A lungo, il mantra di tutti gli investitori è stato semplice: bilanciare il portafoglio con azioni (per la crescita) e obbligazioni (per la stabilità). Questa strategia si basava su un principio fondamentale: la loro storica correlazione negativa. Quando le azioni scendevano (in periodi di rallentamento economico o stress di mercato), le obbligazioni tendevano a salire, fungendo da ammortizzatore e proteggendo il valore complessivo del portafoglio.
Approfondimenti
Va comunque detto che, in tempi non sospetti, questo rapporto ha iniziato a cambiare. Analizziamo questo tema più nel dettaglio.
Indice del contenuto
Cos’è la correlazione tra azioni e obbligazioni

Perché la correlazione cambia nel tempo
La correlazione è una misura statistica che descrive la relazione tra i movimenti di prezzo di due asset class. Viene espressa tramite un coefficiente che varia da $-1$ a $+1$:
- Correlazione Negativa (vicino a $-1$): i prezzi dei due asset si muovono in direzioni opposte. Se le azioni salgono, le obbligazioni scendono (o viceversa). Questo è stato il regime dominante per gran parte del periodo 2000-2020.
- Correlazione Positiva (vicino a $+1$): i prezzi dei due asset si muovono nella stessa direzione. Se le azioni scendono, anche le obbligazioni scendono. Questo è ciò che si è verificato in anni di forte inflazione e rialzo dei tassi.
- Correlazione Zero (vicino a $0$): i movimenti dei due asset sono indipendenti l’uno dall’altro.
La correlazione negativa è il fondamento della diversificazione tradizionale, poiché le perdite in un settore vengono parzialmente compensate dai guadagni nell’altro, riducendo la volatilità complessiva del portafoglio.
Cosa implica per la costruzione del portafoglio
Storicamente, le obbligazioni globali hanno rappresentato un pilastro di protezione durante le fasi di flessione dei mercati azionari, un dato non nuovo, ma fondamentale per la costruzione di portafogli resilienti. Questa funzione di ammortizzatore si basa sulla correlazione di rendimento a lungo termine, che sin dagli anni ’90 è stata prevalentemente negativa, implicando che le due asset class si muovono generalmente in direzioni opposte. Comprendere questa correlazione è essenziale per la diversificazione: minore è la correlazione tra due asset, maggiore è il beneficio che offrono nella riduzione del rischio complessivo. La correlazione, misurando la relazione lineare tra i rendimenti di azioni e obbligazioni, ha permesso ai portafogli multi-asset di superare molteplici crisi economiche proprio grazie a questa dinamica inversa: perdite azionarie sono state in media compensate da guadagni obbligazionari.
Come anticipato però più di recente abbiamo assistito a dei movimenti diversi dalle attese: il 2022 ha segnato una notevole e rara eccezione a questa regola, con azioni e obbligazioni che sono scese simultaneamente, innescando una sgradita correlazione positiva che non si vedeva dal 1977. Questo allineamento negativo è stato in gran parte guidato da un marcato e inatteso aumento dei tassi di interesse, in risposta a un’inflazione galoppante. Nonostante ciò, la relazione inversa tradizionale ha ripreso il sopravvento nel 2023, confermando la natura dinamica della correlazione stessa. Sebbene l’andamento a lungo termine, misurato su finestre di due anni, sia rimasto negativo negli ultimi vent’anni, i dati mostrano che non è affatto insolito che la correlazione entri in territorio positivo su orizzonti temporali più brevi, come i 60 giorni.
Questi spostamenti occasionali verso una correlazione positiva sono solitamente una reazione a shock o sorprese macroeconomiche. In particolare, si verificano in presenza di shock economici dal lato dell’offerta o quando l’inflazione supera i limiti tollerati dalle banche centrali, costringendo i policymaker ad adottare politiche monetarie aggressive. La spiegazione risiede nelle variabili chiave che influenzano i prezzi: i flussi di cassa aziendali (dividendi) e i tassi di interesse. In un contesto di crescita economica stabile, l’aspettativa di dividendi più alti spinge le azioni al rialzo, mentre l’attesa di tassi più alti (per contenere l’economia) spinge al ribasso le obbligazioni, mantenendo la correlazione negativa. Al contrario, quando si verifica un forte shock di offerta – come è accaduto dopo la pandemia di Covid-19 con la crisi delle catene di approvvigionamento e la conseguente impennata inflazionistica – l’aggressivo rialzo dei tassi danneggia simultaneamente sia i prezzi obbligazionari che i prezzi azionari (questi ultimi penalizzati da un costo del denaro più alto e prospettive aziendali più difficili), generando la temuta correlazione positiva.
Queste premesse devono di conseguenza portare gli investitori a calibrare le loro strategie gradualmente: tali soggetti, in sostanza, farebbero meglio a non dare mai per scontati determinati scenari di mercato.
Chiediamoci quindi a questo punto quali possano essere le strategie possibili da applicare: ecco, qui di seguito, qualche soluzione interessante.
Strategie di diversificazione possibili
Alla luce di quanto hanno evidenziato fino a questo punto, emerge che l’approccio tradizionale 60% Azioni / 40% Obbligazioni possa risultare meno efficace nel mitigare i ribassi visto e considerato che sta venendo meno la funzione storica di ammortizzatore delle obbligazioni nel contesto di alta inflazione.
Come proteggersi, dunque? Ecco qualche opzione:
- Inserire asset reali e oro: storicamente, l’oro e i metalli preziosi hanno fornito una buona protezione agli investitori contro le tendenze inflazionistiche;
- Obbligazioni Indicizzate all’Inflazione (Inflation-Linked): su Affari Finanza ve ne abbiamo parlato qui. Si tratta di titoli come i BTP Italia o i TIPS (Titoli del Tesoro USA protetti dall’inflazione) che vedono il loro capitale rivalutato in base all’inflazione;
- Strategie di investimento alternative come gli hedge fund (qui un approfondimento) possono generare rendimenti positivi (o a bassa volatilità) in qualsiasi condizione di mercato, spesso utilizzando tecniche avanzate come le vendite allo scoperto o i derivati.
Qui di seguito vi proponiamo una tabella riassuntiva con i pro e i contro dei sopracitati approcci.
| Approccio di diversificazione | Vantaggi | Difetti |
| Materie prime e oro | Copertura diretta contro l’inflazione; bassa correlazione con il blocco azioni/obbligazioni. | Elevata volatilità e complessità nel timing d’acquisto; Non generano reddito o cedole fisse. |
| Obbligazioni inflation-linked | Protezione garantita contro l’erosione inflazionistica del potere d’acquisto. | Rendimenti reali possono essere scarsi se le aspettative di inflazione non si concretizzano. |
| Hedge fund | Potenziale per rendimenti decorrelati in tutte le fasi di mercato. | Costi di gestione tipicamente più alti (fee di performance); Richiede elevata competenza gestionale. |
Domande frequenti sulla correlazione azioni-obbligazioni

FAQ
L’approccio 60/40 ha ancora un valore?
No, non possiamo affermare che si tratti di un portafoglio “morto”. Ad ogni modo, la sua tradizionale efficacia non è rimasta immutata nel corso del tempo. In breve, si tratta di un approccio che va adattato alle condizioni mutevoli del mercato.
Come ha influito l’aumento dei tassi sulle obbligazioni globali?
L’aumento rapido dei tassi ha fatto crollare i prezzi delle obbligazioni (rendendo i nuovi titoli più attraenti), annullando la loro funzione di “porto sicuro” e generando la correlazione positiva con le azioni.
La correlazione positiva sarà una condizione permanente?
Teoricamente no: si tratta di una condizione tipica dei regimi dominati dall‘alta inflazione e dalla stretta monetaria aggressiva.