Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

Come investire in obbligazioni: la differenza con i titoli di stato

monete e soldi su un foglio con una tabella per investire in obbligazioni

Per sapere come investire in obbligazioni, è necessario conoscere la differenza tra queste rispetto ai titoli di stato. Come spiega la Banca d’Italia, l’obbligazione (in inglese bond) come dice il termine stesso dà diritto a chi investe di avere un rimborso della somma versata. Tra i soggetti emittenti possiamo trovare ad esempio una banca, un organismo sovranazionale oppure uno Stato. In quest’ultimo caso parliamo nello specifico di titoli di stato

Conoscere le logiche di funzionamento dei due strumenti finanziari è quanto mai importante, in quanto l’ambito degli investimenti di un risparmiatore è spesso molto vasto. Infatti è utile diversificare il proprio portafoglio proprio sulla base delle diverse logiche di rendimento.

 In questo articolo si andrà ad approfondire la differenza  tra un’obbligazione e un titolo di stato

Che cosa sono le obbligazioni

Come anticipato con il termine obbligazioni indichiamo un titolo che mette in rapporto l’investitore e il soggetto emittente. Non c’è un momento unico per tutti per acquistarle: possono essere acquistate quando l’emittente le offre per la prima volta alla prima emissione oppure in un secondo momento. Proprio come accade con i mutui, anche per le obbligazioni abbiamo due tipi di tassi: uno fisso (l’investitore ha una determinata somma di interessi già stabilita in partenza) oppure variabile (l’interesse dipende, ad esempio, dal cambio o dall’inflazione).

Come si può immaginare, le obbligazioni permettono di avere una rendita costante e duratura: ecco perché sono sempre di più le persone che le preferiscono all’investimento in azioni dove il rischio è sicuramente maggiore. 

Tuttavia, bisogna prestare attenzione perché anche le obbligazioni hanno i loro rischi dovuti ad esempio al tasso di interesse, al mancato pagamento degli interessi o alla difficoltà che tanti investitori hanno di vendere l’obbligazione prima che la stessa scada. Tuttavia, poiché le obbligazioni si pongono come prestito di denaro (conveniente sia all’investitore sia all’impresa) in caso di fallimento bisogna ripagare il creditore, cioè chi ha investito in obbligazioni. Da un lato, quindi, l’impresa con le obbligazioni raccoglie a sé capitale utile per finanziarsi e dall’altro lato chi investe potrà ricevere il denaro investito e una cedola che può essere liquidata annualmente, semestralmente o trimestralmente. La maggior parte delle persone opta per le cedole fisse.

Per chi ha intenzione di investire in obbligazioni, è importante sapere che in Italia la tassazione è molto alta, pari al 26%. In precedenza, precisamente prima del luglio 2014, ammontava al 20%. Si tratta, infatti, di uno strumento finanziario e come tale va tassato sia sulle plusvalenze sia sulle cedole di cui abbiamo parlato in precedenza. Anche le obbligazioni bancarie sono sottoposte ad aliquota del 26%, mentre le obbligazioni statali al 12,5%. Tutte le obbligazioni bancarie, dunque, sono tassate: non è possibile evitare di pagare le tasse!

Online ci sono diversi siti dove si può vedere l’elenco delle obbligazioni sempre aggiornato con cedola, rendimento, prezzo e affidabilità. È importante identificare la strategia di portafoglio ideale per le esigenze sia se per un investitore alle prime armi che un investitore esperto. Attenzione perché non esistono obbligazioni a rischio zero.

Che cosa sono i titoli di stato

I titoli di Stato sono un tipo di obbligazioni che, come dice il termine stesso, sono emesse da un ente nazionale. Per l’Italia ad emetterle è il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Come nel caso delle obbligazioni, anche i titoli di Stato convengono sia per l’emittente che per l’investitore. Da un lato il Governo in questo modo si finanzia e dall’altro i cittadini possono investire e prestare soldi allo Stato e rivenderli prima della scadenza. 

Quando si parla di titoli di Stato non parliamo soltanto di una tipologia. Qui di seguito sono riportate le tipologie di titoli di Stato:

  • Buoni del tesoro poliennali indicizzati all’inflazione europea: possono avere durata a 5, 10, 15 e 30 anni.
  • Buoni del tesoro poliennali. La durata cambia rispetto al precedente di 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30, 50 anni.
  • Buoni ordinari del tesoro. Titoli con durata massimo di un anno, non hanno cedole.
  • Certificati del tesoro zero coupon. Anche questi non hanno le cedole, ma durano 2 anni.
  • Certificati di credito del tesoro indicizzati all’euribor. La cedola qui è variabile.

Se si vuole comprare o vendere i titoli di Stato si può fare riferimento al sito della Borsa Italiana. Anche per quanto riguarda i titoli di Stato non ci sono certezze di rischio 0 perché tutto dipende dal rendimento, dalle oscillazioni del prezzo, dai tassi di interesse. Uno dei rischi principali quando si acquistano titoli di Stato, che è bene conoscere, è il default risk, ovvero il rischio di controparte. In questo caso l’emittente dei titoli non è in grado di onorare la scadenza e, nel caso di enti governativi, si attua la ristrutturazione del debito: lo Stato, non potendo eliminare il debito legato all’emissione dei titoli, decide di rinegoziare le condizioni di restituzione sfavorendo l’investitore che vedrà ripagato solo una parte del credito. 

Per capire se uno Stato è vicino al default risk, oltre alle varie valutazioni delle agenzie di rating internazionali, vanno considerati anche lo Yeld e lo Spread. Il primo indica il rendimento implicito di un bond dato il valore nominale pagato a scadenza, il suo prezzo di mercato e le sue cedole. Se nel tempo questo parametro schizza in alto vuol dire che il valore del Titolo sta crollando velocemente. 

Il secondo invece indica la differenza di Yeld tra due Titoli di Stato generalmente con scadenza a 10 anni. Va detto che uno Yield alto, in alcuni casi, può rappresentare un’opportunità per l’investitore: ovvero quella di acquisire a prezzo scontato titoli di stato caratterizzati da una solidità di bilancio che non richiedono un’allarmistica valutazione. 

Argomenti