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Piano Azioni Positive: strategie per il successo finanziario

Immagine di orgoglio e appartenenza di genere

Anche per il 2023, e per il nono anno consecutivo il Parlamento europeo, nell’ambito del Programma di Azioni Positive, ha avviato una procedura di selezione d’azioni positive per permettere anche alle persone affette da disabilità di poter trovare occupazione nell’ambito dei 27 paesi dell’Ue. La procedura consente al Parlamento Europeo di diversificare le fonti di candidati e di attrarre nuovi aspiranti ad entrare nel mercato del lavoro anche se portatori di una qualche forma di disabilità. 

Le finalità del Piano di azioni Positive

La finalità ultima del Piano di Azioni Positive è quello di rimuovere quegli ostacoli (come recita anche la stessa Costituzione italiana) che impediscono le pari opportunità nell’accesso al mercato del lavoro anche per favorire l’occupazione femminile e realizzare la “uguaglianza sostanziale tra uomini e donne nel lavoro”. Le azioni positive mirano, dunque, a eliminare ogni forma di discriminazione o di disparità che possono di fatto condizionare le progressioni di carriera in ragione della propria appartenenza ad un genere o per il fatto di essere portatori di disabilità

Con il piano azioni positive si punta anche a promuovere l’inserimento delle donne nelle attività e nei settori professionali dove la figura femminile o la persona affetta da disabilità è sotto rappresentata con particolare riferimento ai settori tecnologicamente avanzati.

Cosa prevede il piano triennale delle Azioni Positive

Il Piano triennale delle azioni positive, previsto dall’articolo 48 del decreto legislativo n. 198/2006 “Codice delle pari opportunità tra uomo e donna” rappresenta uno strumento operativo della politica europea nato per favorire l’attuazione dei principi di parità e pari opportunità tra uomini e donne nei luoghi di lavoro rimuovendo tutti quegli impedimenti e quegli ostacoli che, per ragioni familiari, etniche, linguistiche, di genere, età, ideologiche, culturali, fisiche, psichiche e sociali, impediscono lo sviluppo della persona umana e il suo ingresso e progresso nel mondo del lavoro. 

Sono molteplici gli scopi che le politiche europee delle azioni positive si prefiggomo, tra i quali anche l’eliminazione di ogni forma di disparità nella formazione scolastica e professionale, nell’accesso al lavoro, nella progressione di carriera, nella vita lavorativa e nei periodi di mobilità. L’obiettivo è anche quello di favorire in ogni modo la diversificazione delle scelte professionali delle donne anche mediante l’orientamento scolastico e professionale e gli strumenti della formazione. 

Attraverso la programmazione di azioni positive si conta anche di superare condizioni, organizzazione e distribuzione del lavoro che di fatto limitano l’inserimento nel mondo del lavoro a seconda del sesso, nei confronti dei dipendenti con pregiudizio nella formazione, nell’avanzamento professionale e di carriera, ovvero nel trattamento economico e retributivo soprattutto in quegli ambiti produttivi dove le donne stesse sono sotto rappresentate ed in particolare nei settori tecnologicamente avanzati ed ai livelli di responsabilità al fine di agevolare una migliore ripartizione di tali responsabilità tra i due sessi. 

Il Codice delle Pari Opportunità

Non bisogna dimenticare che l’art. 48 del Codice delle pari opportunità tra uomo e donna ha disposto che le amministrazioni dello Stato, ad ogni livello, siano tenute a predisporre ed attuare “Piani di azione positive” che agevolino e favoriscano il riequilibrio della presenza femminile nelle attività e nelle posizioni gerarchiche ove sussiste un divario tra generi non inferiore a due terzi. La stessa norma applica anche delle sanzioni per il caso di mancata adozione del suddetto Piano triennale, che si sostanziano nel divieto posto all’Amministrazione di assumere nuovo personale, compreso quello appartenente alle categorie protette

Al fine di monitorare l’effettiva applicazione di quanto statuito nell’articolo 48 del Codice delle Pari Opportunità, i Comitati Unici di Garanzia, ogni anno ed entro il 30 marzo, sono obbligati ad inviare agli organi di indirizzo politico-amministrativo, una relazione sulla situazione del personale dell’ente di appartenenza riferita all’anno precedente. Una relazione che deve essere trasmessa anche all’Organismo indipendente di Valutazione (OIV), ai fini della valutazione della performance organizzativa complessiva dell’amministrazione e della valutazione della performance individuale del dirigente responsabile. 

La direttiva n.2 del 2019

La Direttiva n. 2/2019 riservata appositamente alle “Misure per promuovere le pari opportunità e rafforzare il ruolo dei Comitati Unici di Garanzia nelle amministrazioni pubbliche” stabilisce che il Piano triennale delle azioni positive deve obbligatoriamente essere aggiornato entro il 31 gennaio di ogni anno, specificando le finalità e le linee di azione da seguire al fine di attuare concretamente, anche nella pubblica amministrazione, le pari opportunità. 

Questo obbligo sottolinea soprattutto quanto sia cruciale l’impulso che le pubbliche amministrazioni possono fornire sia nella proposta che nella promozione dei principi fondamentali delle pari opportunità e della valorizzazione delle differenze nelle politiche lavorative interne. 
La Direttiva n. 2 del 2019, fra l’altro, individua gli strumenti fondamentali per realizzare l’obiettivo delle pari opportunità, come ad esempio la presenza di donne nelle posizioni di vertice, lo sviluppo di buone pratiche finalizzate a valorizzare l’apporto delle lavoratrici e dei lavoratori e l’attuazione di politiche di gestione delle risorse umane orientate al genere.

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