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Calo demografico in Italia: cause, numeri e possibili soluzioni

Il calo demografico in Italia è un tema di grande attualità, che preoccupa la società italiana e le istituzioni. Negli ultimi decenni, la popolazione italiana è in costante diminuzione, con un tasso di natalità sempre più basso e un invecchiamento della società sempre più accentuato con effetti visibili già nel breve periodo.

Il calo demografico in Italia è una preoccupazione condivisa da molti. Anche Papa Francesco che ha definito la situazione come una “bomba ad orologeria” per la società italiana, ha chiesto ai politici di fare di più per incentivare le nascite e sostenere le famiglie e soprattutto i giovani. Nei giorni scorsi, si è confrontato con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante la terza edizione dell’evento Stati Generali della Natalità, dove ha sollevato la questione del calo demografico in Italia.  

Calo demografico: perché la popolazione italiana è in declino?

L’Italia sta attraversando una crisi demografica senza precedenti. Il tasso di natalità è in costante diminuzione, mentre l’aspettativa di vita continua ad aumentare. Questa combinazione ha portato a un calo della popolazione e ad un invecchiamento della società. Ma perché sta accadendo tutto questo?

Ci sono diversi fattori che contribuiscono al calo demografico in Italia. Uno di questi è l’aumento dell’età media della popolazione. La maggior parte delle donne italiane ha il primo figlio intorno ai 31 anni, un’età considerata avanzata rispetto ad altri Paesi europei. Inoltre, sempre più coppie decidono di non avere figli o di averne solo uno, a causa della precarietà economica e della difficoltà ad affrontare le spese per la gestione familiare.

L’aumento dell’età media della popolazione Italiana ha avuto inizio alla fine degli anni 60, portando a un calo demografico oggi sempre più grave

Calo demografico: i numeri aggiornati

Il calo demografico in Italia, fenomeno che spesso viene chiamato anche “inverno demografico” o delle “culle vuote” ha avuto inizio nel 2015, ed è stato ulteriormente accentuato dagli effetti dell’epidemia di Covid-19.

Il nuovo record delle nascite si attesta a ribasso (solamente 392.598 nel 2022) e l’elevato numero di decessi (oltre 700mila), mai registrati dal secondo dopoguerra, contribuiscono ad aggravare la già negativa dinamica demografica che caratterizza il nostro Paese.

Secondo le stime Istat, nei prossimi anni spariranno circa 11 milioni italiani e di conseguenza perderemo anche 500 miliardi di PIL. Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è espresso sull’urgenza del tema durante gli Stati generali della natalità, puntualizzando che spetta alle Istituzioni rimuovere gli ostacoli alla genitorialità, come riporta anche la nostra Costituzione.

Il calo demografico è anche detto “inverno demografico” o fenomeno delle “culle vuote”

Il calo demografico nel contesto europeo

Non solo l’Italia, ma tutta l’Unione Europea è sull’orlo di un importante cambiamento demografico: le nuove proiezioni indicano un significativo calo della popolazione entro la fine del secolo. Le stime di Eurostat indicano che il blocco potrebbe vedere la sua popolazione ridursi del 6%, ovvero 27,3 milioni di persone, entro il 2100. La quota di bambini, giovani al di sotto dei 20 anni e persone in età lavorativa diminuirà, mentre aumenterà la popolazione dai 65 anni in su.

I Paesi con la quota maggiore di popolazione che va dai 65 anni in su, sono l’Italia (22,5%), seguita da Finlandia (22,7%), Grecia (22,5%), Portogallo (22,4%) e Germania (22%).

Nel 2100, gli ultra sessantacinquenni rappresenteranno il 32% della popolazione, rispetto al 21% del 2022 con qualche eccezione per Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Irlanda, Francia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Svezia e Islanda, che principalmente grazie all’immigrazione hanno visto crescere in modo più significativo la loro popolazione.

Quando è iniziato il calo demografico in Italia?

Il calo demografico in Italia è iniziato nel 2015, ma già tra la fine degli anni ’60 e degli anni ’90 i segnali hanno iniziato via via a farsi più evidenti. In quel periodo, il tasso di natalità ha continuato a diminuire, mentre l’aspettativa di vita ha continuato ad aumentare, portando ad un graduale invecchiamento della società.

Negli ultimi anni, la situazione è ulteriormente peggiorata a causa della crisi economica e della precarietà del lavoro. Molti giovani italiani trovano difficile trovare un lavoro stabile e ben remunerato, il che rende difficile pianificare una famiglia. Inoltre, l’aumento dei costi per la salute, per mutui e affitti e per la formazione hanno reso più difficile per le famiglie sostenere i figli.

Il sistema di welfare italiano, noto come “a ripartizione”, si basa su un solido patto intergenerazionale. La sua sostenibilità deriva dal fatto che gli attuali contribuenti, attraverso il pagamento delle tasse, sostengono le prestazioni pensionistiche per coloro che sono già in pensione. A loro volta, questi cittadini che attualmente contribuiscono a questo sistema, riceveranno le loro pensioni grazie ai giovani lavoratori del futuro e così via.

Tuttavia, con una diminuzione del numero di nascite e di conseguenza meno contribuenti, diventa facile prevedere un futuro in cui i pilastri fondamentali su cui si basa il nostro Paese, come il sistema scolastico, la sanità pubblica e le pensioni, potrebbero collassare.

Secondo le stime Istat, nei prossimi anni spariranno circa 11 milioni italiani e di conseguenza perderemo anche 500 miliardi di PIL

Quanti abitanti perde l’Italia all’anno?

Secondo i dati dell’Istat, l’Italia sta perdendo circa 300.000 abitanti all’anno a causa del calo demografico. Il rapporto Istat ha anche previsto che la popolazione italiana potrebbe scendere a 53,7 milioni di abitanti entro il 2050, il che rappresenterebbe una diminuzione del 9,7% rispetto alla popolazione attuale.

La dinamica demografica del 2022 continua a essere negativa: al 31 dicembre la popolazione residente è inferiore di circa 179mila unità rispetto all’inizio dell’anno, nonostante il positivo contributo del saldo migratorio con l’estero.

Il saldo naturale della popolazione è fortemente negativo. Le nascite risultano in ulteriore calo, ma con lievi segnali di recupero al Sud. I decessi restano ancora su livelli elevati, anche per effetto dell’incremento registrato nei mesi estivi a causa del caldo eccessivo.

In aumento i movimenti migratori, rispetto agli anni della pandemia, anche a causa degli effetti della crisi bellica in Ucraina.

Quante nascite nel 2023 in Italia?

Purtroppo, non è possibile fare previsioni precise sul numero di nascite in Italia nel 2023. Tuttavia, è probabile che il trend del calo demografico continui, a meno che non vengano messe in atto misure efficaci per incentivare la natalità e sostenere le famiglie.

Per la ministra della famiglia Eugenia Roccella: “Abbiamo bisogno di una vera rivoluzione culturale, di un cambiamento significativo per quanto riguarda la genitorialità. Siamo di fronte a un mondo diverso da quello dei nostri padri e anche dal nostro, ed è su questo che dobbiamo misurarci, perché non vogliamo tornare indietro, ma andare avanti”.

Mentre la SIP (società italiana di pediatria) ricorca che uno dei primi punti per mettere un freno alla caduta libera della natalità è quello di incentivare l’educazione sanitaria, che va fatta non solo negli studi dei medici, dei pediatri e nei consultori, ma soprattutto a scuola dove i ragazzi devono comprendere anche i tempi della natalità, legata all’orologio biologico.

Il calo demografico in Italia è un problema serio, che richiede l’attenzione di politici e cittadini. Sono necessarie misure per incentivare la natalità e sostenere le famiglie, come l’estensione del congedo parentale, la riduzione delle tasse per le famiglie con figli e l’aumento degli investimenti in servizi per l’infanzia e la salute.

Inoltre, è necessario affrontare anche la precarietà economica e del lavoro, creando condizioni più favorevoli per i giovani che vogliono formare una famiglia. Solo attraverso un’azione collettiva e la cooperazione tra governo, imprese e cittadini, si può invertire il trend del calo demografico e garantire un futuro sostenibile per il Paese.