Ci sono delle importanti novità in arrivo nel nostro Paese per quanto riguarda le cartelle esattoriali: con la più recente riforma della riscossione, nella nostra normativa sono state ampliate le ipotesi dell“accertamento esecutivo, una mossa che nei fatti dovrebbe portare all’abolizione delle cartelle esattoriali. La riforma, infatti, ha esteso tra le altre cose le categorie degli atti per le quali l’AdE può anticipare ai contribuenti italiani la richiesta di recupero delle somme dovute all’Agenzia. Analizziamo dunque lo scenario attuale, cercando di capire cosa comportano queste novità.
Approfondimenti
Indice contenuto
Le novità
I dettagli della questione sono stati definiti all’interno dell’articolo 14 del Decreto legge 110 del 29 luglio 2024.
Le cartelle esattoriati sono, in sintesi, destinate a scomparire. Prima quando non si pagava il bollo dell’auto, il canone Rai o una multa stradale quelle cifre finivano in una cartella esattoriale: questo documento funzionava come un titolo esecutivo che autorizzava la riscossione forzata, che poteva includere fermi amministrativi, pignoramenti eccetera. Da adesso in poi invece la cartella esattoriale diventerà obsoleta per la maggior parte dei tributi dovuti allo Stato e per il processo di recupero crediti si passerà a vie molto più dirette. Da questo momento, infatti, sarà necessario un semplice avviso di accertamento da parte dell’AdE per avviare la procedura di riscossione forzata.
Se in precedenza, in presenza di una tassa non pagata, avremmo ricevuto un paio di lettere di sollecito e poi una cartella esattoriale, ora invece basterà una notifica dell’Agenzia delle Entrate per rendere il debito già esecutivo. Il fisco, insomma, entrerà in azione immediatamente.
I motivi dietro alla modifica
Rispetto a quanto evidenziato in precedenza, risulta abbastanza chiaro come fino a questo momento la riscossione da parte dell’AdE fosse piuttosto macchinosa. In passato, infatti, il processo di pignoramento era molto complesso e richiedeva del tempo. La nuova normativa, al contrario, punta a snellire l’iter, riducendo in maniera sostanziale i tempi di attesa e migliorando più in generale l’efficenza del sistema. Basti pensare che fino ad oggi il non riscosso corrispondeva ad una montagna di debiti complessivi che nel 2024 ha superato i 1.200 miliardi.
Più tempo per pagare
Le indicazioni contenute nella bozza del Decreto introducono un prolungamento dei tempi per il pagamento dei debiti fiscali: dalle attuali 72 rate mensili si passa a un massimo di 120 rate, che potranno essere distribuite su un arco temporale di 10 anni.
Nel caso ci fosse un debito superiore a 120 mila euro, un contribuente avrà di conseguenza la possibilità di dilazionare il pagamento per 120 rate al massimo nel caso si trovasse in temporanea difficoltà economica. In presenza di debiti inferiori a tale cifra, invece, è previsto un aumento graduale delle rate ogni due anni. Chi “documenta” la propria difficoltà avrà un numero minimo di rate crescente (da 85 a 97 e poi a 109 ogni due anni), con un massimo sempre di 120 rate. Chi, invece, “dichiara” semplicemente la propria difficoltà inizierà con 84 rate nel biennio 2025-26, arrivando progressivamente fino a 108 rate entro il 2029.
Successivamente, ad avere l’ultima parola sarà sempre il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF): l’istituto, monitorando gli effetti sulle finanze pubbliche, deciderà se estendere eventualmente anche le 120 rate massime previste a partire dal 2031.
Lo stralcio delle cartelle
Inoltre, dal 2025, verrà applicato lo stralcio automatico per le cartelle non riscosse entro cinque anni. Non si tratta di una soluzione che ha convinto tutti, anzi. Alcuni critici sostengono che questo sistema possa incentivare ulteriormente l’evasione fiscale, che nel nostro Paese ammonta ad oggi ad oltre 83 miliardi di euro, rappresentando l’11% del PIL. Tuttavia, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha replicato in modo deiciso nel merito della questione, affermando che l’obiettivo è sostenere “chi intende pagare” ma si trova in difficoltà economiche, e che l’impegno nella “lotta contro i furbetti” proseguirà senza sosta. Rispetto alle novità previste dal Decreto, in un’intervista riportata dal Sole 24 ore Leo ha dichiarato:
“In una situazione normale si dovrebbe togliere di mezzo questa massa di cartelle non riscuotibili. Faccio degli esempi: i deceduti – ci sono delle cartelle che hanno raggiunto i deceduti e purtroppo non possono più essere onorate; i falliti. Tante cartelle riguardano soggetti che non possono più adempiere alle loro obbligazioni tributarie: queste cartelle vanno necessariamente tolte di mezzo. Sulle restanti cartelle bisogna fare una selezione. Se ci sono cartelle il cui ammontare non supera i 1000 euro, i costi di riscossione sono più elevati rispetto a quello che si può riscuotere. Se la cartella è di 800 euro il costo di riscossione è molto più elevato – solamente le cartelle sino al 2015, già un provvedimento analogo fu adottato dal 2000 al 2010 si azzerarono queste cartelle. Ora se portiamo quella data e la spostiamo in avanti al 2015, tutte le cartelle di un valore inferiore a 1000 euro possono essere cestinate. Non perché vogliamo fare condoni, sconti, ma perché gli oneri di riscossione sono più elevati”.