Uno dei tanti problemi che la comunità mondiale si trova oggi a dover affrontare è legato all’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera a causa delle proprie attività produttive, un elemento che come sappiamo è causa del riscaldamento climatico. Ecco perché l’imposizione di una global carbon tax, cioè di un’imposta sulle emissioni di CO2, potrebbe aiutarci a risolvere il problema, con un’ottica green verso il futuro.
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Cos’è la global carbon tax
Per affrontare le disuguaglianze esistenti nelle emissioni di gas serra e combattere il cambiamento climatico, a settembre del 2023 i leader del Vertice Africano sul Clima hanno chiesto un regime globale di tassa sul carbonio e hanno promesso di usarlo come base per la loro posizione negoziale alla COP28 di novembre. L’Africa produce meno del 3% delle emissioni mondiali di anidride carbonica, ma i Paesi del continente sono sproporzionatamente vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico.
L’idea di un quadro di pricing globale del carbonio condiviso è stata anche discussa da Ngozi Okonjo-Iweala, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), che ha recentemente sottolineato che ci sono almeno 70 approcci diversi e frammentati al pricing del carbonio nel mondo, tra cui le tasse sul carbonio, i sistemi di scambio delle emissioni (ETS) e il pricing indiretto del carbonio tramite le tasse sui carburanti. Gli Stati Uniti, attualmente, non hanno una tassa sul carbonio a livello nazionale: qui, infatti,12 stati orientali che insieme costituiscono l’Iniziativa per i Gas Serra Regionali, così come California e Washington, hanno programmi di cap and trade. In questi sistemi, viene fissato un limite (cap) massimo alle emissioni di gas serra, e le aziende che emettono meno di quanto consentito possono vendere i crediti di emissione rimanenti (trade) a chi supera il limite.
I benefici di una global carbon tax
In una recente intervista, ad esprimere vivo interesse nei confronti di una soluzione simile è stato Il professore di economia della prestigiosa Yale School of the Environment, Matthew Kotchen, che ha analizzato la fattibilità della richiesta dell’Africa di una tassa globale sul carbonio, evidenziandone i benefici ma al contempo anche i significativi ostacoli.
Kotchen ha spiegato che con l’introduzione di una tassa globale sul carbonio, chiunque acquisti combustibili fossili o prodotti e servizi con elevato impatto ambientale dovrà affrontare un costo aggiuntivo per i danni causati al pianeta Terra. Questo tipo di tassa non solo riduce le attività inquinanti, ma promuove anche la ricerca, gli investimenti e l’uso di soluzioni più sostenibili ed efficienti. Si tratta in definitiva di uno degli strumenti più efficaci per abbattere le emissioni che abbiamo a nostra disposizione.
Il funzionamento di una carbon tax globale
Ma quindi, nel concreto, come si potrebbe fare per fare applicare questa imposta sulle emissioni di anidride carbonica a livello internazionale?
Ogni nazione dovrebbe fissare un’imposta per tonnellata di CO2 o per quantità equivalente di altri gas serra, lasciando ai singoli Governi il compito di applicarla. Sarebbe necessario un coordinamento internazionale per assicurare che tutti i Paesi rispettino i propri impegni e applichino la tassa in modo equo su scala globale. Si tende a trascurare che, con una tassa globale sul carbonio, le entrate generate rimangono nelle casse dei Paesi che la implementano. In teoria, ogni stato è libero di decidere come utilizzare tali risorse. Un’opzione potrebbe essere che i Paesi più ricchi impieghino una parte dei fondi per finanziare iniziative climatiche volte a sostenere la mitigazione e l’adattamento nei paesi meno sviluppati.
Le sfide da affrontare
Come anticipato, raggiungere accordi sulla global carbon tax non è di certo scontato.
Uno dei principali ostacoli è rappresentato in realtà dalla stessa popolazione, che com’è noto è molto restia ad accettare e pagare nuove tasse oltre a quelle che già pesano sul proprio portafoglio.
Inoltre, in molti Paesi amministrare una tassa non è così semplice come potrebbe sembrare. Esiste anche un ampio dibattito su come utilizzare le entrate generate. Ci sono molte opzioni diverse: si potrebbe restituire la tassa ai cittadini, come fa l’Alaska con la sua tassa sulle royalties dei combustibili fossili. Si potrebbero destinare i fondi a programmi per l’energia pulita e ad altri investimenti climatici. Un’altra possibilità è utilizzarli per finanziare progetti pubblici, ridurre altre tasse o, come già accennato, finanziare progetti green in altri Paesi. La modalità di utilizzo delle entrate può influire significativamente sul livello di sostegno da parte del pubblico.
Carbon tax in Italia
La carbon tax a livello europeo è stata introdotta tra i vari provvedimenti compresi nel pacchetto Fit for 55 approvati il 18 aprile del 2023 dal Parlamento Europeo. Nel Vecchio Continente, Italia compresa, la Carbon Tax sarà introdotta gradualmente, a partire dal 2026 e fino al 2034.
Bisognerà dunque attendere ancora un po’ prima di vedere i suoi effetti concreti nelle tasche di aziende e cittadini italiani. Attenzione, nel frattempo, a non confondere la carbon tax con il rimborso sulle accise sulla benzina che spetta, in certi casi, agli autotrasportatori.