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Come evitare il prelievo forzoso sui conti correnti? Le 3 strategie legali

Dettaglio di alcune carte di credito

Un prelievo forzoso è quella antipatica situazione si presenta nel momento in cui uno Stato, per risolvere dei gravi problemi di conti pubblici, decide di attingere ai conti dei risparmiatori per risanare deficit e coprire debiti. Si tratta di uno scenario improbabile ma pur sempre possibile, al quale già tra l’altro abbiamo assistito in passato. Poiché a nessuno piace l’idea che del denaro venga prelevato dal proprio conto senza che ci si possa fare nulla, in questo articolo proveremo a spiegare come evitare il prelievo forzoso sui conti correnti.

In cosa consiste un prelievo forzoso

Ecco come evitare in maniera assolutamente legate il prelievo forzoso dal tuo conto: scopri qui tutte le varie alternative.
Carta di debito

Il prelievo forzoso sui conti correnti è un’azione attraverso cui un governo o un’autorità competente può attingere direttamente ai depositi bancari dei cittadini per ragioni economiche o fiscali. Questo tipo di intervento straordinario può essere giustificato in situazioni di grave crisi economica, per esempio per salvare il sistema bancario o per rientrare da debiti pubblici insostenibili.

Un esempio storico è il prelievo del 6 per mille attuato in Italia nel 1992 dal governo di Giuliano Amato, una decisione che l’allora presidente del Consiglio definì come “un male necessario” e che comprensibilmente sconvolse l’opinione pubblica. Da allora, sebbene casi di questo tipo siano stati rari, l’idea che un simile evento possa ripetersi spinge molte persone a proteggere i propri risparmi.

Il problema principale, ad ogni modo, è che evitare un eventuale prelievo forzoso non è una strada così facilmente percorribile, soprattutto da un punto di vista delle normative vigenti. Vediamo qui di seguito qualche opzione.

Aprire un conto all’estero

La prima idea è l’apertura di un conto all’estero, in modo tale che lo Stato italiano non possa in alcun modo avervi accesso in caso di necessità.

Questo metodo offre una protezione aggiuntiva dai rischi legati al proprio paese di residenza. I vantaggi principali di questa opzione includono:

  • Diversificazione giurisdizionale: depositare i propri risparmi in un Paese con un sistema bancario più stabile o meno incline a interventi governativi riduce il rischio di prelievo forzoso;
  • Protezione della privacy: in alcuni paesi, la legislazione bancaria garantisce maggiore riservatezza ai proprietari di conti correnti.

Tuttavia, è fondamentale agire in piena conformità con le normative fiscali italiane. L’apertura di conti esteri è di per sé del tutto legale, ma i detentori dovranno sempre dichiararli all’Agenzia delle Entrate, compilando il quadro RW della dichiarazione dei redditi. Questo quadro è la sezione apposta della dichiarazione dei redditi che i residenti fiscali italiani devono compilare per monitorare investimenti e attività finanziarie detenute all’estero, nonché per calcolare l’IVIE (Imposta sul Valore degli Immobili all’Estero) e l’IVAFE (Imposta sul Valore dei Prodotti Finanziari all’Estero). Devono essere dichiarati beni patrimoniali (immobili, opere d’arte, gioielli, navi, ecc.) e attività finanziarie (partecipazioni, conti correnti, ecc.) che possono produrre redditi imponibili in Italia, anche se immesse in cassette di sicurezza.

Come sottolinea l’AdE, ad ogni modo, non è necessario dichiarare conti correnti esteri con saldo massimo inferiore a 10.000 euro, salvo l’obbligo di IVAFE. Esclusi dall’obbligo sono inoltre gli investimenti gestiti da intermediari italiani o in caso di specifici lavori all’estero. Tuttavia, l’obbligo sussiste per attività formalmente intestate a società, trust o fiduciari esteri, se il contribuente è il “titolare effettivo”.

Attenzione: la mancata dichiarazione può portare a sanzioni severe, oltre a essere considerata un’evasione fiscale. Tra i paesi più gettonati per l’apertura di conti esteri vi sono Svizzera, Lussemburgo e Singapore, ma ogni opzione va valutata attentamente in base alle proprie esigenze e al contesto normativo locale.

Limitare la liquidità depositata

Un’altra soluzione possibile per difendersi da un’eventuale patrimoniale è ridurre il più possibile le liquidità all’interno dei nostri conti correnti. Ma in che modo? Puntare sugli investimenti potrebbe sicuramente essere una possibilità valida in quest’ottica.

Sempre meglio diversificarli questi investimenti, puntando per esempio su:

  • Immobili: investire nel mattone può essere una soluzione sicura per proteggere il capitale, poiché i beni immobili non sono immediatamente accessibili per un prelievo forzoso.
  • Titoli di Stato esteri o fondi internazionali: scegliere investimenti al di fuori del proprio paese riduce il rischio di subire interventi governativi nazionali.

Puntare su polizze assicurative

Come evitare il prelievo forzoso di denaro dal proprio conto? Scopriamo insieme tutte le strategie che si possono mettere in atto.
Documenti per una carta di credito platinum

Investire in polizze assicurative sulla vita e strumenti previdenziali, come i fondi pensione, è un’altra modalità legale per proteggere i risparmi. Questi strumenti offrono tre vantaggi principali:

  1. Protezione dal prelievo forzoso, poiché spesso non possono essere pignorati o sequestrati, nemmeno in caso di crisi economiche;
  2. Rendimento garantito, con alcune polizze che assicurano un rendimento minimo sul capitale investito;
  3. Vantaggi fiscali, grazie alla possibilità di dedurre i versamenti nei fondi pensione, ottimizzando la pianificazione finanziaria.

Quest’ultima in particolare è una soluzione valida che coniuga sicurezza, rendimento e convenienza fiscale. C’è però anche il rovescio della medaglia: i fondi pensione ad esempio bloccano il capitale fino al momento della pensione, rendendo il denaro meno liquido. Inoltre, le polizze assicurative possono prevedere costi di gestione elevati, che riducono il rendimento complessivo.

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