Con il termine Contributo IVS si fa riferimento ad una determinata somma di denaro che i lavoratori devono pagare annualmente all’INPS, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, per poter finanziare i momenti di impossibilità a lavorare, oltre alla vecchiaia e alla morte del lavoratore stesso. In sostanza, sono contributi utili a finanziare tutte le pensioni, le prestazioni a sostegno del reddito e una serie di altri ammortizzatori sociali. Tra le responsabilità a carico dell’INPS, infatti, c’è l’erogazione di prestazioni economiche a fronte di eventi imprevisti che possano impedire ad un lavoratore di svolgere correttamente la sua attività e dunque di sostenere le sue esigenze quotidiane.
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Per quanto riguarda i contributi che spettano all’INPS, l’assicurazione IVS rappresenta la quota più ingente in assoluto. Vediamo dunque che cos’è più nel dettaglio.
Cos’è il contributo IVS
Il Contributo IVS finanzia tutte quelle spese che l’INPS deve sostenere per erogare prestazioni economiche riconosciute ai soggetti nei casi di anzianità, morte o inabilità del relativo lavoratore assicurato. Rispetto ad altri tipi di contributo, l’IVS saranno a carico dell’azienda solo in parte: l’altra quota viene infatti trattenuta in busta paga ai lavoratori. In ogni caso, l’azienda sarà obbligata a versare attraverso il modello F24 sia la quota di contributi che sono a suo carico sia quella recuperata a cedolino nei confronti del suo dipendente.
Le aliquote da versare in base alla categoria: ecco come pesa il contributo IVS sullo stipendio in busta paga
Per quanto riguarda le aliquote, esse sono diverse in base al settore in cui l’INPS ha inquadrato la relativa azienda. Per i lavoratori dipendenti l’aliquota per Invalidità, Vecchiata e Supersti di norma è fissata al 33% della retribuzione imponibile ai fini INPS (o RAL), di cui il 9,19% è a carico del lavoratore. Quando si parla di apprendisti, invece, è importante ricordare che la quota a loro carico scende al 5,84%. Per chi vanta una RAL superiore a 47.379€, la percentuale di contributi IVS aumenta di un punto percentuale, arrivando al 34%: in questo caso il 23,81% sarà pagato dal datore di lavoro, mentre il restante 10,9% sarà pagato dal lavoratore.
Il discorso cambia invece per i lavoratori autonomi o per altre categorie di lavoratori. Chi è iscritto alla gestione artigiani o commercianti INPS dovrà versare due tipi di contributi, fissi e variabili: i contributi fissi andranno pagati a prescindere da quanto si guadagna e saranno pari a 4.208,40€ per gli artigiani e 4.292,42€ per i commercianti; i contributi variabili saranno calcolati applicando una percentuale se l’incasso supera i 17.504€ è che sarà del 24,48% nel caso dei commercianti e del 24% nel caso degli artigiani.
Lo scenario è diverso, inoltre, quando si parla di iscritti alla gestione separata: l’aliquota di contributi da versare sarà diversa a seconda del tipo di lavoro svolto. I contributi saranno del 33% se il lavoratore fosse un co.co.co (quindi avesse un contratto di collaborazione coordinata e continuativa) iscritto solo alla gestione separata. L’aliquota scende invece al 24% nel caso di co.co.co che fossero iscritti anche ad altre forme di previdenza. I lavoratori autonomi, infine, dovranno versare il 26,23% del loro imponibile, calcolando quest’ultimo sottraendo dai ricavi le spese sostenute per l’attività lavorativa (per esempio per l’acquisto di un computer o altre strumentazioni).
Esistono anche altre casistiche che è importante ricordare. Chi per esempio è un lavoratore dello spettacolo dovrà versare il 33% della sua retribuzione giornaliera; la quota aumenta leggermente al 33,70% nel caso di coreografi, assistenti coreografi o ballerini. Per quanto riguarda i lavoratori agricoli, infine, la quota dei contributi IVS corrisponde al 24% dei guadagni.
Quando va pagato il contributo IVS?
Gli scenari rispetto alle scadenze del pagamento del contributo IVS cambiano, evidentemente, in base al soggetto che ha la responsabilità di effettuare il versamento, che può essere direttamente l’azienda o in alternativa un lavoratore inquadrato in modo diverso. Di solito, il contributo IVS viene versato a cadenza mensile da parte del datore di lavoro, che come visto può assumersi questa spesa al 100% oppure solo in parte. L’importo preciso sarà poi indicato nella busta paga dei dipendenti alla voce relativa. Queste sono, in linea generale, le date relative alle rate da versare:
- Prima rata: entro il 16 febbraio
- Seconda rata: entro il 16 maggio
- Terza rata: entro il 16 agosto
- Quarta rata: entro il 16 novembre
I liberi professionisti invece sono tenuti a versare la relativa quota attraverso la compilazione del modello F24 fornito dal loro commercialista.
Cosa succede nel caso di mancato pagamento
A seconda delle casistiche, il mancato pagamento dei contenuti previdenziali dovuti è un illecito punibile con una multa o con sanzioni di tipo penale. Questo tipo di scenario si presenta, evidentemente, nelle aziende che assumono la loro forza lavoro in nero, senza un regolare contratto.
Nel caso in cui i contributi non venissero versati e se l’Agenzia delle Entrate se ne dovesse rendere conto attraverso un controllo, il soggetto che non ha effettuato il pagamento riceverà un avviso bonario con la richiesta di regolarizzazione, oltre ad una sanzione del 10% con gli interessi. Ignorando questo tipo di comunicazione la pratica finirà in mano all’ex Equitalia (oggi Agenzia delle Entrate – Riscossione) che invierà al soggetto una cartella esattoriale con il valore dei contributi non versati oltre ad una sanzione del 30% più gli interessi.