FTX è stata per lungo tempo una delle più popolari piattaforme di scambio di criptovalute con sede alle Bahamas ma incorporata ad Antigua e Barbuda. La piattaforma è stata fondata da Sam Bankman-Fried che ha creato questo strumento per realizzare profitto da destinare a finalità sociali mentre era ancora uno studente al MIT.
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Grazie a questo strumento per scambiare criptovalute, era sufficiente un’app di trading mobile per acquistare e vendere futures, opzioni, token con leva, valuta fiat, criptovaluta e token non fungibili (NFT). Gli utenti potevano inoltre ricevere sconti sulle commissioni di negoziazione utilizzando il token nativo FTT.
I profitti di FTX derivavano dalle varie commissioni di negoziazione, comprese le commissioni del produttore, le commissioni dell’acquirente, le commissioni NFT e gli interessi del mutuatario a margine. La società addebitava inoltre interessi sul proprio servizio di prestito istituzionale e riscuote una commissione dai traders che desideravano accettare la criptovaluta come forma di pagamento.
Il crollo di FTX e la mancanza di un sistema di controllo
Negli ultimi anni le piattaforme di trading di criptovalute come FTX hanno acquisito maggior prestigio e credibilità anche grazie alla partnership con istituzioni finanziarie serie e affidabili come la Borsa di New York e il Nasdaq. Ma i recenti fatti che hanno visto FTX sul banco degli imputati per aver frodato i propri clienti, dimostrano come sia necessario sottoporre queste piattaforme a regole rigide e alla supervisione di enti di vigilanza per poter operare in totale trasparenza.
L’assenza di supervisione ha contribuito a quella che i pubblici ministeri americani hanno definito una frode diffusa e duratura parte di FTX, che nel corso degli anni era arrivata a diventare anche il secondo più grande mercato di scambio di criptovalute al mondo. Fondata da Sam Bankman-Fried nel 2019, FTX ha utilizzato i fondi dei clienti per finanziare donazioni politiche, acquistare immobili e investire in altre società, secondo quanto emerso dall’inchiesta condotta dale autorità statunitensi.
FTX ha dichiarato bancarotta nel mese di novembre 2022 dopo non essere stata in grado di evadere una richiesta di prelievo degli utenti pari a circa 8 miliardi di dollari. Al contrario di altre piattaforme regolamentate e monitorate come LedgerX, una piattaforma di scambio di derivati e crittografici di proprietà di FTX, che ha sede negli Stati Uniti e che è sottoposta a regole molto stringenti e rigorose, la piattaforma con sede nelle Bahamas ha potuto operare in totale libertà calpestando i diritti dei propri clienti e appropriandosi del denaro per fare business privatamente.
Nel corso dei decenni il settore finanziario tradizionale è stato sottoposto a regole sempre più ferree dopo il verificarsi di scandali, frodi che sono costati fior di quattrini ai clienti creando vere e proprie distorsioni del mercato. La sola crisi finanziaria del 2008 ha dato origine a una serie di nuove normative progettate per proteggere il patrimonio degli investitori e limitare l’assunzione di rischi da parte delle banche e di altre aziende.
L’industria delle criptovalute è cresciuta al di fuori del sistema finanziario tradizionale. Ha costruito la sua struttura di mercato da zero, creando nuove regole intese a rendere il business sempre più remunerativo anche attraverso la creazionedi piattaforme di trading e altri strumenti come le piattaforme di scambio dove vengono custoditi i soldi degli utenti e dove vengono effettuate le transazioni per scambiare valuta.
I clienti di FTX dovevano inviare contanti o criptovaluta alla piattaforma prima di poter fare trading. I depositi di criptovaluta venivano inviati dal portafoglio personale di un cliente al conto FTX del cliente. Se un cliente inviava fondi in contanti, il denaro veniva convertito in “moneta elettronica”, secondo i termini di servizio di FTX, che veniva poi utilizzato per acquistare criptovaluta.
I termini di servizio di FTX non menzionavano come o dove sarebbero state archiviate le risorse del cliente. Invece, esisteva una breve riga in cui si diceva che il titolo legale di qualsiasi risorsa digitale passata a FTX rimaneva di proprietà del cliente.
Il presunto utilizzo da parte di FTX dei beni dei clienti per finanziare le proprie attività sarebbe altamente improbabile nelle borse statunitensi, che non possono accedere o disporre del denaro dei clienti. Gli investitori in borsa, infatti, inviano i loro soldi a un broker che è membro della borsa e può agire per conto dei propri clienti. Gli investitori istituzionali più grandi in genere detengono denaro presso una banca depositaria come State Street o BNY Mellon, inviando i dettagli dell’operazione tramite i loro broker all’exchange. Le banche depositarie sono responsabili della protezione dei beni degli investitori, con regole rigide su come disporre di tale liquidità.
Il processo contro Bankman-Fried
Proprio il 3 ottobre è inizato il processo negli Usa contro Sam Bankman-Fried, fondatore di Ftx, che ha dichiarato bancarotta nel novembre 2022. Sulla figura di Bankman-Fried pendono molti capi d’accusa che vanno dalla frode all’associazione a delinquere. A sollevare il polverone e a destare sospetti sulle attività di FTX fu il sito specializzato in criptovalute, CoinDesk, che aveva adombrato dei dubbi sulla situazione di Alameda Research, una società controllata da FTX.
Quando i clienti dell’exchange, dopo l’allarme lanciato da CoinDesk, si sono affrettati a ritirare il proprio denaro, hanno appreso proprio malgrado che FTX non era in condizione di restituire il denaro versato. L’11 novembre l’azienda di Bankman-Fried ha presentato istanza di fallimento. Successivamente Bankman-Fried è stato sottoposto agli arresti alle Bahamas per poi essere estradato negli Usa: adesso rischia fino a 100 anni di carcere.