Quali sono le ultime news sulla situazione della finanza in Turchia? Partiamo prima di tutto con un evento chiave, avvenuto lo scorso 28 maggio 2023, ovvero la vittoria di Recep Tayyip Erdoğan alle elezioni. Il politico si è portato a casa per la terza volta consecutiva il “trionfo” alle elezioni del Paese, seppur con numeri ben diversi rispetto al passato. Il leader turco ha ottenuto solo il 52% dei voti totali, un risultato pur in linea con quello delle precedenti elezioni che però non è riuscito ad evitargli il passaggio per il ballottaggio contro lo sfidante Kemal Kilicdaroglu, il rappresentante dell’opposizione che ha conquistato il 47,9% dei voti.
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A partire da questo momento, Erdogan si troverà costretto ad affrontare una situazione particolarmente complessa: il suo Paese sta vivendo in questi ultimi anni grossi problemi economici, legati ad un’inflazione crescente che è stata tra l’altro uno dei punti cardine della recente campagna elettorale.
Per comprendere meglio quello che stanno vivendo i mercati del Paese a cavallo fra Europa e Asia è necessario prima di tutto guardare al quadro complessivo, caratterizzato tra le altre cose da importanti tensioni a livello sociale.
Cosa sta accadendo in Turchia dal punto di vista della finanza: una panoramica generale
La popolazione turca fatica da tempo ad arrivare a fine del mese o a mettere il pane in tavola alla luce di un aumento dei prezzi generale che ha di recente superato il 43%. Verso la fine del 2022 l’inflazione aveva superato l’80%, un livello record che non si registrava ormai da 20 anni. A complicare ulteriormente la situazione è il valore della lira turca, che in tempi non sospetti ha raggiunto minimi storici rispetto al dollaro americano.
C’è un altro elemento di disturbo da non sottovalutare, legato alla delicatissima crisi dei migranti in fuga dalla Siria: ci sono infatti ben 4 milioni di rifugiati siriani in Turchia, che Erdogan ha promesso di far rientrare in madrepatria, tutto questo mentre il presidente siriano Bashar al-Assad richiedeva alle truppe turche di lasciare il suo Paese come condizione sine qua non per un ritorno a rapporti pacifici con il suo vicino.
Vale inoltre la pena ricordare che la Turchia porta avanti da anni una politica interna caratterizzata da uno stampo non esattamente in linea con l’Occidente, che in più occasioni è stata causa di intense tensioni con l’Unione Europea e la Svezia in modo particolare.
La reazione della finanza alle ultime news sulla Turchia
Dopo la proclamazione ufficiale del “nuovo” presidente turco sono emerse due importanti conseguenze, diverse l’una dall’altra. Da un lato, la Borsa ha registrato un netto rialzo, dimostrando così fiducia e ottimismo nelle capacità del leader rispetto ad una gestione oculata del Paese: il principale indice azionario turco (il BIST) è salito del 3,93%, mentre il BIST 30 è aumentato del 4,08%, con i due indici che hanno però perso rispettivamente il 13,6% e l’11,5% da inizio anno; il secondo effetto è stato il lieve calo della lira turca rispetto al dollaro e all’euro (si è attestata, rispettivamente, al 20,07 e al 21,532).
Tassi di interesse in aumento: il recente annuncio della banca centrale della Turchia
Il 22 scorso la principale istituzione finanziaria turca ha annunciato il raddoppio dei tassi di interesse al 15%: si è trattato di una scelta in controtendenza rispetto alla sua politica piuttosto non convenzionale di tagliare il costo dei prestiti per tenere sotto controllo un’inflazione particolarmente elevata. Lo scorso ottobre i prezzi erano finalmente scesi rispetto al record ventennale dell’85% raggiunto di recente, ma l’inflazione era comunque rimasta al 36,5% nel mese di maggio. Proprio di recente la banca centrale turca aveva avvisato i cittadini che l’inflazione sarebbe presto tornata ad aumentare nel Paese, e questo nonostante in altre nazioni vicine il trend al rialzo stesse finalmente rientrando, dopo lunghi mesi. Nel comprensibile malcontento generale, l’istituzione finanziaria turca ha spiegato: “L’aumento spiccato della domanda interna, l’aumento dei costi e la paralisi dei servizi sono stati i principali fattori scatenanti”.
Quanto detto fino a questo punto corrisponde alla prima vera decisione sui tassi di interessi da quando Erdogan si è nuovamente insediato al potere e rappresenta inoltre il primo incremento da più di due anni a questa parte, nonché la prima decisione della banca centrale turca dopo la nomina di Hafize Gaye Erkan in veste di nuovo governatore. La speranza dell’istituto di credito, evidentemente, è che la situazione di instabilità si possa risolvere nel più breve tempo possibile e che il quadro finanziario in Turchia possa tornare alla normalità. Le conseguenze sulle tasche dei poveri cittadini, se cosi non dovesse essere, potrebbero certamente essere pesanti e il Paese non si può certo permettere nuove tensioni.
Erdogan, va detto, aveva imposto alla banca centrale di tagliare i tassi di interesse fin dalla fine del 2021, portandoli all’8,5%, tutto questo mentre nel resto del mondo l’inflazione galoppava e i Governi intraprendevano politiche economiche esattamente opposte alle sue. L’inserimento di Erkan nella banca centrale turca da questo punto di vista è stata una scelta chiave per dare un messaggio al popolo: una figura più “ortodossa” avrebbe secondo Erdogan portato ad una maggiore sicurezza economica. Per ora non sembra essere il caso, ma forse è ancora troppo presto per poter trarre delle conclusioni.