Come fare la scelta giusta nel momento in cui scegliamo di comprare una nuova t-shirt, oppure un altro paio di stivali per l’inverno? La risposta la potremmo trovare nella regola del cost per wear.
Approfondimenti
Il principio del costo per utilizzo è un indicatore fondamentale che ci aiuta a determinare quanto sia vantaggioso un nostro acquisto: consiste in sostanza in un semplice calcolo che svela il valore complessivo dell’articolo nel tempo e la spesa effettiva per ogni volta che lo si indossa.
Quando viene assemblata una collezione essenziale (anche chiamata capsule, in alcuni casi), l’obiettivo è comprare articoli di alta qualità che siano durevoli, vengano usati spesso e mantengano un fascino intramontabile. Di conseguenza, il cost per wear è una misura cruciale per guidare le vostre future decisioni d’acquisto in fatto di abbigliamento. Analizzare i capi che già possiedete è, di conseguenza, anche un modo eccellente per notare tendenze e capire quali sono gli investimenti più sensati per il vostro guardaroba. Ecco tutto quello che dovete sapere a riguardo.
Indice del contenuto
Cos’è la regola del cost per wear

Potremmo definire il costo per utilizzo come la cartina di tornasole che svela il vero valore e l’efficacia dei capi d’abbigliamento e degli accessori che abbiamo nel nostro armadio e che abbiamo accumulato con lo shopping – più o meno compulsivo – nel corso degli anni. È la semplice aritmetica che demolisce il prezzo, trasformandolo in un rapporto tra investimento e frequenza d’uso. Questo calcolo, invero molto semplice, ci offre una bussola per studiare la longevità dei nostri capi, guidandoci verso acquisti con un’ottica davvero a lungo termine (e con un occhio di riguardo verso il nostro portafoglio, ma anche verso l’ambiente).
Come calcolare il costo per utilizzo
Per calcolare il costo per utilizzo di un capo, è necessario dividere il suo prezzo di acquisto per il numero di volte che abbiamo intenzione di indossarlo/lo abbiamo indossato.
Ad esempio, immaginiamo che un anno fa abbiamo acquistato un paio di scarpe Adidas per €120 e le abbiamo indossate 30 volte: il costo per utilizzo (fino ad ora) è di €4. Più spesso indosseremo queste calzature, minore sarà il loro costo per utilizzo. Proviamo a questo punto a fare un confronto ideale per il cost per wear tra un paio di scarpe di qualità e un paio di scarpe da discount (o di un brand fast fashion, noto per i suoi prezzi bassi e la scarsa durabilità dei suoi prodotti).
| Articolo | Prezzo di acquisto | Usura totale stimata | Costo per utilizzo (CPW) |
| Scarpa Economica (Fast Fashion) | €50 | 15 volte (si rompono o passano di moda) | €3,33 |
| Scarpa di Qualità (Investimento) | €250 | 250 volte (con buona manutenzione) | €1,00 |
Vantaggi dell’approccio cost per wear
I punti di forza di questo approccio allo shopping di vestiti e accessori appaiono a questo punto evidenti: quI di seguito evidenzieremo i più interessanti.
Risparmio a lungo termine
Investire in articoli con un potenziale di vita maggiore spesso si traduce in un considerabile risparmio complessivo a fine mese o fine anno. Evitare la sostituzione continua di pezzi di scarsa qualità riduce infatti le spese ricorrenti e ottimizza la gestione del budget.
In generale, l’attenzione al CPW scoraggia gli impulsi d’acquisto perché richiede una valutazione più severa prima che un articolo entri nel proprio guardaroba. Con un approccio simile siamo costretti a considerare l’usabilità reale del capo (è resistente, si abbina a molti look, copre una necessità) e ciò rende meno probabile gli acquisti superficiali a cui sono abituati gli individui che hanno “le mani bucate”.
Maggiore durata dei capi
L’attenzione al CPW ci spinge naturalmente verso materiali e manifattura di livello superiore. Questi articoli non solo resistono meglio all’usura, ma mantengono altresì un aspetto estetico migliore nel tempo, il che li rende delle presenze fisse e affidabili nel nostro stile. Insomma, con un capo di qualità (seppur più caro) faremo sempre un figurone in qualunque occasione, dall’ufficio alle serate di gala.
Errori comuni da evitare
Cerchiamo, in ogni caso, di non vedere il CPW come un compito di “matematica” o un “metodo sistematico” da applicare in ogni singola transazione, anche perché questo toglierebbe spontaneità e piacere all’acquisto finale.
Inoltre, proviamo ad adottare un approccio più morbido anche rispetto all’eliminazione dei capi: non ha molto senso applicare il calcolo del CPW in modo così letterale da giustificare l’eliminazione di capi che avrebbero un valore emotivo significativo, anche se non dovessero essere indossati spesso.
In aggiunta, non rifiutiamoci di acquistare articoli unici e specifici (come un vestito di paillettes o un costume) solo perché si sappiamo che il loro CPW sarà inevitabilmente alto.
In sintesi, l’errore più grande è confondere l’efficienza del guardaroba con l’eliminazione totale del piacere. Il CPW è uno strumento per evitare l’accumulo non funzionale, non una regola per bandire la gioia, l’emozione o la spontaneità dalla moda.
Per chi volesse approfondire ulteriormente la questione, ecco un interessante video sul tema sviluppato dall’esperto Preston Schuleter per conto di Gentleman’s Gazzette.
.