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Russia: le sanzioni stanno distruggendo l’economia

In assenza di sanzioni, la Russia sarebbe dovuta crescere economicamente del 14%, ma stando a Scope Ratings, un agenzia di credito che svolge analisi di rating nel campo finanziario, invece, si ridurrà dell’8%

Ulteriori rotte commerciali per la Russia, Brics +

Si sta affrontando una situazione piuttosto complicata per quanto riguarda l’economia in Russia.
La causa, come è ovvio immaginare, è dovuta alla guerra in Ucraina, che per costi e per la mobilitazione delle truppe militari di fine settembre, sta avendo ripercussioni sull’economia del paese.
A seguito delle sanzioni imposte dall’unione Europea, Putin si trova ad affermare nuovi legami economici e commerciali da instaurare con altri paesi.
Brasile, India, Russia, Cina e Sudafrica sono tra i più profittevoli rappresentando un 32% dell’economia mondiale, essi costituiscono la Brics. In aggiunta Argentina, Iran, Turchia, Egitto e Arabia Saudita racchiudono Brics+.
La Cina in parallelo con India e Turchia sta già usufruendo del mercato petrolifero russo di basso costo con quasi un raddoppio in fattore esportazioni, si superano due milioni di barili al giorno.

Renminbi: de-dollarizzazione imminente

Il mercato russo è profondamente oppresso dalle imposte, obbligato a svendere i barili di petrolio con un ribasso di 20 dollari al di sotto del Brent.
Un’ulteriore strategia vige tra Cina e Russia, si tratta di una de-dollarizzazione, il processo di sostituzione del dollaro come valuta commerciale già in corso nelle transazioni commerciali tra molti paesi.
La moneta che andrà a sostituire il dollaro sarà quindi il renminbi che renderà lo stato russo dipendente dalle politiche economiche cinesi.

Tecnologie non accessibili a causa delle sanzioni

Le sanzioni alla Russia derivanti dall’Unione Europea, Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Corea del Sud hanno comportato una diminuzione di importazione di tecnologie, quali computer e apparecchiature elettriche, dimezzandole a 5 miliardi di dollari.

“La Russia dipende molto dai componenti tecnologici e informatici di importazione. La quota di valore aggiunto estero supera il 50%. E’ una percentuale troppo elevata per essere sostituita con importazioni cinesi o altre alternative locali”

riferisce l’analista Levon Kameryan dell’agenzia Scope Ratings.

La Russia sarà, quindi, limitata nella sua crescita tecnologica e produttiva utilizzando componenti più scadenti e meno affidabili.

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