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Nella manovra nessuna tassa di successione: cosa cambia nel 2024

calcoli sull'eredità

Nella manovra nessuna tassa di successione: la conferma ufficiale è arrivata lo scorso 16 ottobre in diretta streaming su IlSole24Ore da parte del ministro Antonio Tajani. La Legge di Bilancio prevede anche la riduzione delle liste di attesa per i malati e una serie di incentivi per chi vuole mettersi in regola con il Fisco. Quando è stata abolita la tassa di successione? La tassazione sull’eredità è stata abolita il 18 ottobre 2001 con la legge n. 383, ma con il tempo la legge ha subìto dei cambiamenti. Alla fine si è stabilita una soglia di franchigia molto alta, che evita di fatto il pagamento di tasse relative alla successione a meno che non si parla di grandi patrimoni. Cambierà la normativa nel 2024? Vediamo come funzionano oggi le tasse di successione e cosa cambia a partire dal prossimo anno.

Come funziona la tassa di successione

Come funziona la tassa di successione
Testamento

Prima di scoprire come muoversi con la tassazione, è importante sapere che l’eredità può avere dei costi accessori, che non dipendono dallo Stato. Infatti, per poter accedere all’eredità, gli interessati devono presentare una dichiarazione di successione che si dovrà compilare e presentare all’Agenzia delle Entrate anche se rientri nelle franchigie previste e non devi pagare nulla. La compilazione non si può fare da soli, ma serve la presenza di tutti gli eredi aventi diritto e di un professionista abilitato, che può essere un avvocato, un commercialista o un notaio.

Questa operazione si può fare anche a un CAF abilitato. Gli interessati presentano un solo documento per tutti e non uno per ogni componente: il professionista abilitato dovrà contattare tutti i chiamati all’eredità, gli amministratori eventuali dei beni, gli esecutori testamentari (generalmente è un notaio) e chi si occupa eventualmente dei beni in via temporanea. La dichiarazione si presenta solo per via telematica, cioè dal sito dell’Agenzia delle Entrate alla pagina dedicata a questa procedura. Oltre a questi aspetti pratici, ci sono le tasse di successione con franchigia. L’aliquota delle tasse applicate dipende dal grado di parentela degli eredi.

I coniugi o i parenti in linea retta – cioè i fili o i nipoti figli dei figli – pagano il 4% se l’eredità supera 1 milione di euro. I fratelli e le sorelle del defunto pagano il 6% ciascuno se l’eredità netta supera i 100 mila euro. Stessa aliquota si applica per i parenti fino al quarto grado o agli affini (mariti di fratelli/sorelle, ecc.) per qualsiasi importo ereditato. Infine, si applica l’8% di aliquota per chi ottiene l’eredità a qualsiasi altro titolo. Se, però, l’eredità riguarda anche immobili, ci sono altre tasse da tenere in considerazione per la successione. Infatti, c’è la tassa ipotecaria del 2% e l’imposta catastale pari all’1% dell’immobile.

A queste ci sono da aggiungere le imposte di bollo da 58,48 euro per ogni trascrizione, la tassa ipotecaria di 35 euro per ogni ufficio pubblico coinvolto e 18,59 euro di bollo per ogni Conservatoria coinvolta. Il pagamento delle tasse si effettua entro 60 giorni dall’avviso di notifica della liquidazione e l’importo si può dividere anche fino a 12 rate – se l’importo supera i 20 mila euro – oppure in 8 rate per gli importi inferiori. Anche per la divisione delle rate sarà necessario l’intervento di un esperto commercialista.

Come muoversi quando accetti l’eredità

Come muoversi quando accetti l'eredità
Tasse

L’eredità si può accettare o rifiutare. Se decidi di accettare l’eredità, allora la normativa di riferimento è l’art.470 del Codice Civile. La legge dispone dei tempi per accettare l’eredità: se entro 3 mesi non redigi l’inventario, oppure non rifiuti l’eredità entro 1 anno dalla morte della persona che ha fatto testamento o che lascia un’eredità, allora la successione è considerata accettata in forma tacita.

Puoi anche scegliere di accettare con il beneficio dell’inventario per accettare e avere comunque il tempo di fare l’inventario, così potrai rifiutare in un momento successivo: questa procedura è definita dall’art.490 del Codice Civile. Puoi decidere di accettare o rifiutare l’eredità per intero, ma non puoi accettare una parte e rifiutarne un’altra. Potrai accettare l’eredità in forma espressa indicandolo direttamente al notaio se c’è un testamento, oppure inviando la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate. Accettare l’eredità da un notaio può costare dai 1500 ai 2000 euro senza beneficio di inventario. La trascrizione di un immobile costa circa 600 euro.

Cosa fare se rifiuti l’eredità

Cosa fare se rifiuti l'eredità
Denaro

Per rifiutare l’eredità, devi presentare una dichiarazione di rifiuto alla Cancelleria del Tribunale competente per la tua zona con un notaio. Il rifiuto dell’eredità può essere utile per evitare di pagare debiti lasciati dal defunto, oppure perché semplicemente non si vogliono sostenere i costi di gestione dell’eredità (come nel caso degli immobili). La buona notizia è che il Governo non ha intenzione di inserire nuove tasse, anche se l’operazione di successione non è affatto gratis. Per questo, c’è chi pensa alla donazione come alternativa alla successione.

Le nuove regole dal 9 gennaio

Le nuove regole dal 9 gennaio
Denaro

L’Agenzia delle Entrate si è adeguata alla giurisprudenza e ha messo a disposizione un nuovo modello per la dichiarazione di successione, che è valido a partire dal 9 gennaio 2024. Al centro della discussione c’è il coacervo successorio, imposto dall’art. 8, comma 4, del Testo unico delle disposizioni sull’imposta sulle successioni e donazioni (Tus). Questo principio stabilisce che tra predecessore ed erede ci possono essere più passaggi (anche in vita) e che i primi passaggi di beni, proprietà e denaro devono essere presi in considerazione per eventuali passaggi successivi. Le normative arrivate in seguito hanno reso di fatto questo strumento normativo nullo, così ora l’Agenzia delle Entrate si adegua e toglie il Quadro ES Donazioni e atti a titolo gratuito dal modello. Per le donazioni c’è un altro principio che viene messo in atto, che è il coacervo donativo. Questo stabilisce che, se ci sono più donazioni tra chi dona (anche in vita) e chi riceve la donazione, i passaggi precedenti (cioè in vita di chi dona) sono validi ai fini del calcolo dell’aliquota per il pagamento delle tasse.

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