Ne abbiamo tanto sentito parlare, abbiamo visto palazzi ristrutturati in ogni città, tutti o quasi tutti hanno approfittato della promozione offerta dal Superbonus in materia edilizia. Ma se il clamore dato dalla convenienza del bonus ha portato grandi e piccole imprese ad approfittare del momento, il vero clamore è nato dalle preoccupazioni inerenti al debito pubblico. Il Superbonus può davvero portare al debito pubblico?
Approfondimenti
L’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione Europea, ha ribadito che il Superbonus, se consentito con limitazioni, non può portare al debito pubblico: i limiti possono ridurre le entrate fiscali e non si avrebbero spese. Così com’è stato ben spiegato nel documento Manual on Government deficit and debt.
Se da una parte la cessione del credito e l’impatto per la finanza pubblica hanno determinato le sorti del Superbonus, dall’altra parte non è ancora ben chiaro se sarà possibile smaltire i crediti fiscali, compensandoli con le somme relative agli F24.
Se il Superbonus viene erogato sotto forma di credito d’imposta, le casse pubbliche devono rilevare al momento dell’investimento i costi a loro carico. Il credito d’imposta è esigibile quando viene utilizzato per intero: se il contribuente lo utilizza, lo Stato perde risorse pari al credito usato. E ancora: quando il credito viene trasferito a terzi senza limiti, questo provoca un costo per le casse dello Stato; con dei limiti invece, questo non sarebbe più possibile e le casse non ne risentirebbero. Attendiamo ancora novità, ma oggi possiamo così riassumere i passaggi per la cessione del credito:
- La prima cessione è libera;
- Tre cessioni sono a favore d’istituti di credito, intermediari finanziari, assicurazioni;
- Cessione dalle banche ai clienti con Partita Iva.
Oggi si fa strada una proposta più vantaggiosa: utilizzare gli F24 per ovviare al blocco dei crediti fiscali. L’ipotesi è stata avanzata dall’Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, e dall’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana. Entrambe le associazioni chiedono che si crei un meccanismo per compensare i crediti d’imposta chiusi nei cassetti fiscali delle banche.