
Ad un qualunque cittadino contribuente che paghi regolarmente le tasse al fisco presentando la propria dichiarazione dei redditi può accadere, prima o poi, di essere sottoposto ad un accertamento sintetico. Con questo strumento, l’Agenzia delle Entrate riesce a verificare se ciò che è stato dichiarato corrisponde effettivamente al tenore di vita del diretto interessato.
Approfondimenti
Anche chiamato “Redditometro“, l’accertamento sintetico permette di conseguenza all’AdE di individuare possibili discrepanze tra quanto dichiarato e le spese sostenute, ipotizzando così un reddito maggiore rispetto a quello indicato. In questo articolo scopriremo maggiori dettagli sull’argomento e proveremo a spiegarvi come difendersi in caso di irregolarità.
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Cos’è l’accertamento sintetico e su cosa si basa

Tale procedura ricostruisce in modo certosino il reddito di un contribuente basandosi essenzialmente sulle sue elementi esterni, come nel caso di spese sostenute e tenore di vita, piuttosto che sui dati effettivamente dichiarati al Fisco. Il principio è piuttosto intuitivo: se il reddito di un cittadino è basso, sarebbe per lui/lei molto difficile (se non impossibile) sostenere determinate spese.
L’accertamento, nella maggior parte dei casi, scatta nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate evidenzi un gap significativo (solitamente del 20%) tra reddito dichiarato e spese sostenute.
Il sistema si basa su dati raccolti da diverse fonti, tra cui:
- Anagrafe tributaria: contiene informazioni su conti correnti, investimenti, proprietà immobiliari e veicoli.
- Spese tracciabili: come bonifici, pagamenti con carte di credito o debito, e altre transazioni elettroniche.
- Indicatori di capacità contributiva: come il possesso di beni di lusso, viaggi costosi o spese per immobili.
Il redditometro, strumento cardine dell’accertamento sintetico, è stato aggiornato nel 2025 per tenere conto delle nuove abitudini di consumo e delle innovazioni tecnologiche, rendendo i controlli più precisi e mirati. Nel prossimo paragrafo approfondiremo meglio la questione.
Redditometro 2025: come funziona e cosa misura
Il redditometro 2025 è la versione aggiornata dello strumento utilizzato dal Fisco per stimare il reddito presunto dei contribuenti. Attraverso un algoritmo, il sistema analizza le spese sostenute e le confronta con il reddito dichiarato, tenendo conto di parametri specifici come la composizione del nucleo familiare, l’area geografica di residenza e il settore lavorativo.
Spese rilevanti che attivano l’accertamento
Le spese considerate dal redditometro sono suddivise in categorie, con particolare attenzione a quelle che denotano un tenore di vita elevato. Tra le più monitorate troviamo:
- Immobili: acquisto, ristrutturazione o manutenzione di case, specialmente se di lusso;
- Veicoli: acquisto di auto di grossa cilindrata, barche o moto costose;
- Viaggi e tempo libero: spese per vacanze esotiche, abbonamenti a club esclusivi o attività ricreative costose;
- Spese ricorrenti: bollette elevate, canoni di locazione, spese per istruzione privata o sanità privata.
- Investimenti: acquisto di azioni, obbligazioni o altri strumenti finanziari.
Differenza tra accertamento sintetico e analitico
Accertamento analitico e sintetico non sono la stessa cosa, ma presentano una sostanziale differenza: il l’accertamento sintetico si distingue da quello analitico per il metodo di verifica. L’accertamento analitico si concentra sui dati dichiarati, come bilanci, fatture e documenti contabili, per verificare la correttezza delle entrate e delle uscite. Al contrario, l’accertamento sintetico non si basa sui documenti contabili ma su indizi esterni, come il possesso di beni o le spese sostenute, per stimare un reddito presunto.
Ed è proprio questa presunzione che rende l’accertamento sintetico così controverso: il contribuente, in alcuni casi, potrebbe infatti ricevere dei controlli e delle richieste che si troverà spesso obbligato a confutare.
Cosa può chiederti il Fisco in fase di verifica
Quando l’AdE avvia una pratica simile è molto probabile che richieda i seguenti documenti/informazioni:
- Documentazione delle spese: ricevute, fatture, contratti di acquisto o leasing;
- Giustificativi del reddito: buste paga, estratti conto, dichiarazioni di redditi aggiuntivi (es. eredità, donazioni, vendite di beni);
- Dettagli sul tenore di vita: spiegazioni su come sono state finanziate spese significative, come l’acquisto di un’auto di lusso o una vacanza costosa in una meta esotica in capo al mondo;
- Dati di terzi: informazioni su eventuali prestiti o finanziamenti ricevuti da familiari o altre persone.
Attenzione anche al fatto che il Fisco potrebbe in questi casi approfondire ulteriormente la questione incrociando i dati con quelli di banche, enti previdenziali o altre istituzioni per verificare la veridicità delle informazioni fornite.
Come tutelarsi: consigli pratici e strumenti di difesa
Conviene sempre giocare d’anticipo in questi casi e iniziare a tutelarsi da eventuali controlli futuri in modo preventivo. Ecco alcuni consigli che ci sentiamo in dovere di fornirvi in questo senso:
- Conservare la documentazione: custodire ricevute, fatture e contratti relativi a spese significative per almeno 5 anni;
- Monitorare le spese tracciabili: prestare attenzione a pagamenti con carte o bonifici, che sono facilmente rintracciabili dal Fisco;
- Dichiarare redditi aggiuntivi: includere nella dichiarazione dei redditi eventuali entrate straordinarie, come eredità o donazioni, per evitare discrepanze.
- Consultare un professionista: un commercialista o un avvocato tributarista può aiutare a preparare la documentazione e a rispondere alle richieste del Fisco;
- Ricorrere al contraddittorio: durante l’accertamento, il contribuente ha diritto a un confronto con l’Agenzia delle Entrate per presentare la propria posizione e confutare le presunzioni.
In caso di accertamento ritenuto ingiusto, è possibile presentare ricorso presso la Commissione Tributaria Provinciale entro 60 giorni dalla notifica dell’atto.
Voci di spesa più frequentemente controllate
Facciamo quindi il punto, in modo sintetico, sulle voci di spesa sulle quali è necessario porre particolare attenzione, perché potrebbero essere un giorno oggetto di controli.
Categoria | Esempi | Rischio di controllo |
Immobili | Acquisto casa, ristrutturazioni, affitti | Alto |
Veicoli | Auto di lusso, barche, motociclette | Alto |
Viaggi e tempo libero | Vacanze esotiche, club esclusivi | Medio-Alto |
Spese ricorrenti | Bollette elevate, scuole private | Medio |
Investimenti finanziari | Acquisto azioni, obbligazioni | Medio |
Casi reali che fanno scattare il controllo

Per concludere, il Fisco potrebbe insospettirsi davanti ad uno di questi scenari:
- Acquisto di un’auto di lusso a fronte di un reddito basso: immaginiamo un contribuente con reddito dichiarato di 20.000 euro annui che acquista un’auto da 80.000 euro senza giustificativi;
- Spese incoerenti con il reddito: bollette domestiche o spese scolastiche elevate rispetto al reddito dichiarato;
- Viaggi frequenti all’estero: prenotazioni di voli e hotel di lusso non compatibili con il reddito dichiarato;
- Investimenti immobiliari: acquisto di una seconda casa senza redditi aggiuntivi dichiarati;
- Bonifici sospetti: trasferimenti di denaro significativi non giustificati da entrate dichiarate.