Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

Evergrande: alla scoperta del crack del secondo produttore immobiliare cinese

Evergrande, crack immobiliare

Evergrande ha dichiarato fallimento in Cina. Le conseguenze vanno ben oltre il mercato immobiliare e chi investe nell’economia cinese. Infatti, Evergrande è il secondo colosso del Paese nel settore immobiliare e il fallimento nasce da una richiesta della società. Il colosso cinese ha chiesto agli Usa di riconoscere gli accordi di ristrutturazione dei debiti per evitare che chi avanza soldi dalla società negli Usa possa pretenderli o confiscare beni di pari valore presenti negli Stati Uniti. Gli accordi, però, non sono avvenuti sul suolo americano, ma a Hong Kong, nelle Isole Cayman e nelle Isole Vergini britanniche. La società può farlo appellandosi al capitolo 15 della norma fallimentare americana, ma come è arrivata fino a questo punto?

Evergrande, cosa è successo?

Evergrade, il crollo del secondo colosso immobiliare cinese
Case moderne e antiche a Shangai

Quanto accaduto a Evergrande non è una novità nello scenario del mercato immobiliare cinese, in crisi subito dopo la pandemia, già a metà 2021. Il 40% delle società immobiliari è andato inesorabilmente al fallimento. Il problema, però, è molto più grave di quanto si possa pensare. Infatti, l’immobiliare è il secondo settore più importante per l’economia cinese, che vede rallentare la sua corsa alla crescita a casa della deflazione che si protrae da tempo. La società immobiliare attualmente in crisi segue il crollo azionario della Country Garden Holdings. Le azioni avevano perso il 17,4% nella prima metà di agosto 2023.

Stando agli ultimi dati disponibili (luglio 2023), la Evergrande aveva perso circa 81 miliardi di dollari tra il 2021 e il 2022. Il piano di ristrutturazione sarebbe di 20 miliardi di dollari: una cifra importante, ma di certo molto più bassa rispetto a quanto perso dagli azionisti. Infatti, la società ha spiegato di non essere in bancarotta, anzi, di stare facendo il possibile per evitarla.

Stando a una stima riportata da Milano Finanza, nel 2022 avrebbe avuto 340 miliardi di dollari di debiti complessivi, pari a 2,437 mila milardi di yuan. Sempre secondo le stime questa somma ammonterebbe al 2% del Pil cinese. Dietro a questa richiesta di ristrutturazione c’è il blocco del settore immobiliare: mancando la domanda di appartamenti, ecco che i debiti si sono accumulati.

Evergrande, effetto deflazione nel mercato immobiliare cinese?

Evergrande, cause e conseguenze del crack immobiliare
Palazzo con due balconi

Quanto è avvenuto da Evergrande è un altro fatto economico che si inserisce nel quadro più ampio dell’economia cinese. Infatti, i dati di luglio 2023 fanno emergere un rallentamento della crescita economica dal 4,4% di giugno al 3,7% di luglio. Il Governo ha stabilito una crescita del Pil del 5% e rivedere l’aspettativa non sarebbe semplice. Infatti il Primo Ministro cinese Li Qiang ha fatto sapere di essere pronto a nuove misure per rilanciare l’economia con una maggiore apertura verso i mercati esteri e il rafforzamento della domanda interna.

La nuova posizione della Cina nel panorama dei Paesi BRICS e quella nella guerra in Ucraina, accanto ai dati macroeconomici sono fattori importanti per le stime di crescita. Morgan Stanley ha abbassato queste stime dal 5% al 4,7% e quello 0,3% rappresenta una cifra a molti zeri. Dall’agenzia si parla anche di “effetti sui consumi”. Una considerazione simile è arrivata anche da JP Morgan, che passa dal 4,9% al 4,5%. Anche il rendimento dei bond cinesi scende al 2,57%, perché i cittadini orientali scelgono i più sicuri titoli di Stato (obbligazioni) che non le azioni delle società, considerate più volatili.

Infine, la banca giapponese Nomura ha rivalutato al ribasso le previsioni sulla crescita cinese dal 5,1% al 4,6%.

Evergrande, cause e conseguenze sui mercati

Evergrande, cause e conseguenze del crack immobiliare
Piazza cinese

Oltre all’immobiliare – e di conseguenza al prezzo delle case – i prezzi scendono in Cina, dall’alimentare all’energia. L’abbassamento generalizzato non è una buona notizia come sembra, perché circolerà sempre meno denaro, perché serviranno sempre meno soldi per acquistare i beni di prima necessità in Cina. È anche vero che le Banche Centrali Occidentali dovrebbero tirare un sospiro di sollievo almeno all’inizio, perché lo stesso fenomeno può comportare un abbassamento dell’inflazione.

Il problema è che il Paese continuerebbe a produrre beni come prima. Così potrebbe ritrovarsi costretto a esportare a basso costo, come pare stia avvenendo in Germania. In più, potrebbe scendere il prezzo delle materie prime, quindi chi opera in questo mercato deve tenere conto anche di questo fattore prima di investire.

Gli operatori economici si sono spaventati dalla richiesta di Evergrande, perché ricordano la crisi immobiliare che caratterizzò il 2008 e che ebbe conseguenze su larga scala. I mercati si stanno chiedendo se ci sia davvero un rischio di contagio sui mercati. L’effetto domino non è ancora provato nel lungo periodo sui mercati internazionali, mentre in Cina è effettivo, perché il crollo del settore delle case ha manifestato i primi effetti sulle banche che finanziavano i progetti immobiliari.

Gli investitori occidentali stanno iniziando a vendere le azioni cinesi, tanto che la Borsa di Hong Kong ha perso il 21% secondo un articolo pubblicato su Corriere Economia. Nulla si può dare per scontato, però, se si pensa che Joe Biden ha definito l’economia cinese “una bomba a orologeria”.

Argomenti