La disoccupazione Italia come funziona? Viene da chiederselo quando i dati economici mostrano un abbassamento della disoccupazione Italia, ma la sensazione è che i posti di lavoro sono sempre meno. Eppure le notizie parlano di migranti che lavorano in mestieri che gli italiani sembrano non voler più fare, nuovi posti di lavoro in arrivo e assunzioni per concorsi pubblici e interventi per aumentare le pensioni o per ridurre i contributi delle startup. Con quale lente d’ingrandimento leggere questi dati? Per fare chiarezza, ti offriamo tutti gli strumenti per capire come sta andando davvero la situazione e quali sono le criticità per chi cerca lavoro.
Approfondimenti
Qual è il tasso di disoccupazione in Italia oggi
Secondo l’Istat, ad agosto 2023 c’è stato un aumento del tasso di occupazione dello 0,3%, pari a 59 mila nuovi occupati, con una crescita del tasso di occupazione del 61,5%. Stando a questi dati, scende anche il dato delle persone che cercano attivamente lavoro, pari a un -3,2%, cioè -62 mila persone. Il tasso di disoccupazione totale è così sceso al 7,6%. Questa occupazione in più non è stata percepita dai cittadini. I giovani non trovano lavoro e ci sono delle competenze richieste dalle aziende che gli imprenditori non riescono a trovare nel mercato del lavoro. Qual è la verità?
Ti stupirà sapere che entrambi i dati sono corretti. Infatti, è vero che la domanda e l’offerta di lavoro non si incrociano in alcuni casi, soprattutto quando si parla di personale con competenze STEM e informatiche in particolare. Lo sviluppo delle competenze scientifiche è una scelta che in pochi fanno e questo è confermato anche dal dato del numero di laureati in Italia nel 2023 presente nell’ultimo rapporto Almalaurea.
La fine del reddito di cittadinanza (con la distinzione tra occupabili e non occupabili) e il rinnovo delle agevolazioni in bolletta – accanto a strumenti come Dedicata a Te – non ha comportato per ora dei miglioramenti nelle condizioni di lavoro, ma le statistiche ufficiali devono tenere conto anche di un giorno di lavoro su un anno. Questo non è sufficiente per mantenere la famiglia, ma è un dato che incide sui tassi di occupazione e di disoccupazione. In più, i tassi non possono non orientare le scelte politiche, che si devono basare su un’analisi accurata dei fenomeni e non sulle sensazioni.
Quanti sono i disoccupati in Italia 2023
Nella definizione dello scenario economico, l’ISTAT inserisce dei dati per fascia di età:
- tra i 15 e i 24 anni i disoccupati sono 332 mila;
- tra i 25 e i 34 anni ci sono 454 mila disoccupati;
- tra i 35 e i 49 anni troviamo 624 mila persone che non hanno un lavoro;
- dai 50 anni in su ci sono 437 mila disoccupati.
I dati si riferiscono ad agosto 2023 perché sono gli ultimi disponibili. I giovani continuano a essere penalizzati, con un tasso di disoccupazione del 22%. Il numero dei disoccupati non tiene conto delle persone che eventualmente lavorano in nero, perché questi purtroppo non sono riscontrabili dal Fisco e lavorano senza alcuna tutela. Un altro dato con cui fare i conti è il tasso di inattività, che rappresenta le persone che non lavorano e non studiano, pur essendo in età lavorativa. Il tasso è del 33,5% e a sorpresa la maggior parte degli inattivi non sono i giovani (che hanno comunque un dato importante con più di 4 milioni tra i 15 e i 24 anni e con circa 1 milione e mezzo tra i 25 e i 34 anni), ma gli adulti dai 50 anni in su, che superano i 17 milioni.
Perché c’è tanta disoccupazione in Italia
L’assenza di confronto tra offerta e domanda di lavoro – intesa proprio come match tra profili di candidati e annunci di lavoro delle imprese – è solo uno dei problemi presenti. Infatti, un ulteriore problema è rappresentato dalla sottoqualificazione del potenziale personale. Infatti, solo poche persone sono laureate in Italia – soprattutto dove serve di più – e trovare personale specializzato e già formato è quasi impossibile. In più, il lavoro manuale e artigiano spesso non trova facilmente un ricambio generazionale.
Oltre a questi aspetti, c’è da considerare la scarsa attrattiva delle imprese, con stipendi che sono rimasti gli stessi da 30 anni nonostante l’aumento dell’inflazione e un mondo che è completamente cambiato. Anche il Pubblico ha il suo ruolo in questo contesto. L’esperimento dei navigator e i tentativi di riforma delle agenzie per il lavoro non sono andati bene: le aziende non si rivolgono agli sportelli pubblici per trovare personale e i candidati disperano di trovare lavoro dalle agenzie pubbliche, passando al privato in qualche caso. Il mondo universitario non va meglio: solo i grandi poli universitari riescono a offrire un vero ponte tra studenti che stanno completando il percorso di studi e imprese potenzialmente interessate a nuovi candidati. La crisi economica fa il resto, impendendo di fatto alle realtà di investire nonostante gli incentivi governativi per chi assume.