Per un giovane che inizia la sua attività lavorativa a 25 anni, l’accesso al sistema pensionistico risulta un miraggio. Stando alle regole dell’Inps, lo stesso giovane dovrà superare i settant’anni di età per godersi il meritato riposo, se si considerano i 46 anni di contributi. Con la manovra della nuova Legge di Bilancio 2023, parte “Quota 103”, un meccanismo che prevede l’uscita anticipata dal mondo del lavoro con un risultato pari a 41 anni di contributi versati e 62 anni invece di età anagrafica.
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Un’importante svolta si otterrà con il riscatto degli anni impegnati nel conseguimento della Laurea, a seconda della fascia anagrafica di appartenenza, al fine di usufruire di quel lasso di tempo e poterlo convertire in periodo lavorativo.
Meritevole di attenzione è anche l’”opzione donna” che sembrerebbe essere stata prorogata con l’obiettivo di prestare maggiore attenzione alle categorie più svantaggiate riducendo ulteriormente gli anni di accesso al circolo della pensione.
Al tavolo del Ministero del Lavoro ha preso parte anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, per il quale è emerso un quadro tutt’altro che positivo per il 2029, visto che “il rapporto tra pensionati e lavoratori calerà dall’1,4 al’1,3 per arrivare nel 2050 fino a uno a uno”. Ha inoltre rimarcato: “c’è criticità nella gestione del pubblico impiego e per gli stipendi erosi dall’inflazione”. Si sono susseguiti anche interventi mossi dai vari presidenti dell’associazioni sindacaliste di Cisl, Cgil e Uil, i quali hanno dichiarato di non aver ancora ottenuto risposte in merito al potenziamento della Legge Fornero, e concordando con i ministri, si sono fatti portavoce della necessità di avviare una trattativa seria e concreta con il governo per garantire sostegni più vantaggiosi agli italiani.