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DDL Affitti Brevi: soggiorno minino di due notti nelle località più affollate

DDL Affitti Brevi

Il Ministero del Turismo ha recentemente approvato il disegno di legge (DDL Affitti Brevi) che potrebbe rappresentare una svolta nella disciplina degli affitti brevi. Questo DDL, noto come DDL Santanchè, mira a porre fine al caos normativo che attualmente caratterizza il settore degli affitti brevi.

Oltre a riconoscere ufficialmente la figura del property manager, il DDL Affitti Brevi introduce una serie di sanzioni per coloro che non rispettano le nuove regole. Vediamo insieme quali sono le principali novità introdotte da questa normativa.

DDL Affitti Brevi: una sintesi

L’Articolo 1 del DDL Santanchè stabilisce l’obiettivo di fornire una disciplina uniforme a livello nazionale per affrontare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle capacità ricettive locali e per salvaguardare la residenzialità dei centri storici. Le sanzioni, previste dall’Articolo 6, saranno applicate dai Comuni e dalle autorità di pubblica sicurezza in base alle rispettive competenze.

L’Articolo 2 del DDL Affitti brevi definisce chi può effettuare locazioni brevi a fini turistici. Viene esplicitamente menzionato che gli affitti brevi possono essere gestiti esclusivamente da proprietari, property manager muniti di agenzia immobiliare o portali telematici. Inoltre, gli intermediari o i gestori devono raccogliere e versare la cedolare secca per conto dei proprietari, secondo quanto definito dal decreto legge 50 del 2017.

Con l’Articolo 3, il DDL Santanchè rende obbligatorio il Codice Identificativo Nazionale (CIN) rispetto ai 20 Codici Identificativi Regionali (CIR) attualmente in uso. Questa disposizione si applica anche alle piattaforme telematiche di prenotazione.

L’Articolo 4 del DDL Affitti Brevi, introduce un soggiorno minimo di due notti per i Comuni ad alta densità turistica. Questa misura è finalizzata a gestire meglio l’afflusso turistico in tali località e a evitare un eccessivo affollamento.

Con l’Articolo 5, il DDL Santanchè apre la strada al riconoscimento ufficiale della figura del property manager, richiedendo all’ISTAT di istituire un codice Ateco specifico per questa categoria. I property manager dovranno agire come sostituti d’imposta e raccogliere la cedolare secca per conto dei proprietari.

Infine, l’Articolo 6 prevede sanzioni per coloro che non rispettano l’obbligo del CIN, che si applicano a tutti i soggetti coinvolti: OTA, proprietari e property manager.

Sono alcune delle novità del ddl sugli affitti brevi su cui è al lavoro il Governo, come si legge da una bozza che circola in queste ore.

Il DDL Affitti Brevi potrebbe creare qualche problema alle piattaforme come Airbnb

Un riconoscimento importante

Soddisfazione, ovviamente, da parte di Aigab, l’Associazione dei property manager in Italia, che vedono accolte le istanze che da tempo portano avanti per un riconoscimento del ruolo di gestore professionale e di disciplina normativa che tuteli il business degli affitti brevi senza intaccare il patrimonio immobiliare residenziale. Finalmente la categoria potrà essere misurata, riconosciuta e qualificata come un alleato delle istituzioni nella gestione di un patrimonio che produce reddito.

Sanzioni e organi di controllo

Nel DDL Santanchè, è previsto che la mancata esposizione del CIN in ogni annuncio comporterà delle sanzioni sia per l’host, il gestore o la piattaforma, che per il proprietario privo di CIN. Le sanzioni possono variare da 300 a 3000 € per l’host, il gestore o la piattaforma, e da 500 a 5000 € per il proprietario.

La responsabilità del controllo e dell’applicazione delle sanzioni è attribuita ai vigili comunali o alla polizia, tuttavia, non è specificato in modo chiaro nel DDL Affitti Brevi il loro perimetro di azione. Si ipotizza che i vigili comunali effettueranno controlli sui portoni, mentre la polizia postale si occuperà dei controlli sui portali delle piattaforme, ma questa suddivisione non è esplicitamente indicata nel testo del DDL.

Soggiorno minimo: stretta per le piattaforme

Il disegno di legge sugli affitti pone una stretta significativa sulle locazioni brevi: tremano, insomma, servizi come Airbnb e simili. L’articolo 4 del provvedimento stabilisce che in alcuni contesti specifici sarà vietato affittare per meno di due notti. Questa restrizione si applicherà sicuramente ai 14 comuni metropolitani e ai comuni con alta e molto alta densità turistica, identificati in base ai dati dell’ISTAT.

Nei comuni esentati da questa limitazione, ossia quelli con meno di 5000 abitanti e bassa densità turistica, sarà possibile soggiornare per una sola notte. Una particolarità è rappresentata dalle famiglie numerose, che sono esentate da questa restrizione. Le famiglie con almeno un genitore e tre figli potranno sempre prenotare per una sola notte nelle case promosse online.

Il Ministero del Turismo ha appena approvato DDL Affitti brevi, che potrebbe porre fine all’attuale caos disciplinare del settore

Impatto economico

L’impatto economico del DDL Affitti Brevi e del soggiorno minimo di due notti sarà significativo. I soggiorni di una sola notte rappresentano circa il 5% del valore delle prenotazioni nel settore degli affitti brevi a livello mondiale. Questa misura avrà un effetto deprimente sull’economia, con l’ipotesi che solo una parte del mercato si sposterà verso gli alberghi e una parte verrà persa o si trasferirà nell’economia sommersa.

Anche per le famiglie numerose diventerà difficile prenotare per una sola notte, poiché molti gestori applicheranno il soggiorno minimo di due notti e sul mercato potrebbe diventare difficile trovare opzioni per un solo pernottamento. Inoltre, la verifica della consistenza dei nuclei familiari potrebbe presentare problemi di privacy e complicare ulteriormente la situazione. Al momento, però, l’ambito di operatività di questa limitazione non è chiara, come dichiara anche il sole24ore.

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