Investire in energia è sempre una buona idea. E’ l’elemento che fa parte costantemente della nostra vita quotidiana, da quando ci svegliamo a quando andiamo a dormire. Lo usiamo per illuminare e riscaldare le nostre case, andare al lavoro, comunicare e molto altro ancora. In base al tipo di applicazione, esiste una tipologia diversa di energia.
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Il petrolio e il gas sono spesso utilizzati per il riscaldamento, mentre i reattori nucleari utilizzano l’uranio per produrre elettricità. L’attenzione degli investitori, soprattutto negli ultimi anni, si è concentrata anche sulle fonti di energia rinnovabile come il vento, i pannelli solari e l’energia idroelettrica, per generare energia pulita.
Poiché l’energia è così necessaria per ogni aspetto della vita moderna, investire nel settore energetico sta ormai diventando un trend sempre più comune e redditizio. Ma su quale tipo di energia è meglio investire? E quali aziende offrono il miglior ritorno sull’investimento?
Per capire quali sono i settori energetici dove conviene investire in questo momento, occorre fare una breve panoramica dei mercati del petrolio, del gas e dell’uranio. Sono tutte fonti di energia popolari che rappresentano una ottima scelta di investimento per coloro che desiderano investire il proprio capitale in questo settore.
Come investire in energia: Petrolio e gas
Il petrolio greggio e il gas naturale sono ampiamente riconosciuti come fonti energetiche chiave in tutto il mondo e le scorte di petrolio e gas hanno dominato il mercato degli investimenti energetici per diversi decenni. Entrambe le fonti energetiche sono presenti in natura e sono classificate come idrocarburi. Nel sottosuolo, in genere, queste due fonti energetiche si trovano ravvicinate. Le compagnie del gas e del petrolio scavano pozzi per estrarre i combustibili.
Chi conosce bene questi mercati, sa perfettamente che il prezzo del petrolio e quello del gas sono estremamente volatili. Solo negli ultimi 10 anni, i prezzi del petrolio hanno fatto registrare picchi massimi e minimi molto distanti tra loro, arrivando a toccare i 140 dollari al barile nel 2008 per poi crollare a 30 dollari alla fine del 2014, fino a rasentare lo zero durante la pandemia.
Tali oscillazioni dei prezzi sono il risultato di una varietà di fattori. Gli analisti sanno bene che i dati sul consumo di petrolio spesso non vengono riportati in modo tempestivo perché l’Organizzazione delle società esportatrici di petrolio, meglio nota come OPEC, può influenzare i prezzi in maniera determinante. Il prezzo del petrolio può essere condizionato da fattori geopolitici e perfino anche meteorologici.
La pandemia, nel 2020, ha causato un vero e proprio caos sui prezzi del petrolio. I lockdown hanno esercitato una significativa pressione al ribasso sulla domanda di petrolio, spingendo persino i prezzi in territorio negativo. Proprio mentre la pandemia sembrava rallentare con tassi di vaccinazione più elevati e allentamento delle restrizioni, i prezzi del petrolio sono rimbalzati nel 2021 poiché la domanda è cresciuta più velocemente dell’offerta.
Le oscillazioni del prezzo del gas naturale
Anche i prezzi del gas naturale sono stati volatili nell’ultimo decennio toccando livelli altissimi nella fase iniziale del conflitto tra Russia e Ucraina. Come per i prezzi del petrolio, i prezzi del gas sono influenzati da una serie di fattori. Tuttavia, il tempo ha un effetto maggiore sui prezzi del gas che sui prezzi del petrolio.
Data questa volatilità, investire in petrolio e gas può essere scoraggiante. Ma per alcuni investitori è una prospettiva entusiasmante, proprio per le forti oscillazioni dei prezzi e la possibilità di sfruttarne la grande volatilità con una strategia di acquisto molto aggressiva.
Come investire in energia: Uranio
L’uranio è un metallo pesante che si trova nella maggior parte delle rocce in concentrazioni da 2 a 4 parti per milione. Si tratta di una fonte di energia più pulita ed efficiente rispetto al petrolio e al carbone e viene utilizzato per alimentare i reattori nucleari. La stessa produzione di energia nucleare non produce anidride carbonica, sebbene l’estrazione e la raffinazione dell’uranio produca emissioni di carbonio.
Nonostante abbia vantaggi rispetto ad altre fonti di combustibile più inquinanti, l’uranio presenta alcuni aspetti negativi. In particolare, gli incidenti ai reattori nucleari possono essere devastanti. Basta ricordare il disastro di Fukushima del 2011 in Giappone: un forte terremoto ha causato uno tsunami che alla fine ha portato alla fusione di tre reattori e al rilascio di materiali radioattivi. Dopo quell’incidente, l’energia nucleare ha perso molti “estimatori” a tal punto che la Germania ha persino annunciato piani di dismissione graduale dei propri impianti.
Tuttavia, l’uranio rimane sempre un valido asset sul quale investire. Il Giappone sta lentamente riportando in funzione i suoi reattori e ha aggiunto ulteriori meccanismi di sicurezza per ridurre la probabilità di futuri disastri. Complessivamente, sempre più reattori vengono costruiti in tutto il mondo: all’inizio del 2022, i reattori in funzione erano 440 mentre 55 sono in costruzione.
Le conseguenze del disastro del 2011 hanno fatto crollare il prezzo dell’uranio: nel 2016 ha toccato il livello minimo da 12 anni scivolando a 18,75 dollari USA per libbra, una svolta inaspettata per il settore. Ma negli anni successivi il prezzo è tornato a lievitare. Nel maggio 2020, i prezzi hanno raggiunto quello che allora era un massimo da quattro anni di 34,20 dollari USA e, a settembre 2021, l’uranio ha raggiunto il massimo da nove anni di 50,80 dollari USA. All’inizio del 2022, i prezzi erano ancora scambiati a circa 46 dollari USA. Molti analisti prevedono che il prezzo dell’Uranio salirà ancora nei prossimi anni e che il futuro possa essere rappresentato proprio dall’energia nucleare, soprattutto se si investirà in reattori più sicuri e se il mercato delle energie rinnovabili non dovesse decollare.