Secondo alcuni, l’Italia non è un Paese per giovani. Stipendi mediamente più bassi rispetto al resto dei Paesi europei e sostanzialmente fermi da vent’anni, un costo della vita in aumento, poche prospettive di crescita sono solo alcuni dei motivi per cui, di recente, in migliaia di talenti sono partiti all’estero alla ricerca di maggiore fortuna. La situazione però potrebbe potenzialmente cambiare a breve: il Governo italiano è infatti pronto a riaccogliere uomini e donne espatriati per cercare lavoro. Ecco tutto quello che c’è da sapere sugli aiuti per il rientro dei cervelli di cui si sta parlando nel 2024.
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I dati sulla fuga dei cervelli italiani
Partiamo prima di tutto dai numeri. Ad approfondire la questione emigrazione dei giovani italiani ci si sono messe lo scorso anno Fondazione NordEst e Talented Italians in UK, con uno studio curato da Ludovico Latmiral, Luca Paolazzi e Brunello Rosa e presentato alla 64ª Conferenza Annuale dell’Associazione Italiana degli Economisti a L’Aquila.
Le informazioni a nostra disposizione parlano di un’ondata migratoria di intensità crescente negli ultimi vent’anni che ha coinvolto in modo particolare giovani di età compresa tra i 20 e i 34 anni: un fenomeno del tutto paragonabile a quello a cui il nostro Paese ha assistito negli anni ’50.
Secondo dati Istat risulta che nel periodo 2011-2021 451.585 giovani italiani tra i 18 e i 34 anni hanno trasferito la residenza all’estero, mentre 134.543 sono rientrati in Italia dallo stesso periodo, con un saldo migratorio netto di 317.042 giovani che hanno lasciato il paese. C’è chi, a proposito, ha iniziato a ipotizzare che si trattasse di un fenomeno fisiologico connesso all’integrazione europea, che rende sempre più facili gli spostamenti da un Paese all’altro. C’è però un problema di non poco conto: il fenomeno è in realtà sottostimato, visto che in molti si trasferiscono all’estero senza iscriversi all‘Aire, cioè all’anagrafe degli italiani residenti all’estero.
La realtà dei fatti, dunque è ben diversa. Se prendiamo in considerazione anche i soggetti sopracitati, il numero effettivo di emigranti raggiunge quasi 1,3 milioni, un valore paragonabile a quello registrato negli anni ’50, il che comporta una perdita di capitale umano stimata in 38 miliardi di euro. Se a questo aggiungiamo che in Italia si fanno sempre meno figli, il quadro complessivo nazionale risulta essere parecchio compromesso. Da qui la necessità di fare tornare in Italia chi ha scelto di andarsene, ad ogni costo.
Rientro dei cervelli 2024: la disciplina
Le norme relative al rientro dei cervelli 2024 sono state definite all’interno del Decreto Legge n. 209/2023 che per i lavoratori altamente qualificati prevede un nuovo regime agevolativo che comporta che il 50% del reddito totale prodotto in Italia al proprio ritorno (da lavoro dipendente o autonomo) non sia soggetto a tassazione fino a un massimo di 600.000 euro l’anno. Inoltre, se il lavoratore si trasferisce in Italia con un figlio minorenne o se durante il periodo di agevolazione nasce (o viene adottato) un bambino, la quota di reddito esente da tassazione sale al 60%.
Requisiti
Per poter beneficiare di questa opzione, i lavoratori devono soddisfare i seguenti requisiti:
- I soggetti interessati devono impegnarsi a mantenere la residenza fiscale in Italia per almeno quattro anni;
- Non devono essere stati residenti fiscali in Italia nei tre anni precedenti il trasferimento;
- La maggior parte dell’attività lavorativa deve essere svolta in Italia durante l’anno fiscale;
- Devono possedere i requisiti di alta qualificazione o specializzazione definiti dai decreti legislativi n. 108/2012 e n. 206/2007.
Vale la pena fare una precisazione rispetto al periodo di residenza fiscale del lavoratore nei tre anni precedenti. Se il lavoratore svolge attività lavorativa in Italia per lo stesso datore di lavoro con cui era impiegato all’estero o per un’azienda dello stesso gruppo, il periodo minimo di permanenza all’estero sarà di:
- Sei anni, se non era già stato impiegato in Italia per la stessa azienda o gruppo;
- Sette anni, se in precedenza aveva già lavorato per lo stesso datore di lavoro o gruppo in Italia.
Si ricordi che le aziende considerate dello stesso gruppo sono quelle tra cui esiste un rapporto di controllo diretto o indiretto, o che sono controllate dallo stesso soggetto.
Lavoratori con figli minorenni
La legge prevede aiuti ancor più interessanti per tutti i soggetti rimpatriati che abbiano figli minorenni a carico. Come anticipato, in questi casi i redditi vengono considerati ai fini del calcolo del reddito complessivo solo per il 40% del loro valore. Attenzione però ai requisiti da rispettare, l’agevolazione vale infatti nei seguenti casi:
- quando il lavoratore si trasferisce in Italia insieme a un figlio minore;
- nel caso in cui, durante il periodo in cui si beneficia del regime fiscale agevolato, avvenga la nascita o l’adozione di un figlio. In questa situazione, la riduzione rafforzata si applica a partire dall’anno fiscale in cui si verifica la nascita o l’adozione e prosegue per il periodo rimanente di validità dell’agevolazione.
L’ulteriore vantaggio fiscale, infine è concesso a condizione che il figlio minore, o il minore adottato, risieda in Italia per tutta la durata del regime agevolato del lavoratore.