Forza lavoro degli immigrati in Italia, qual è il ruolo nell’economia del nostro Paese che può essere sottovalutato quando si valutano investimenti in titoli di Stato e non solo? Vediamo con i dati Istat come il lavoro degli stranieri influenza l’economia e dove ha un’importanza fondamentale per lo sviluppo delle piccole e medie imprese dove puoi pensare di investire.
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Forza lavoro degli immigrati in Italia, i dati Istat
L’Istat ha condotto una ricerca sul mondo del lavoro per gli stranieri, chiedendosi anche come questo incide sull’economia italiana. Gli ultimi dati disponibili si riferiscono alla rilevazione del 2021. Per condurre questo studio, l’Istat ha valutato le risposte di persone dai 15 ai 74 anni, chiedendo anche in merito all’integrazione nel nostro Paese. La popolazione straniera in Italia in età da lavoro è pari all’8,9% del totale secondo lo studio, che evidenzia anche un altro 2,3% di cittadini naturalizzati, cioè che hanno ottenuto il riconoscimento della cittadinanza italiana.
Su un totale di 3 milioni 961 mila persone arrivate nel nostro Paese, le nazionalità sono:
- romena: circa il 25%;
- albanese: 9,1%;
- marocchina: 8,8%;
- ucraina: 4,9%;
- cinese: 4%;
- indiana: 3,7%;
- moldava: 3,3%;
- bangladese: 2,8%;
- peruviana: 2,3%.
Queste sono le cittadinanze più rappresentative, che sono circa i due terzi del totale. Il 54,1% degli stranieri ha conseguito la licenza media, contro il 40,2% dei naturalizzati e il 42,6% degli italiani. I nati in Italia mostrano una percentuale maggiiore di laureati pari al 17,3% del totale. Seguono i naturalizzati, con il 15,8% e gli stranieri con il 10,1 percento.
Quali sono i motivi che spingono le persone a raggiungere l’Italia? Secondo lo studio dell’ente di statistica, i motivi principali sono il lavoro e il ricongiungimento familiare. Il motivo familiare ha la priorità sul lavoro per i naturalizzati.
La forza lavoro degli immigrati in Italia e le pensioni
Secondo l’ex Inps Pasquale Tridico, senza l’immigrazione tra 20 anni il sistema pensionistico non riuscirebbe a reggere. A confermarlo ci sarebbe anche un articolo de L’Espresso dello scorso gennaio, che evidenzia il ruolo centrale della forza lavoro degli immigrati in Italia per far fronte alle sfide del futuro. Il contributo dei lavoratori stranieri vale il 9% del Pil (circa 144 miliardi di euro). Secondo il rapporto dell’Inps del 2022, i contributi previdenziali pagati dagli stranieri hanno un valore di 15,9 miliardi di euro.
L’occupazione per gli stranieri è di circa il 57,8%, mentre il dato per gli italiani è il 58,3 percento. I settori dove gli stranieri trovano più di frequente lavoro sono edilizia, agricoltura, ristorazione e cura della persona. L’incidenza sui costi per lo Stato è molto bassa: su 130 miliardi di euro di spesa sanitaria gli stranieri sono costati solo 6,1 miliardi di euro, anche perché rappresentano meno del 9% della popolazione.
In ambito sanitario l’aiuto degli stranieri – soprattutto da Cuba, come è avvenuto in Calabria – ha permesso alle strutture pubbliche di respirare durante il periodo della pandemia, uno dei più difficili per la sanità del nostro Paese. Secondo l’Associazione medici stranieri in Italia ci sarebbero 77 mila persone formate nell’ambito sanitario che hanno studiato in Italia, ma che non hanno la cittadinanza. Per questo motivo, non possono lavorare nel pubblico, ma devono rivolgersi al privato.
I figli di genitori stranieri che sono nati in Italia sono circa 1 milione di persone. Gli imprenditori che sono immigrati nel nostro Paese sono circa il 10% del totale. Gli stranieri residenti in Italia pagano le tasse: 3,7 miliardi di Irpef e 3,2 miliardi di euro per l’Iva, per un reddito dichiarato di 27,1 miliardi. Solo il 14% della popolazione straniera ha una casa di proprietà.
Forza lavoro degli immigrati in Italia e l’incidenza sul debito pubblico
Lo scorso 27 marzo per il Decreto Flussi fu istituito un Click Day. Si verificò un boom di domande, come riporta anche in un articolo dello scorso aprile IlSole24Ore: più di 252 mila richieste a fronte di poco più di 82 mila posti disponibili. La forza lavoro degli immigrati in Italia ha coneguenze dirette sul debito pubblico, come ha dimostrato l’ultimo Def (Documento di Economia e Finanza) presentato alle Commissioni. Se ci fosse un aumento del 33% degli immigrati con una proiezione al 2070, il debito pubblico perderebbe 30 punti percentuali.
Dato che chi arriva è di solito in età lavorativa e giovane, l’impatto dell’immigrazione avrebbe ripercussioni importanti sulla speranza di vita e potrebbe dare una risposta all’inverno demografico che il Paese sta affrontando da oltre un decennio. Stando alle stime riportate, anche il tessuto economico delle PMI italiane avrebbe un riscontro positivo. Gli stranieri potrebbero rispondere alla richiesta sempre più pressante delle aziende per operai specializzati, ingegneri, analisti, fabbri, saldatori, addetti al turismo e nei servizi alla persona, senza contare la sanità.