretta;
  • Documentazione bancaria: bonifici con causali esplicite come “donazione per acquisto immobile”;
  • Prove scritte o testimoniali: in mancanza di atti formali, possono essere utili lettere o dichiarazioni che confermino l’intenzione donativa.

La donazione indiretta è, tra l’altro, vantaggiosa in diversi scenari:

  • Flessibilità: evita la rigidità formale della donazione diretta;
  • Risparmio immediato: in alcuni casi, non richiede il pagamento immediato dell’imposta di donazione;
  • Pianificazione patrimoniale: consente di trasferire beni senza coinvolgere tutti gli eredi, utile per anticipare la successione.

Tuttavia, è conveniente solo se ben pianificata, con un notaio che formalizzi l’intenzione donativa e prevenga contestazioni future.

Rischi legali e problematiche tra eredi

Firma di un documento
Un documento firmato con cura, sigillo di un accordo di donazione indiretta, che formalizza il passaggio di proprietà con chiarezza e sicurezza giuridica

Nonostante i vantaggi, la donazione indiretta comporta rischi significativi, soprattutto in materia successoria. Il principale problema è la lesione della quota di legittima, ossia la parte di eredità riservata per legge a coniuge, figli e ascendenti (art. 536 c.c.). Se un erede legittimario ritiene che la donazione indiretta abbia ridotto la sua quota, può impugnarla entro 10 anni dall’apertura della successione, chiedendo la riduzione della donazione.

Un altro rischio è la difficoltà di dimostrare l’intenzione donativa in assenza di documentazione chiara. Ad esempio, un bonifico senza causale specifica potrebbe essere interpretato come un prestito, creando contenziosi tra eredi. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate può contestare la natura donativa e richiedere imposte arretrate con sanzioni.Per minimizzare i rischi, consigliamo di:

  • Formalizzare l’atto: coinvolgere un notaio per registrare la donazione indiretta;
  • Valutare l’impatto successorio: consultare un avvocato per verificare che la donazione non leda i diritti degli eredi legittimari;
  • Documentare tutto: conservare prove scritte dell’intenzione donativa e delle transazioni.

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